giovedì 15 ottobre 2009

Laura and Ben

it's me you're talking to.
it' the mother of your kids, the mistress on your chair, the lady by your side during the big days of you life, the baby you squeeze, the basterd you fight with, the eyes close during the night, the mouth ready to speak, the headaches pretended during hard time of our lifes.
the milk, the coffee and the jam too on sunday.
the mud on your clothes, the sounds of the laundrymachine.
i'll be this and much more, not because of you, but because of me.

And now please do the washing up.
love.



mercoledì 30 settembre 2009

c'è un medico in sala?

Dice una: "Berlusconi non è la malattia, ne è il sintomo. I malati siamo noi".

Noi, cioè io + voi, et viceversa, se eliminiamo il mio ego per un secondo.
Vero, lo credo anche io, che non mi sento malata affatto, anzi.

Vorremmo essere come Lui. Cioè: ricchi, potenti, influenti, casanova, galanti e così simpatici.
E quindi lo votiamo. Idolatriamo il nostro leader, lo adoriamo come le masse adoravano Freddy Mercury, o Jimmy Hendrix, o i Fab4. Volevamo i lustrini delle sue tv, e adesso vogliamo i sederi delle (sue) veline. Dacci tutto quello che è tuo, e ti voteremo ad infinitum.

Aspettiamo il prossimo miracolo, e nel frattempo incipriamoci il naso che in tv, si sa, poi la pelle luccica sotto i riflettori.

lunedì 21 settembre 2009

uneasy and precario

prende forma l'idea di precarietà nella mia testa.

1000 euro sono precari.
la spesa senza buoni pasto è precaria.
l'aperitivo a milano ti rende precario tra i precari.
i giornali che mi chiedono se penso davvero che george clooney sia gay sono precari.
il ministro nano che incita le folle è precario.
il nano presidente che non si arrende all'evidenza è precario.
la guerra, lontana e missione di pace, rimane comunque precaria.
la tassa sulla munnezza del comune di milano, poi, precarissima.
i precari che si lagnano del precariato, iperprecari.

credo ci manchi ancora qualche elemento, ma quasi ci sono. so di cosa parlo.

lunedì 3 agosto 2009

Giovanna D'Arco pop

Non potete ciondolare ai lati della battaglia che infuria, volgendo lo sguardo altrove, quando i lembi dei vostri compagni giaciono ai vostri piedi.
Non dovete avere timore, io sarò con voi; non dietro, ma al vostro fianco.
Sarò sempre pronta a prendere il colpo inferto con maggiore violenza, per coprire i vostri fragili corpi non avvezzi alle spade del nemico.
Vi porgerò acqua fresca per darvi sollievo.
Asciugherò le fronti madide di sudore, pulirò le vostre ferite, darò ascolto alle vostre preghiere.

Sarà difficile, e, badate bene, non ho mai detto che sarà possibile.
Non vi prometto una passeggiata tra le margherite, ma la possibilità di trovare nuova terra fertile dove seminare.
Saremo il nuovo mai visto nè sentito, parleranno di noi, avranno timore dei nostri corpi disfatti dalla battaglia.
Ma non potranno fare a meno di guardarci.
Vedranno i nostri occhi pieni di dolore, scruteranno le nostre mani sporche, e rideranno del nostro passo stanco.

Ma poi ci chiederanno chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo, per chi lavoriamo.
E allora rimarranno estasiati dalle nostre voci, così profonde e sicure, così tristi e malinconiche, così forti e nuove.
Capiranno che veniamo dal passato, senza averlo dimenticato. Saranno confusi quanto noi, ma aggiungeranno i loro dubbi ai nostri.
Si uniranno a noi, perchè nulla esiste al mondo di più eccitante che un corpo vibrante di aspettative.

Avremo momenti di dolore senza pace, ve lo assicuro. Nessuno capirà le vostre lacrime, nessuno le saprà consolare. Troveremo odio e arroganza a sbarrarci il cammino, perderemo le speranze più volte. Saremo noi stessi privi di carità e dolcezza, e lacerati dall'invidia ci allontaneremo gli uni dagli altri.
Staremo soli, come cani rabbiosi.

Fino a che non ci sarà profumo di pioggia nell'aria, un buon segno.
Respirerete senza pretese, lasciandovi bagnare.
Nessuno di voi si perderà, perchè non c'è posto in cui perdersi quando non si sa dove si è.
Avrete voglia di stare nuovamente assieme.

Non vi posso dire come e quando accadrà, ma state al mio fianco.
Non vi ho mai mentito, se non per il vostro bene.
Abbiate fiducia, prima di tutto in voi stessi.

Britney Spears :)

martedì 16 giugno 2009

ci piace/non ci piace

ah, l'estate. ah che caldo che c'è in estate. ah ma che afa poi in estate. e che zanzare in estate.
ah, se non ci fosse, l'estate... niente caldo, ma niente gelato anche.
niente condizionatore assassino, ma niente venticello friccicarello.
niente creme unte per idratarsi dopo l'esposizione al sole, ma niente sole.

non puoi avere solo le cose che ti piacciono.
non puoi perchè altrimenti saresti in equlibri perenne: sempre e solo happinness. sovrumani silenzi e profondissima quiete.

e invece, una parolaccia ogni tanto fa bene al cuore. mo ce lo dico pure a little toni.

venerdì 5 giugno 2009

in ascolto

dovrei semplicemente leggere con più attenzione, e imparare ad ascoltare senza pretendere di parlare.

ieri mr president obama ha parlato. un discorso che non citava veline, scandali, parrucchini, ville in sardinia. non ha ammiccato, non ha sorriso senza motivo, non ha puntato l'indice, non ha neppure raccontato una barzelletta.

a volte vivere in questo Paese è terribilmente noioso. ti devi sorbire i panini dei tg, con la cronaca politica uguale a se stessa, puzzolente. alterni gli insulti di chi governa a quelli di chi si oppone. vieni sommerso dalle boiate, che non sono la tv trash, sanremo e la canzone nazional popolare... non sono gli amici di mariadefilippi o gli x factor di simonaventura. no. queste cose ci stanno, sono la televisione generalista. intrattenere mia nonna, che non c'ha un emerito niente da fare se non pensare a quando era giovane e bella e faceva all'amore nei campi (leggenda eh!), credo sia anche giusto.
la cloaca maxima sono i faccia a faccia politici, sono le metro piene zeppe di gente già incazzata alle 8,30 di mattina, sono gli insulti ad una ragazza che non si sente sicura di camminare da sola per strada, sono i clandestini che rimangono tali, sono i precari che prima o poi si scannano a vicenda, sono i vecchi che non mollano le poltrone.
la mancanza di prospettive lavora ai fianchi, e prima o poi ti arrendi.

fosse per me, non leggerei più. e neppure ascolterei.
poi mr obama parla. non può un discorso cambiare le cose. ma ascoltarlo con attenzione potrebbe mitigare la puzza indecente qui attorno e farti venire la voglia di lavorare.

stay tuned, we're not defeated yet.
http://www.youtube.com/watch?v=hdW01-UInns

giovedì 4 giugno 2009

brad told me

la cosa che mi sono sempre chiesta è: sai cosa sai fare meglio?
dormire. sì, ok, quello tutti.
mangiare. tu mangi proprio bene. sì... passa oltre.
cantare. no, quello lo pensi tu, ma tu sola. gli altri no, e forse se ascolti il nastro registrato alle medie te ne farai una ragione.
ballare. mmhhh... sì sculetti con ardore certo, ma avere il diavolo in corpo non significa esattamente essere una ballerina.
scrivere... dai scrivere passamelo! sì... però, anche qui, non è che puoi scrivere tutta la vita.
parlare. no, quello a volte non ti riesce.
spiegare. come sopra, e toglici pure "a volte".

poi ho cambiato domanda. cosa voglio fare? per capirlo sono andata lontano, non lontanissimo, però lontano. distanze temporali e spaziali. vuoto attorno. uuhhh, paura eh!? mica tanto sai, insomma la paura diventa solitudine, la solitudine riflessione, la riflessione parola, la parola azione. move your ass, suddenly. come prima stavi ferma, dubbiosa, ora ti muovi, incerta.
ci sono persone che non lo sanno, ma hanno aiutato tutto questo. uno di loro è un signorotto statunitense (non Obama), architetto di professione, due figlie e una moglie spelndide. era fuori dalla scuola, con me, aspettava le ragazze uscire. parliamo del più e del meno. mi chiede "cosa farai della tua vita?". Azz, anzi shit!, domanda poco impegnativa. ma lui insiste "davvero, puoi fare tutto quello che vuoi... insomma, devi solo scegliere. vuoi il meglio? allora lavora per il meglio".

una lezione di filosofia in 5 minuti di conversazione francoanglofona. e lì mi sono mossa.
non so dove arriverò, ma il meglio l'ho puntato. ti ho nel mirino, fuckin' life.

domenica 31 maggio 2009

Italie

Luc aveva lasciato una nota nel mio armadietto: "Relazione dei fatti avvenuti, all'attenzione del tutor. In palestra Dianka s'è mostrata insolente, due volte di seguito. Ha sibilato all'insegnante che correva con i suoi studenti e ha fatto una scena quando il professore le ha chiesto di scusarsi (sibilare: fare un verso con la bocca che sta per vai a farti...) Misura presa: 2 h di lezione supplementare a scuola dall 8:35 alle 10:25. Ricopiare il regolamento dell'istituto da pag. 48".
Stavo finendo di leggere quando l'autore del biglietto s'è materializzato in k-way. Avevo dormito male.
- Sei sicuro che quando ti sibilano vuol dir vai a farti fottere?
- E econdo te che cos'altro vuol dire? Vai a farti un bagno turco?
- Vabbe'.
Stava già andando via.
- Quel rumore non lo sopporto.
-Tsss.
- Smettila, non lo sopporto.
- Tsss.
- Vuoi farti due ore di lezione supplementare?
- Vai a farti un bagno turco.

"La Classe", un romanzo scritto da François Bégaudeau. e anche film, vincitore della palma d'oro a cannes 2008.
il libro si legge veloce, raccoglie gli episodi che caratterizzano un anno di scuola, nella francia multiraziale e non del tutto integrata. il punto di vista è quello del professore di francese, nonchè tutor di una classe di studenti delle medie della banlieue parigina.

è giusto leggerlo, e ve lo consiglio. non possiamo continuare a combattere contro un nemico che non c'è, un diverso che è semplicemente non uguale a noi. non possiamo fare finta di non vedere che di non solo italiani è fatta l'italia. è giusto essere orgogliosi della propria patria, santificare le feste, scegliere un dio che sia cattolico, amare le tradizioni nazionali.
ma non potete avere paura di chi è altrettanto orgoglioso della sua patria, anche se ha scelto di venire nella nostra; non potete avere paura di un dio che non riconoscete e di preghiere che non comprendete; e dovete capire che l'italia non sarà mai meno italia se il compagno classe di vostro figlio si chiamerà Abdul invece di Paolo.

giovedì 28 maggio 2009

lettera

maddalena,
ti lascio in eredità un mondo che non capisco più, saranno gli ottant'anni che mi porto appresso.
ti lascio un papà, che è stato mio figlio prima di essere un genitore, che sarà difficile da capire. sarà silenzioso e severo, ma sappi che, come me, è un uomo che vale la pena inseguire.
ti lascio la mamma, dolce e paziente, che ti ha sempre appoggiata pur non capendoti.
ti lascio massi, che lo sai, è il mio orgoglio. il primo nipote maschio con il mio cognome, nato il mio stesso giorno. sarà un fratello minore sfuggente, ma poi vi troverete.
ti lascio un paese di 15.000 anime dal quale vorrai scappare. e dal quale, se ci crederai, scapperai con la voglia di tornare un giorno.
ti lascio la mia foto del militare, in guerra. guardala se ti sembra tutto così strano: per quanto sia complicata, la vita, è sempre l'unica cosa per cui vivere.
io sono stato un agricoltore, ho avuto trattori, ho coltivato la terra.
ero forte, alto, occhi celesti e spirito da guerriro. alzavo la voce, partecipavo alle sagre, ammazzavo il porcello. bevevo e cantavo le canzoni degli alpini.

mi ricordo quando correvi per il cortile e ti addormentavi coi cani del vicino: eri rumorosa, più delle altre bambine. ridevi con tutti, e poi piangevi se qulacuno ti trattava male.

non hai mai cercato gli scarafaggi, mai.

sai cosa devi fare, pensaci un po' e poi ci arrivi.
io già so cosa ti accadrà, e sorrido senza denti perchè ti vedo felice come quando eri piccola.

nonno

mercoledì 27 maggio 2009

ore 9, già a elica

Giornatina. Suona bene, ma significa male. Scanner inceppato, outlook fuori uso, lavori in corso nell'appartamento di fianco (trapano soundtrack rules!).

Un senso di "io qui non ci volevo venire".
Penso solo al mare. acqua, fresca, mare. Trrrrrrapano. Sole, sale, mare. Il server non risponde. Sabbia, scotta, mare. Trin, trin, trin. Autostrada, presto, io, mare.

Poi "dlin, dlon". E' arrivato il caffè dal bar di sotto.... scheggia, corro. Sono già più felice. E outlook ora risponde.

Basta poco, anche meno.

lunedì 25 maggio 2009

I love this city

milano.
costa troppo, costa sempre tutto troppo.
respinge chi vorrebbe esserne parte attiva, chi non la ama per i locali di corso como o la settimana della moda, o l'expo e le sue nuove vie metropolitane.

milano è molto grande, a tratti bella, a volte sfiancante.
è grande quando aspetti una metro per 35 minuti.
è bella se trovi che il rumore del tram non sia solo rumore.
è sfiancante quando hai volgia di un gelato e ti scuce 2,50 € per due palline di conservanti.

però mi sorprende: va sempre più veloce del leghista che vorrebbe una carrozza ad hoc per salvaguardare il sedere stanco del milanese, e in sole 5 fertamate della rossa, da lima a cadorna, ti sforna:
- marocchino al cellulare incazzoso (non chiedetemi con chi o perchè)
- gruppo di colf asiatiche parlottanti
- amiche sudamericane nel più profondo e serio "e poi lui mi ha detto/e allora io gli ho detto..."
- manovali dell'europa dell'est stanchi ma, come il primo dela lista, incazzosi tra di loro.
non capisco nulla di quello che si stanno dicendo queste persone, afferro solo i loro volti, sudati per i 33 gradi di qst maggio, e le loro voci.

torno a leggere il mio libro, scendo a cadorna, mi imbatto in un'americana che chiede informazioni al venditore di rose (forse) indiano. e lui in perfetto inglese risponde.

sorpresa sorrido, siamo salvi, siamo ancora in tempo.

venerdì 22 maggio 2009

il significato non che sia fondamentale, anzi lo si potrebbe anche capire col tempo. intuitivamente, se uno ha pazienza di leggere. oppure se uno ha semplicemente pazienza.

o bissi boi, da leggersi ò bissi bòi, significa 'la mancanza', ed è una parola inventata da me. ero piccola, forse annoiata o forse già molto divertente all'età di 4 barra 5 anni. sta di fatto che ripetevo queste tre parole continuamente: quando giocavo da sola, quando giocavo con gli amichetti, quando parlavo con mamma. "ma che vuol dire?". "la mancanza, mamma. la mancanza". "ti manca qualcosa?". e qui mamma non ricorda cosa rispondessi.

ecco quindi, a voi il mio personalissimo spazio. forse non se ne sentiva 'la mancanza'.