giovedì 25 febbraio 2010

almost 28 years of Summer

Piena d'acqua, come un vaso trasparente dal collo stretto, ma capiente. Non ho fiori poichè alla primavera, mi ripetono, manca un mese. Ma di acqua ce n'è. Fresca, no gas, un po' calcarea ma dissetante. Mi viene da sorridere, perché ci sono stati giorni in cui assetata cercavo lingua penzolante un rubinetto, una fontanella, un distributore automatico. Mi piego su me stessa adesso.
Mobile, fragile, consapevole, pensante.

Mi hano detto che sono un'estate soft: i colori di fine giugno, i capelli legno pineta, gli occhi verde 28/30°, la pelle rosso scottatura/protezione alta.

Chi mi conosce meglio aggiungerebbe fastidiosa come la luce di mezzogiorno in veranda, golosa come il primo gelato, fredda come il primo bagno, imbarazzante come il primo bikini post inverno, rumorosa come gli studenti alla chiusura delle scuole, piacevole come l'ombra.

lunedì 22 febbraio 2010

Mal di testa incurabile

Stavo pensando. Dio che mal di testa. E' da un po' che mi viene mal di testa se penso. Sarà che penso male.

Comunque, stavamo pensando, ci siamo fermati quando stavamo pensando. Il pranzo domenicale con la famiglia, quante cose mi fa pensare. Ah!

I miei che si parlano addosso, con 30 anni in più sulle (s)palle. Che poi ridono di loro, di mia madre che risponde alla domande che faccio a mio fratello, di mio padre che occhi al cielo "la lascialo parlare!", di mia madre che "ma io non posso mai dire niente qui", di mio padre "ma se parli sempre tu", di mio fratello che "passami il sale".
Ci sono dentro, mi dico, inutile ogni distanza interposta. Io sono il bla bla bla di mamma, il vocione di papà, il mutismo affinato di mein Bruder. Io li guardo, e penso che sì, forse sono stata scambiata nella culla da piccola (mio padre me lo dice spesso), ma ormai sono una di loro.
Prevedo altri pranzi, devo portami qualche pastiglia però.

lunedì 15 febbraio 2010

Impressione 1 / 2 / 3

Impressionante. La sopravvivenza di un uomo sepolto per un mese senza acqua né cibo sotto le macerie di Haiti. Impressionante, no? Impressionante. Non trovo un'altra parola, e mi sembra che questa basti per descrivere quello che ho pensato. Impressionante dicevo, come scoprire che ci sono persone con cui hai un rapporto di lavoro che, nella loro vita altra, stanno scrivendo un libro su un padre vittima del terrorismo degli anni Settanta. Impressionante dicevo, come imbambolarsi di fronte al muro con la M maiuscola, e avvertire una tristissima sensazione.