domenica 29 dicembre 2013

Auguri!

Ciao lettori

Non siamo molto produttivi in queste vacanze natalizie. Ci siamo immersi nella lettura, un po' faticosa, delle interviste a David Foster Wallace, prima di affrontare 'Infinite Jest'. La paura di non essere all'altezza di un autore appena conosciuto, ma che ci piace, e che - senza modestia, riteniamo molto simile a noi, evidentemente ci ha fatto venire la tremarella da pagina bianca.
Quindi abbiamo scelto di confidarvi un segreto: consideratelo pure il nostro regalo di Natale passato, presente e futuro (Charles Dickens, che genio).

Enjoy "How To Write a Little Tale".


Vorrei che vi concentraste su un particolare insignificante, ritagliandolo seguendone i bordi, con precisione e un po'di cura. Potrebbe essere un cucchiaio di legno lasciato vicino ai fornelli, dove l'acqua bolle e l'arrosto si cuoce senza fretta. Oppure il cuscino che usate per dormire, o il pigiama a terra - lo lasciate a terra, no? Non lo lasciamo tutti per terra!? No!? You, liars!
Avete scelto? Bene.
Ora potremmo iniziare a descrivere il particolare che avete selezionato: elencatene le caratteristiche evidenti, il colore, la forma, il profumo, la consistenza, il gusto. Scrivete tutto, non abbiate timore di scrivere troppo; scrivere fa bene, aiuta la produzione di endorfine, vi rende i capelli lucenti come quelli di Dita Von Teese, e soprattutto vi permette di non dimenticare il dimenticabile, il trascurabile, il superfluo e l'insignificante.
Andiamo avanti.
Adesso lasciate stare la descrizione puntigliosa e probabilmente eccessiva che avete appena messo nero su bianco, e richiamate una sensazione, un sentimento meglio ancora, non necessariamente personale, ma sincero. Dovrebbe essere, per darvi un aiuto, qualcosa che avete provato e che vi è rimasto impresso nella memoria, come accade quando sentite una canzone e pensate ad un ragazzo, leccate un gelato alla stracciatella e vi ritrovate sulla spiaggia di Marina di Massa negli anni Novanta con un costume monopezzo lilla con le balze ai lati, entrate in una stanza mai visitata prima ma il colore della tappezzeria vi rimbalza al profumo della pelle di nonna appena insaponato con le scaglie di Marsiglia. Una cosa così: veloce, immediata, semplice e, appunto, per voi sincera.
A questo punto provate ad unire il particolare descritto all'inizio e l'emozione. Ovvero scrivete di un mestolo da cucina che scatena un litigio tra una coppia anziana, oppure delle piume di un cuscino che strusciano sulla schiena di due giovani e sudatissimi teenager, o di un pigiama dimenticato sul pavimento la mattina di un giorno come tanti, ma terminato con una notizia bomba per la vita del suo proprietario.
Spero di aver reso l'idea, perché non saprei spiegarvelo meglio.

Come vedete non c'è magia in questo procedimento, anzi. La consapevolezza di una routine, di un esercizio ripetuto, di un metodo, è tutt'altro che magica: nessuna epifania in da house.

E qui, arriviamo al vero segreto in serbo.
Non scrivono i disperati, i depressi, i delusi, gli sbandati. Anzi, meglio: scrivono tutti, anche e forse di più i disperati, i depressi, i delusi e gli sbandati, ma questo non è affar vostro.

Scrivere è bello, e sono in grado di farlo anche le persone felici, appagate, esteticamente affascinanti, di successo, serene e in sella al drago.
Quindi ecco il nostro consiglio, assolutamente non richiesto, di fine anno: se non l'avete mai fatto, e avete superato l'adolescenza, non iniziate a scrivere se siete in una fase difficile della vostra vita. Avere quattordici anni e i brufoli e una delusione amorosa in corso è un conto, essere stati licenziati o traditi o abbandonati è un altro discorso. Vi ho appena insegnato a scrivere una piccola e totalmente inutile storia per gli altri, non il diario segreto di Bridget Jones.

Auguri cari lettori.

martedì 17 dicembre 2013

Una coroncina di trifogli

Ciao lettori

Abbiamo ricevuto una boom boom news che ci ha lasciati leggermente scombussolati. 
Questa storia l'avevamo iniziata prima che il trenino ci centrasse. Se avvertite un cambio di registro, un momento di spaesamento, un attimo di disorientamento, non siete voi, ma sono io.

Enjoy età adulta.



Crescere e diventare adulti, amore, è una figata. Starsene a casa a cuocere spaghetti al sugo, controllare le scadenze dello yogurt, parlare con la portinaia che mi sgrida per un'innocente infrazione nella raccolta differenziata e ascoltare la tv troppo alta del vicino sono occupazioni decisamente rilassanti. Non ammazzo il tempo e non aspetto niente e nessuno. Veleggio come il vascello di Sua Maestà, in mari a volte avversi; ma la ciurma non ha mai paura con me. Sono diventata il comandante supremo, conosco i marinai per nome. E' facile capire perché mi amino: rappresento il loro rifugio sicuro e ho sempre un sorriso per ciascuno di loro. Niente panico, la balena bianca la lasciamo in pace, il tempo della guerra è finito, soprattutto navighiamo perché abbiamo scoperto che di notte, tra le onde, ci si culla meglio.

I nostri cerbiatti sono molto divertenti, nel senso di spiritosi: se non fossero miei, mi vanterei più di quanto mi sia concesso fare. Al parco giocano con tutti e tutto: lanciano palle a bambini che non vogliono stare con loro, insistendo affinché gli prestino attenzione, strizzando occhietti ed elargendo supersorrisi sdentati. Su questo punto, lo ammetto, ho ancora problemi: pensano tutti siano amici di tutti, e leccano i gelati degli altri come se fosse la cosa più normale da fare, durante la merenda.

I nostri bambini sono buoni e molto ma molto ma molto forti. L'altro giorno mi hanno regalato una coroncina di trifogli: cercavano quadrifogli, 'ma non ce ne sono mamma, scusa'. Questo non significa che si accontentano di quello che trovano, semplicemente evitano di lamentarsi se, ogni tanto, hanno meno fortuna degli altri. A me non sempre riesce questo movimento di bacino deciso, questo cambio di passo repentino, questa cresta orgogliosa e altissima in cielo. Quindi sì, sono potentissimi, e le loro corna stanno già spuntando sotto i ciuffetti di soffice pelo invernale.

La vita adulta è bellissima, ed è strano che l'abbia scoperto seduta su una panchina del parco comunale con una coroncina di trifogli tra i capelli.

giovedì 21 novembre 2013

UN FIGO E' X SEMPRE

Ciao lettori

Se avete prestato un po' di attenzione, sapete già di cosa scriviamo oggi: "abbiamo una storia d'amore niente male", she said. Però vi avvisiamo: se non siete predisposti, c'avete i problemi, vedete tutto grigio perché dopotutto è autunno e il buonumore non si gratta dai muri, non leggete oltre. 

Enjoy Il figo accanto a voi.


Mi è scoppiato il cuore e non me ne sono accorta fino a che il sangue non ha preso a scendermi ancora abbastanza fluido dalle orecchie. Mi sono toccata con cautela, e ho avvertito la sensazione di avere qualcosa che occludesse il timpano, e ho sorriso dolcemente all'amica che mi osservava un po' spaventata. "So cosa sta accadendo, continua a bere il tuo succo al mirtillo, è tutto sotto controllo, davvero".
Dicevo che mi è scoppiato il cuore, e adesso mi trovo con milioni di schegge luccicanti sparpagliate lì, dove batteva il muscolo più citato nelle lettere d'amore. Le vedo di notte, quando mi corico, perché brillano costanti e piccolissime, tracciando la mappa del mio corpo sotto le lenzuola. Unisco i puntini, e disegno i confini dei piedi e delle gambe, salendo verso la taverna dell'amore, calda e accogliente, appoggio le mani sulla pancia e poi finalmente stanca mi addormento.

Nel mondo so stanno accadendo fatti raccapriccianti, non sono disconnessa con la realtà e se mi chiedono un'opinione sulla candidatura di Matteo Renzi so di cosa si sta parlando in sala. Non ho lo sguardo inebetito, e non scambio i calzini più di quanto non sia abituata a farlo in generale. Non troverete farfalle nel mio stomaco, e non mi perdo in un pensiero stupido ghignando tra me e me sul tram. Non chatto con le amiche per raccontare aneddoti, e, infine, non sono tormentata ma felice.

Questo si è presentato senza bussare, e gli ho aperto con il dentifricio sul colletto della camicetta che stavo giusto per cambiarmi.
Scusa, ti disturbo?
Starei uscendo.
Sì ma la mia domanda era un'altra. Ti disturbo?
No, allora no, non mi disturbi affatto. Vuoi vendermi un'enciclopedia come si faceva quando eravamo piccoli?
Voglio che ti innamori.
Oh Cristo. Ma sai che ore sono? Sono le ore che "è tardi". Ripassi all'ora di cena che di solito sono abbastanza libera a quell'ora?
Eh dai, ripasso! Ma con chi credi di avere a che fare?
Non fare l'arrogante, non sta bene. Sei così carino.
Carino?
Sei così figo.
Quindi?
Quindi cosa? Che vuoi ancora?
Ti canto una canzone.
Oh Gesù, i vicini si lamentano del rumore poi.
Ti dedico un album.
Mi piacerebbe, ma voliamo bassi.
Ti porto ad un concerto, e ti lascio ballare dove non potresti.
Cioè dove?
Al mio fianco.
Vabbe' Mandrake, adesso ti devo proprio lasciare. It's late and "the traffic was a state".
Mi hai appena citato.
Lo so, io so chi sei. E ti ringrazio, perché non capita tutti i giorni di avere diciassette anni, emozionarsi, canticchiare ritornelli e ciondolare senza propensione per il ballo. Hai già fatto tanto, e non credo tu possa fare altro.
Quindi eri già innamorata prima che bussassi.
Cotta marcia da fare schifo, ma devo darmi un tono al mattino. Te l'ho detto: ripassa stasera, ci mangiamo una pizza e ballo sul letto fino a che sorge il sole e domani sarà un altro giorno. Love ya Alex.

***Concert of real teenaged love***




mercoledì 6 novembre 2013

It was ignorable, but that's different from unimportant (cit)

Ciao lettori,

avevamo una storia d'amore quasi pronta, mancava tanto così alla pubblicazione e non era niente male, poi abbiamo visto un telefilm e rimesso tutto in gioco. 
Ci esaltiamo per un dialogo serrato ed intelligente, un montaggio logico e non invadente, attori espressivi, un tema appassionante.
Quella che segue è quindi totally fantasia, comme toujours, ma l'ispirazione viene dritta da qui WTF!

Enjoy streaming.


Ciao amore,
il mio lavoro mi ha portata lontano.
Ho molte persone da conoscere, e alcune di quelle che ho già incontrato si sono dimostrate fantastiche. Ricercatori universitari, scrittori, scienziati, persino un fachiro che mi ha insegnato a mangiare fuoco e fare fiamme. La prossima riunione lo faccio, e allora sì, allora sì mi staranno ad ascoltare.

Ho chiacchierato con un produttore esecutivo di non so quale testata: mi ha raccontato una storia incredibile su infinite sessioni di montaggio nella sala dei bottoni colorati. Me lo sono mangiato con gli occhi, tra una tartina al salmone e l'altra ho dato sfogo alla curiosità più ingenua, seguendo il tuo consiglio: don't be shy, you're pretty smart. E ha funzionato, o per  lo meno sta funzionando fino a questo momento. Mi danno retta, ascoltando le mie domande e prendendomi sul serio; non si specchiano nella mia ammirazione, non mi liquidano con una battuta d'effetto.

Sto letteralmente passeggiando sulle spalle dei giganti, godendo coma un riccio ogni volta varco la porta di una sala conferenze o una sala riunioni, assito ad un incontro informale o un pranzo di lavoro.

Questi mostri luccicano di fronte a me, mi mandano segnali in mezzo alla sala congressi e io devo semplicemente seguirne il fascio di luce fino a che non trovo la fonte. Senti qui: una vecchia attrice, okay no scusa, un'attrice anziana, mi ha confidato di odiare le interviste. Okay, no, non esattamente: mi ha rivelato che, non amando le interviste, lascia che sia la sua addetta stampa a rispondere per lei, inventando di volta in volta nomi di cani, gatti, zie nel Missouri, amanti.. Tanto nessuno ricorda, tesorino. Ho riso, rido sempre se sono imbarazzata e non so come o cosa converrebbe rispondere. Poi mi sono ripresa, e le ho chiesto se pensasse fosse onesto, dando a vedere che per me non lo era. Devo esserle sembrata un cucciolo bagnato in mezzo alla tempesta perfetta, perché mi ha abbracciata (abbracciata! capito!? ho detto abbracciata!), congedandomi così "Brindo a te, dolcezza". Forse un tantino troppo ingenua qui, no?

Mi hanno trascinato ad una festa e lì ho seguito il tuo secondo consiglio: mi raccomando lontana dal bar, non reggi l'alcol, o per lo meno non tutti capiscono le tue battute quando non reggi l'alcol. Mi sono concessa un cocktail che sapeva di gin, che ho sorseggiato in bah, cinque minuti. Ero assetata, e non c'era acqua. Okay no, non esattamente: forse dell'acqua c'era, ma mi vergognavo a chiederla al barman. "Ciao, dell'acqua per la sbarbina from Italy, grazie". Il mio accompagnatore, un figo della madonna che vende spazi pubblicitari per una concessionaria internazionale che ogni volta che mi guardava mi faceva arrossire, questo uomo da 100! punti mi ha presentata a tutti, e dico tutti!, i presenti. Un businessman magnetico con tanta di quella frega attorno che tu a confronto sembreresti un adolescente al primo ballo della sua vita. Fortunatamente il cui sopra aveva anche una moglie, che è, come giusto che sia, la figa spaziale interplanetaria che però vola bassissima sulle colline della consapevolezza di sé.
Mi ha salutata con un sorriso aperto, senza rossetto, senza fard, senza orecchini ingombranti ai lati del viso. Un ovale candido, segnato da qualche ruga certo, e due spalle scoperte e decisamente molto larghe. Mi ha chiesto chi fossi, se mi piacesse la città, se suo marito avesse già fatto la battuta sulle italiane, se avessi riso, se mi avesse fatto realmente ridere o fossi stata solo molto gentile. Mi sono resa conto di come sia facile essere così, quando si possiedono quelle speciali qualità che molte donne trascurano: la cura e la sensibilità per il mondo che le circonda, il rispetto per se stesse, l'amore per gli uomini che si sono scelte. A fine serata ero esausta e chiusa nella mia stanza in albergo ho acceso il pc per scrivere una nota veloce prima di addormentarmi e dimenticare tutto.

Mentre annotavo nomi e contatti e cariche, unendo i puntini della giornata trascorsa, ho iniziato a pensare a cosa sto facendo della mia vita. Non te ne ho mai parlato, e forse la distanza, forse il fuso orario, forse il poco gin che ancora non ho smaltito mi aiuteranno a spiegarti qualcosa che è difficile da spiegare, cercando di seguire un filo razionale e lasciando l'emotività fuori dalla porta.
Non posso tornare a casa, da te.
Non posso lasciare questo posto, soprattutto ora che ho un'offerta di lavoro tra le mani.
Non riesco a lasciarmi tutto alle spalle, perché tutto questo rappresenta quello in cui sono più brava, per cui ho pianto e mi sono ammalata.
Sono considerazioni che, certo, potrei imparare ad ignorare, se inserite in una vita al tuo fianco, per sempre intendo, sicuramente felice e serena. Eppure ho la sensazione che diventerebbero frammenti affilatissimi piantati nella mia carne, giorno dopo giorno. Schegge importanti, anche se invisibili.

Sono confusa, e vorrei continuare a renderti partecipe del mondo che ho appena iniziato a scoprire. Ma la verità è più semplice di così, forse più crudele, sicuramente meno dorata. Non riesco a tenere tutto insieme, e non credo una relazione a distanza sia quello che avevamo in mente per noi.
Mi hai incitata, risollevata, e sei stato il più gentile tra i gentili, e ora sono nuovamente in sella.

Non so cos'altro aggiungere, e vorrei trovare una soluzione alternativa ad una mail scritta nel mezzo della notte. Spero di non sbagliarmi, e se lo stessi facendo beh, spero di sopportarne le conseguenze.


mercoledì 23 ottobre 2013

Queen Vivienne I

Ciao lettori.

E' il momento delle bambine.

Enjoy Vivienne I.


La mia Vivienne è un adorabile panetto di burro da morsicare e addentare il sabato mattina, da spalmare sotto uno strato sottile di marmellata alle fragole, sopra una fetta croccante di pane toscano.
E' castana, come me, e ha gli occhi nocciola, come quelli di mia nonna. La carnagione l'ha presa dall'altra nonna, la madre di mio padre, e le gambe lunghe da mio fratello. Il mio compagno pensa abbia una visione distorta della realtà, perché non trovo mai una caratteristica che rimandi all'albero genealogico della sua famiglia, ma si sbaglia. Esteriormente Vivienne è me più tre o quattro dei miei parenti più stretti. E' la genetica, non sono io, quindi non c'è bisogno di fare a gara, gli dico. Poi la osservo bene, e trovo moltissime somiglianze tra Vivienne e suo padre.

Hanno lo stesso modo di guardarmi, di tenermi sott'occhio in mezzo alla folla, di non perdermi tra le persone che si mettono tra di noi in una passeggiata al parco. E' un superpotere, io non ce l'ho: riescono a localizzarmi nella sala, al supermercato, ai concerti. Probabilmente la piccola l'ha imparato vedendolo fare al padre in molte occasioni: alle cene di Natale, alle recite scolastiche. Mi fanno sentire al sicuro, e ovviamente mi inquietano. Quello sguardo, che non vedo ma che c'è, inquieterebbe anche voi, credetemi. E' come sapere di essere osservate, senza riuscire ad identificare il punto di osservazione dell'osservatore.

Mia figlia adora parlare con suo padre, e io adoro vederglielo fare. Discutono con quella calma che di certo non mi appartiene, e noto ogni giorno che passa quanto siano simili di fronte alla vita. Sono due cervi, in fuga dal cacciatore senza asma né ansia. Si lisciano il pelo e non dimenticano mai di aggiustarsi il vestito prima di uscire. Cerco di stargli dietro, ma ho smesso di affannarmi: sono di un'altra categoria e sarebbe inutile cercare di entrarvi a far parte.

Vivienne mi dice che mi vuole bene molto spesso, eppure mi stupisce sempre e mi fa piangere. Quindi poi si rattrista e mi chiede perché piango. E lì piango ancora di più: sembra che l'abbia concepita apposta, non per farmi piangere ovviamente, ma per farmi sentire amata. E' egoistico, so che non è giusto e che non è sano, ma voi non sapete come sia sentirsi dire 'ti voglio bene mami' una sera sì e l'altra pure. E' come il padre anche in questo: mi abbraccia, mi bacia, mi stringe a sé, affonda il suo visino all'altezza del mio seno e respira profondamente il mio profumo. 'Stai ancora piangendo mami?', e poi alza lo sguardo, il mento ancora appoggiato al mio petto, immobile e serena.. Io solitamente ho smesso di frignare a quel punto, quindi lei si mette a sedere sulle mie gambe, e mi dà un mega bacio con lo schiocco sulla bocca, e sorride e mi fa l'occhiolino.

Anche il padre lo faceva, e, anche se non esattamente tutte le sere, ogni tanto si ricorda com'era quando eravamo in due e ci facevamo dei viaggi assurdi.

Abbiamo discusso molto per questa bambina, e  ricordo come funzionava a quei tempi.
Non la voglio e non la terremo. E' assurdo, è sbagliato, è illogico.
Sarebbe una cosa così sbagliata lasciare che nasca e decidere poi?
Certo! Certo! Ma cazzo, certo che sarebbe sbagliato! Non funziona così, non la possiamo riportare indietro, non se la riprendono, non non non... ma come cazzo ti viene in mente!? Mah io non so come cazzo ti si creano certi pensieri!
Dico solo che potremmo pensarci meglio, senza decidere adesso e senza usare la parola cazzo sei volte in una frase. Con calma. E dicevo che, forse non l'hai considerato, ma non è una decisione che tocca solo a te.
Tocca ad entrambi, non fare il precisetti, che è ovvio che tocca entrambi. Ma tu sai cosa significherebbe? Perché io non lo so cosa vorrebbe dire.. io non immagino nemmeno lontanamente cosa e come e quanto le nostre vite potrebbero cambiare con una bambina.
E' una femmina?
Non lo so, ho detto bambina ma boh, non lo so mica.
Ma pensi sia una bambina?
... cosa c'entra!?
Perché se dovessi immaginarla femmina, allora avrei già un nome.
Non mi hai ascoltato per un cazzo.
Aspetta, ascolta. Anche perché è un nome che avresti scelto tu.
Ahahaha. Unfair. E' un colpo bassissimo.
E' un nome di una regina pop.
Ahahaha... non vale, non vale così.
E' il nome di una guerriera creativa, che avrà un esercito di mini ponies e caramelle gommose.
Sei il più pazzo dei pazzi, basta così.
Non hai ancora capito che nome sto pensando!?
La vuoi chiamare Vivienne.
Sì, perché è come l'hai sempre chiamata tu.

giovedì 10 ottobre 2013

The Family Man

Ciao lettori.

Buona lettura. Enjoy.


Te lo leggo negli occhi, quando mi osservi con le pupille concentrate a capire qualcosa che, se solo chiedessi, ti direi senza problemi. Sono trasparente, perché ho scelto di lasciarmi amare molto. Ma preferisci capire da solo, sei una testa calda e mi piace vederla fumare ogni tanto. Quindi okay, osserva attentamente e datti una risposta.

Mio padre non credo ti sia piaciuto: al primo incontro non piace mai a nessuno. O per lo meno così gli piace pensare: sentirsi impenetrabile e burbero, capobranco nonostante la stanchezza che gli ha solcato le mani. Sappi che ti proibirò sempre e comunque di togliergli questa certezza, costruita per indole e necessità. E' l'uomo migliore che esista, punto. E' stato lui ad insegnarmi a stare zitta, a sentirmi di troppo, a defilarmi e imparare ad osservare con calma le persone e le situazioni. Mi ha ripetuto più volte che non ero così furba ed intelligente come pensavo di essere, ha acceso molte scintille rancorose che ancora tengo accese. Che stupida. Eppure vedi, è la complessità della sua persona a farmi pensare che ci sia ancora qualcosa che non capisco, o conosco, di lui. E' cambiato sai, moltissimo. Altri direbbero invecchiato, ma un leone non invecchia, semmai ruggisce con parsimonia. E' testardo quanto te, forse un pelino meno, forse ha solo meno tempo e voglia per impuntarsi e tenermi il muso. Da piccola, invece, mi ha sempre castigata con impegno: se potessi riutilizzare le ore impiegate a fissare l'angolo tra il frigo e il muro della cucina, credimi, ora avrei giornate di 48 ore. Mia madre mi sussurrava ' Perché devi fare così. Non rispondere più, lascia perdere, dai non piangere, asciugati con questo..'. Ma lei non capiva, e di fondo neppure io: l'istinto parlava per me, la cocciutaggine, il senso di potenza, la certezza di essere nel giusto erano sempre lì, a farmi aprire la bocca e ribattere ancora e ancora e ancora. Potevo accettare le punizioni e singhiozzare pregando un santo a caso che facesse esplodere la testa di papà lì, dopo la cena e prima del tg; ma in cuor mio sapevo di avere ragione e di potermi permettere uno scontro verbale alla pari. Io sette anni, lui 28 di più. Negli anni tutto questo è peggiorato ovviamente: l'adolescenza travolge anche le acque chete, figuriamoci una testa di cazzo come me.
I voti a scuola, i coprifuoco imbarazzanti: ti risparmio tutto, tanto immagini. 
Ma è una persona gentile con i gentili, umile e molto forte fisicamente. Sul comodino ha la biografia di Gramsci, un libro di Camilleri, uno su Coppi e credo una raccolta di saggi di un autore che gli ho regalato io. Gli piace la musica, quella che più o meno piace a tutta la sua generazione: Jannacci, Gaber, De Andre', i Beatles e Joan Beaz. Ha militato nelle fila di un partito; da bambina ero convinta tutte le mie amiche avessero il papà in consiglio comunale il giovedì sera. Poi qualcosa deve essere accaduto: ora non so per chi voti, e di politica non se ne è mai parlato in casa. Vedi per le persone questo è incredibile, non ci credono. Ma se osservassero, capirebbero come funzionava e come ancora funziona tra di noi: "Hai una testa per pensare, usala. Informati, domanda, non scansare i dubbi, cambia idea se necessario. Non ti vorrò meno bene se scegliessi una bandiera diversa dalla mia. Sono sempre tuo padre, ricordalo.". 
Ti riporterò solo una frase, che mi  risuona ogni tanto in testa, nei momenti più inaspettati oltretutto. "La dignità conta più di ogni cosa, soprattutto della salute".

Ora dai, chiedimelo: "Ma io... io sarò piaciuto a tuo padre?"

mercoledì 25 settembre 2013

My Pony Tail

Ciao lettori,

here we go. 
Ecco cosa e come ci piace scrivere. 

Enjoy details.
Colonna sonora consigliata *Lovely 90's Telefilm Soundtrack*


Sally è bruna, e spesso raccoglie i capelli in una coda bassa poco sensuale: spiega che è comoda e che le piace essere ordinata. Le rispondo che non necessariamente l'ordine c'entra con le code di cavallo legate all'altezza della nuca, ma poi, osservandola meglio mentre beve un caffè in compagnia di amici o cucinare una pasta per cena, mi accorgo di quanto abbia ragione lei. Il collo libero, sebbene non esattamente affusolato, ricorda il tronco di un albero dalle radici robuste e piantate in un terreno fertile, che è verde d'estate, umido d'autunno, caldo sotto la neve in febbraio. Mi piace afferrarlo, sentirne lo strato sottile di pelle sotto le dita, lasciarci scivolare il mio braccio tutto attorno, fino a trovarmici col viso molto vicino.
Sally non usa essenze, dice che le danno nausea, e crede la provochino agli altri. Ma l'annuso comunque, inspirando a lungo, imprimendo le mie labbra chiuse vicino alla clavicola, mentre lei, piano ma con convinzione, inclina la testa di lato, lasciandomi spazio e iniziativa. L'aria filtrata dal suo odore è dolciastra, d'estate certamente più aspra, a causa del sudore, d'inverno gelida, perché soffre di problemi di circolazione e spesso lascia il collo scoperto alle temperature più rigide.
Sorrido mentre tutto l'universo si sta concentrando qui, nei tre centimetri che ho scelto di amare più di ogni altra cosa al mondo. Non accade nulla di particolare, non partono campane a festa o cinguettii di rondini in volo, e presumo nessuno si accorga di cosa sto facendo, al di là della siepe.
Colgo semplicemente il senso della mia vita, che, come la coda di cavallo della ragazza che amo, ha trovato ordine.

giovedì 19 settembre 2013

Angri Ais (cit.)

Ciao lettori.

Ci siamo, in O Bissi Land è già il tempo delle castagne: soffici dentro se le fate cuocere al vapore, croccanti se preferite le caldarroste, sempre protette da tanti aghi fuori. 
La natura, come scrive il faro nella notte aka Walt Whitman, la sa lunga.

Enjoy Tutti i Frutti comunque.


Amore,
mi piacerebbe andare in vacanza una volta ogni tanto. Un viaggio vero, da spenderci tutti i nostri soldi, non una di quelle cose che io chiamo un amico che abita che ne so, mettiamo caso a Madrid, e tu cerchi un volo low cost che s'incastri tra il ponte del primo maggio e il due giugno. Non una di quelle robe che ci stiamo tre giorni compresi atterraggio, navetta, decollo, navetta. Non, e qui apri bene le orecchie, non una stanza da condividere con altri due o tre umani, "tanto noi ci adattiamo a tutto e a tutti". Io non mi adatto, io non voglio adattarmi, io credo di non poter neppure fingere di potermi adattare.
Vorrei una meta della madonna, e misurare il nostro amore in chilometri, millemiglia, treni e voli intercontinentali. Mi piacerebbe trascorrere una notte bloccata al JFK, come Tom Hanks ricordi!?, e lavarci i denti alla toilette con una ragazzina giapponese bloccata anche lei lì, con noi, per ore e ore. E imparare a dire 'ciao, grazie mille' nella sua lingua, e farci le foto con tutta la sua famiglia, così sorridente, così gialla. Tipo una campagna di Oliviero Toscani.
Mi piacerebbe affacciarmi da un finestrino in corsa alle sette di sera, con un mp3 pieno zeppo di canzoni che mai e poi mai ascolteresti. E allora cambi, e allora cambi, e allora cambi ancora. "Scusa ma che roba è questa!?". E mi piacerebbe sorridere in silenzio fissando la strada di fronte a noi, modalità autistica. E mi piacerebbe vedere la faccia che faresti, mentre ti tocca riascoltare Hungry Eyes  per la quarta volta perché il cuore mi scoppia dentro ogni volta che attacca il ritornello AAANGRI AAAIS.

Soprattutto vorrei avere giorni, e ricordi, e ore e cibo da condividere; foto da scattare, emozioni da lasciare in sospeso per sempre, a ciondolare tra me e te come le gambe di un bambino su una sedia troppo alta.


lunedì 9 settembre 2013

Eloise

Ciao lettori.

Enjoy Eloise e il nuovo singolo degli Arcade Fire che esce oggi. 
Sottotitolo: Vi saremo sempre vicini, ma a modo nostro.


Eloise possedeva un senso del rispetto pari a nessun'altro abbia incontrato. Rispetto per se stessa, più che per gli altri; questo è da dire. Elevatezza morale, realismo e pochissimo cinismo; diciamo anche questo. Nell'insieme, e in generale, era abbastanza apprezzata: una lingua lunga, ma educata, trova sempre un po' d'erba dove pascolare. Piace, intrattiene, apre qualche breccia in conversazioni noiose. Aiuta la convivialità, crea argomenti di discussione dove altrimenti non ce ne sarebbero. Quindi è giusto dire che Eloise era amata dai suoi amici, e anche dagli amici degli amici. Aveva due o tre frasi che facevano colpo, e accendevano la curiosità dei commensali. La festa decollava, l'entusiasmo pure.
Per lo meno quello degli altri, poiché, a onor del vero, Eloise inanellava I Like e risate rumorose attorno a sé, ma provava un forte disagio per le vite degli altri. Non le interessavano, e trovava faticoso fingere empatia per tutte quelle parole versate violentemente nelle orecchie di una ragazza che, sempre a onor del vero, cercava poche cose dalla vita. Il divertimento, la gioia di vivere, il turbinio delle sensazioni viscerali che solo l'arte e la solitudine sapevano donarle.
Ascoltava questo GATCHA GATCHA GATCHA e perdeva ogni inibizione inculcatale dal gruppo di suore che l'avevano allevata tra i tre e i cinque anni. Era uno splendore, se pensate anche voi, come me, che un corpo che segue aggraziato una melodia sia splendido. Attorno la gente le si accalcava addosso: Eloise si spostava come un'anguilla tra le gambe degli altri, spingeva se c'era da spingere, strusciava se c'era da strusciare, si faceva spazio sul dancefloor e non pensava mai troppo. Alzava le braccia al cielo, o al soffitto, e soffocava il dolore ai piedi, la gola arsa, lo fame chimica delle due di notte che puntualmente arrivava.
Sapeva di avere poco tempo, non aveva le forze per far gioire tutti come lei, in quegli attimi di pace e gloria assoluta, in cui non è furbo indugiare. Amava i concerti, in particolare quelli in cui il cantante le parlava con la voce di dio HI, I'M GOD. Piangeva molto da sola, sommersa dalle emozioni violente che il cinema era in grado di darle: un elenco di B movies, colonne sonore, attori e attrici non basterebbe per trasferirvi esattamente la misura del suo amore sconfinato per il maxischermo di una sala in una sera di novembre, o di gennaio, o di un altro mese a caso tra i dodici che avete a disposizione. Bruciava più grassi leggendo accoccolata con il latte caldo appoggiato sul comodino, che in una seduta di gag. Era in gradi di provare simpatia, amore o risentimento veri per un personaggio mai esistito; e sognava sempre i libri che le piacevano più degli altri. Il Grandisssimo Gatsby, diverso da Leo Di Caprio, ad esempio.

martedì 3 settembre 2013

Into the future

Ciao lettori.

La terapia non funziona molto, scusate. Una crisi creativa così profonda non la provavamo da quando in quinta elementari ci ritrovammo a descrivere il bagno di casa nel compito "La tua stanza preferita".
Fortunatamente abbiamo un insegnante paziente. E proviamo sempre un piacere unico quando imbecchiamo una frase felice, in un mare di periodi abbastanza banali. 

Enjoy tentativi.


La moda di quest'anno potrebbe piacerti. Ci sono cappotti lunghi dalle spalle larghe, forme maschili per esili corpi femminili. Ragazzine in cerca di un'anima originale sulle pagine di Cosmo, o Glamour. Le vedremo truccate con ciprie trasparenti, e labbra rosa pastello, e folte sopracciglia. Avranno i capelli sciolti e profumati di vaniglia, faranno faville. Vorranno farsi notare, e infatti le noterai. La crescita e il cambiamento, la formazione e l'educazione sentimentale sono argomenti che solleticano interesse, se non alto perché ti ricorderanno come eri tu quando eri come loro.
Le vedrai ballare aggraziate, e le sentirai parlare tra di loro davanti alla toilette e, una volta di più, proverai una stretta al petto, un attimo di nostalgia, un po' di malinconia. Sarai felice di essere diventata adulta, e ti accarezzerai la pancia, sorridendo in silenzio. Ti chiameranno "signora" e non ti arrabbierai più come un tempo, scoprendo che le gerarchie della vita avanzano per tutti, te compresa.
Sarai una madre quindi, capace di infondere fiducia al proprio figlio, perché sai che poche altre cose sono importanti, alla fine. Gli racconterai moltissime storie, avrai altrettante paure. Non saprai come prenderlo, e, capiterà anche questo, non vorrai lasciarlo andare. Fino a che sarà lui a farti capire che va tutto bene, che non ci sono sbagli che avresti potuto evitare, che l'amore passa anche attraverso agli sguardi di notte, nel buio, con le ultime zanzare che cantano per voi.
Basterai finalmente a te stessa e vivrai per molto tempo, felice e pensierosa, inquieta e molto, molto ma molto fortunata.

lunedì 26 agosto 2013

We just have to wait and see (cit.)

Ciao lettori.

Ho perso la vena, quella creativa. 
Faccio una fatica che non immaginate a scrivere una frase di senso compiuto, figuriamoci un'intera storia. Abbiate pazienza: devo semplicemente insistere.

Distendete le gambe sul divano, cercate un maglione blue navy XL, scaricate un bel film. 
Buon (inizio) anno.

Enjoy (soundtrack Bright Eyes, "First Day of My Life").


Il primo pensiero che  mi viene appena vedo entrare Julie e Jack, è che siamo amici da una vita. Si siedono vicino a Jane, che ha appena lasciato il suo ultimo ragazzo e quindi è venuta sola. Mi ha confidato che non è finita finita, ma che ci sta lavorando: "Basta cazzate, Madeline, I promise: non mi dovrai raccogliere incollata al citofono di nessuno in nessuna via periferica della città questa volta".  Fingo di crederle: Jane è un casino di donna e non ho voglia di analizzare la sua vita sentimentale stasera.
Questa è la nostra cena, il ritrovo di anime fragili e molto diverse, eppure così docili e vicendevolmente amorevoli se sedute attorno al tavolo della cucina di Alex.
Siamo poco meno di una decina, ci siamo conosciuti un po' all'università, un po' in giro, un po' a cene e feste. Alcuni di noi hanno figli: Claire, la mia migliore amica, ha un bambino che ha imparato già a contare fino a tre. Uno, due tre, uno, due, tre, uno, due, tre, uno due tre. Oltre non andiamo per il momento, ma anche qui, come sopra, ci stiamo lavorando. Claire è la moglie di Alex, il mio migliore amico. Non ci avevo mai pensato, strano, ma i miei due migliori amici si stanno insieme! Sorrido tra me e il gatto, che mi accarezza le gambe scoperte: ehi micio, chiamami cupido ;)

"Madge!? Madge!? Maadge sei tu, principessa dei miei sogni inconfessabili!?": Chris è teatrale, più di tutti noi intendo. Mi abbraccia con un affetto che mai nessuno ha saputo manifestare nei mie confronti: sarà che è alto, ha braccia che sembrano non finire mai, e assorbe ogni tensione in una massa muscolare pronta a sconfiggere il drago. Lo so, e lui sa che io lo so. Mi bacia sulla fronte, mi pettina con le sue mani grandi, mi coccola con amore. Quel tipo di amore che spero tutti abbiate sperimentato: fraterno e incondizionato.
Ci avviciniamo agli altri. "Chi manca?", mi chiede. "Jacob e Lisa, sono atterrati qualche ora fa da Fuerte Ventura, stanno arrivano". "Sei bella sai, Madge? Stasera sei bella come se ti dovessi sposare domani mattina, o avessi un figlio in arrivo...". "Ahahah. Grazie Chris, ma non c'hai preso". "Eppure giurerei che qualcosa è cambiato.No more tears?". "Sì, sono felice, forse è questo. Sono molto felice, molto serena. Sarà questo". "E nient'altro...". "Cosa vuoi sapere?". "Se sei bella per un bello... ad esempio". "Zecca curiosa!". "Quindi!?". "Beh ovvio tesoro. Un bello fa miracoli". "Come si chiama?"."Non lo conosci, e non te lo direi". "Lo proteggi? E' un narcotrafficante in fuga sulle coste della Polinesia francese che...". "Esiste la Polinesia francese?". "Stronza.". "Ti voglio bene anche io, Chris".

"Eccoci banda de malnat!". Jacob entra senza suonare né bussare -  ma non lo fa nessuno di noi in effetti, Lisa dopo di lui, il loro bambino per ultimo: lo lasciano camminare da solo, e il nano ha tempi lunghissimi di locomozione ancora. E' bellissimo, lo sono tutti e tre: biondi come il sole al tramonto, abbronzati come surfisti neozelandesi in una adv per l'olio solare.

Finalmente ci siamo. Jacob si siede al mio fianco: "Magdalene, ben ritrovata". "Jacob, the pleasure is mine". Velocemente appare il sugo coi capperi e i pomodorini dell'orto della zia di Alex, il vino fresco, la pasta al burro per i bambini, la birra per i padri dei bambini, altro sugo. La tavola imbandita, le nostri voci che si alternano senza urtarsi, il rumore dei vicini di Claire: ceniamo con le finestre aperte, e le vite degli altri si sommano alle nostre. Ci passiamo il melone, il crudo, l'olio e il pane; mischiamo i sapori e ci osserviamo con attenzione, fondamentalmente per un'unica ragione: ci vogliamo molto bene, o abbiamo imparato a farlo nel tempo.

"Ti tratta bene?". "Come dici tesoro?". "Il bello, ti sta trattando bene vero?". "Chris, potrei permettere mai ad uno stronzo qualsiasi di rendermi così bella?". "Ok, mi fido. Però sappi che se ti chiama un certo Comandante Marcos significa che le cose non si stanno mettendo bene. A quel punto molla l'osso".

lunedì 29 luglio 2013

Like the dolphins, like dolphins can swim

Ciao lettori

le sorprese vanno mantenute. 
Leggete la storia che vi manderà in vacanza col sorriso di chi ha appena visto un cervo e non se lo lascerà scappare. 

Enjoy senza fretta.


Al mare, nell'acqua, c'è sempre chi vi vorrà schizzare mentre il vostro desiderio inespresso sarebbe parlare con i delfini che vi nuotano attorno senza alcuna paura. Il mio compagno di bagno, un amico venuto fino a qui per starmi vicino e non farmi pensare e portarmi a ballare e compatirmi come fino ad ora nessuno ancora aveva provato a fare, è gentile. Eccessivamente sorridente, ma gentile.

Claudia a che pensi?
A niente Fede.
Sei stanca da ieri...? Sonno eh!?
Mm mm.
Il sole picchia, hai messo la crema vero? Altrimenti meglio andare sotto l'ombrellone...
Ora vado, ora vado.
Vengo anche io, aspetta.
No no, stai qui.
No vengo.
Ok vieni.

Federico vuole che io sia felice, il che implica tutta una serie di piccole e grandi azioni, sensazioni, emozioni su cui mi dovrei concentrare costantemente. Vuole che mi abbronzi un po' ma non troppo, vuole che mangi con gusto ma che faccia movimento perché lo sport fa bene ed è divertente, vuole che mi metta all'ombra e mi sfoghi sfogliando un romanzo scritto bene, vuole che mi metta la crema ogni due ore ed ascolti buona musica. Vuole sentirselo dire, perché lui è così. "Sto bene, sto meglio, non penso più a lui, e sono pronta per tutto quello che la vita ha da offrirmi". Se avessi anche due passerotti posati docili sulla mano, uno scoiattolo e un paio di roditori buffi e paffuti ai miei piedi, sarebbe convinto: il suo compito concluso, la sua missione compiuta.
Solitamente riesco a reggere il gioco, sono allenata; ma la canicola di calore è insopportabile. Qui, a chilometri da casa, lontana abbastanza dal mio ex, ho un cedimento fisico dovuto alle avverse condizioni climatiche. E mi metto a piangere molto silenziosamente: con decoro, ma sempre a piangere. Una sirena spalmata di crema solare, in cerca di qualche delfino con cui giocare, la testa che scoppia e un amico fidato al suo fianco.

Non dire niente, per favore. Vai sotto l'ombrellone o stai qui, non c'è problema. Ma lasciami fiatare, perché mi manca l'aria da mesi, e l'unica cosa che voglio fare è respirare. Salsedine, calore eccessivo, particelle di olio solare, profumo di gelato sciolto e appiccicoso, chiacchiere altrui, fatti estranei, opinioni sul calcio mercato, crisi di bambini e urla di genitori, ormoni adolescenziali e canzoni terribili. Voglio piangere qui, adesso e non so per quanto ancora. Stasera, tutta la notte, l'intera vacanza, fino a Natale. Potresti portarmi da mangiare, scegliere per me il colore dei costumi, controllare che non ci siano pericoli, chiamarmi quando la marea di alza. Puoi accudirmi, cercare di capire, farmi parlare e sorridere. Non ho intenzione di allontanarti, mi piace averti attorno, poterti abbracciare. Ma devi sopportare le lacrime, perché il desiderio di piangere che ho dentro non lo puoi neppure immaginare. Ce la fai?

Mi accorgo che un gruppo di signore ha ascoltato tutte le mie parole. Un bimbo inciampa e cade alzando un po' d'acqua, Federico guarda verso l'orizzonte due ragazzi che stanno giocando a palla dove ancora si tocca.
Decide di andare sotto l'ombrellone.

Sei speciale anche quando dici cose molto molto molto banali. Ma vedrai che starai meglio.

Sono infelice, e me ne accorgo da come le anziane signore mi fissano.
Ma Federico dice che starò meglio, e un delfino mi sta nuotando attorno.


lunedì 15 luglio 2013

Le monde du Valerio

Ciao lettori.

Saltiamo i convenevoli e gettiamoci nelle braccia dell'amore con tre emme.

Enjoy tante belle cose.


La famiglia del mulino bianco esiste e io l'ho vista e adesso vi rendo partecipi di un'esperienza ai confini dell'umano ma sempre dentro le cerchia dei bastioni milanesi.
Seguitemi.
Siamo in una città a caso, dove l'estate è calda e afosa e manda la quasi totalità dei cittadini fuori di testa: del tipo che la gente parla da sola anche se in compagnia, la gente si fa le foto per instagram davanti al gelataio, la gente usa i cancelletti # per dirsi le cose e la gente mette i pantaloncini molto corti e poi cammina tentando di tirarseli giù perché gli esce uno smile di bside.
In questa città ci sono anche io, che me la racconto sempre tanto, tra la voglia di andarmene e la paura di andarmene.
Improvvisamente, in questo angolo di cose che accadono che potete tranquillamente chiamare 'vita di tutti i giorni', un trio si palesa davanti ai miei occhi. Lui, lei, il figlio di forse 3 anni che potete altrettanto tranquillamente chiamare Toro Scatenato. In realtà il pupo fa Valerio di nome, ma se leggerete fino alla fine converrete avec moi.
Valerio ha fame, è ora di pranzo per tutti certo, ma per lui di più.
Oltretutto è un bimbo multitasking: emette suoni udibili dalle balene ancora vive laggiù nel mare dei giapponesi, calcia come Le Roy Michel quando era magro, usa le mani come Diego Armando, vale a dire senza che nessuno se ne accorga se non con un rallenty.
La cameriera, è evidente, gli farebbe fare un giretto in cucina per passarlo al cuoco: Torello grigliato per tutti, chef. La mia amica strabuzza gli occhi quando Vale (ormai avrete perso confidenza anche voi) decide di mandare tutto in vacca e fare un festino al tavolo con un cane che si è accucciato inconsapevole sotto la sua sedia. Al grido di 'Cane bau', Vale gli lancia una raffica di pane misto pasta in rosso e, why not!?, due linguine al pesto di mamma. Cane Bau all'inizio se la ride, poi si scansa: Valerio piange, il mondo ce l'ha con lui.
Non è un caso che non abbia mai citato mamma e papà di Valerio, le due comparse. Forse ci sono abituati, forse lo trovano simpatico, forse non è figlio loro, ma fatto sta che non reagiscono al minimo stimolo di questo bambino tanto bello quanto vivo e vivace.

Poi accade: incrocio lo sguardo di Valerio, e sono finita.
Vuole giocare con me, e mi si stringe lo stomaco a dirgli 'No guarda Vale', c'ho da fare'.
Così rispondo alle sue urla, gli prendo le manine, gli lancio del pane pure io. E scopro che il mondo di Valerio è fantastico. Ha il sapore della farina e del cioccolato, è fresco come il gelato alla vaniglia, è soffice come il pandispagna e profuma sempre di terra o sabbia mista a qualcosa. E' un caos totale, i rumori si sommano ed è difficile sentire le voci dei grandi quando senti le balene nipponiche nelle orecchie. E' infiocchettato a festa ogni giorno, anche se è lunedì.
E ha una colonna sonora dolcissima, per il pisolino delle 15.30  ***For Your Precious Love***.

Valerio è un Toro Scatenato, ma lo eravate anche voi. Almeno spero.

lunedì 8 luglio 2013

Ciao sorella, ti riassumo la vita qui

Ciao lettori.

Ci sono momenti, anzi attimi, fondamentali nella vita di ognuno. Bene, questo non è uno di quelli, state sereni. Abbiamo solo voglia di leggere storie per addormentarci meglio, punti da qualche zanzara ma abbracciati al nostro amore/ai nostri amori. 

Enjoy ventilatore alla minima velocità.


Cara Giulia,
manchi da un po' e quindi ti meriti un ragguaglio abbastanza dettagliato.
Mamma sta impazzendo, mi ha proibito di andare in campeggio con Luca e i suoi amici, e sembra seria nelle sue intenzioni pazze. Voi ci siete sempre andate: tu prima, Claudia poi, e non capisco se l'accanimento di mamma sia semplice senilità o necessità di esercitare il controllo sull'ultima figlia che le rimane in casa.
Il problema, Giuly, è che passare l'intera estate con lei e papà potrebbe portarmi all'esaurimento prima di aver superato l'esame di maturità. Sono a dieta, perché voglio essere bella bella per Luca e il campeggio, ma se la mamma non mi ci lascia andare... che sofferenza inutile è!? Sogno gelati alla nocciola tutte le sere, mangiando melone e basta (e basta, ho detto!) tutti i giorni. Nonna, che è vecchia ma secondo me ci seppellirà tutti qui, dice che se continuo così diventerò anoressica. Mamma, cioè se ti sembra una roba  che una madre farebbe!, la ascolta e non commenta: Giuli mi vuole vedere morire di fame piuttosto che cedere e farmi partire con Luca!
Papà fischiaaaa, non ne parliamo: mamma deve fargli troppa paura, perché sta zitto zitto e legge i suoi giornali. Ma quando siamo soli, e glielo chiedo, se mi ci lascia andare con Luca in campeggio, lui dice che sì, per lui non ci sono problemi. Tranne la mamma, che invece potrebbe essere un bel problema.
Luca dice che potrei raccontare una palla, dire che vado con delle amiche e i loro genitori. Cioè Giuly, io penso di amarlo eh, ma alle volte è tanto scemo.
Non ho supporto, né morale né strategico, capisci sorella?
Ti voglio bene tanto,
Monica

Questa lettera l'ho ricevuta qualche settimana fa, ovviamente via email. E' di mia sorella minore, la più piccola di noi tre, quella che avrà diciassette anni in ottobre, ha la quinta liceo da fare, al momento un ragazzo che si chiama Luca e un unico problema al mondo. Legato a Luca, come avrete intuito.
Al di là di quello che c'è scritto, e di come mia sorella l'abbia scritto, leggerla mi fa dormire serena la notte.
Ci sono ancora cose che posso risolvere, non sono inutile come spesso credo.
Buonanotte.

lunedì 24 giugno 2013

LA LAVATRICE POTREBBE AVERE UN PROBLEMA

Ciao lettori,
nuova tale, nuovo lettore tra di voi.
Colonna sonora dell'amore arcadico.

Enjoy.


Amore,
mi agita sapere che non potrò vederti per un po' di giorni. Perché già mi manchi. C'è skype, c'è whatsapp, ci sono le foto di Instagram e ovviamente il telefono che non usi mai per chiamarmi perché "oh non ti immagini ma il credito mi finisce sempre, 'sta compagnia telefonica...". Sì certo, la compagnia telefonica.

So che è lavoro, e che sopravviverò nella jungla urbana mentre tu non ho ancora capito bene bene cosa vai a fare ad Amsterdam, per lavoro.

Ho una sensazione, e so anche se le mie sensazioni ti mandano in bestia. Quelle, insieme al volume della tv dl vecchio che ci abita affianco e che soffre d'insonnia, o forse sai che ho il dubbio si addormenti sul divano mh!?, la pasta integrale (questa poi!), e ovviamente i jeans che, scusa se non te l'ho ancora comunicato a voce ma "colgo l'occasione per" ora, dicevo ecco sì credo si siano rimpiccioliti di una o due taglie nel corso dell'ultimo lavaggio rapido. 

Se stai ancora leggendo serafico, amore, allora siamo a posto io e te: scaleremo le montagne dell'amore senza picconi, abbeverandoci alla sorgente della comprensione infinita e del perdono ecumenico.
Se invece ti sei un po' scaldato, ti sei alzato dalla sedia, stai battendo i polpastrelli sul tavolo e acceso due sigarette contemporaneamente imbracciando il forcone dell'ira... allora ricorda che io ti amo. La lavatrice non ancora, ma non viviamo in un mondo perfetto.

Dicevo che mi mancavi già. Ma a questo punto, visto che sei un tipo sveglio oltre che tremendamente sexy il che significa su una scala da uno a dieci almeno almeno nove e mezzo te lo meriti, ecco, hai inteso che non sapevo come dirti che ti avevo fottuto i jeans che, guarda le coincidenze della vita a volte!?, avevi comprato da poco.

Comunque, adesso che ci siamo detti tutto tutto, buon viaggio.
Torna e, niente, non c'è bisogno che mi chiami 'sto giro: 1 -1.

Love ya too much to explain it in chat,
Eloise

venerdì 7 giugno 2013

Green Light

Ciao lettori.
Vorrei che leggeste con un club-sandwich lì al vostro fianco, tra la crema solare protezione 30 e il vestito per la spiaggia. Racconto rilassante per tutti, amore solo per chi se lo merita, coraggio per pochi.

Enjoy concetti pochi ma chiari.


Il caporedattore di una famosa rivista mi ha confidato che, la prima volta che ci siamo conosciute aveva visto una luce verde uscire dai miei occhi. Che non aveva capito esattamente cosa fosse, ma che apprezzava il fatto che non la nascondessi dietro i Gucci e/o i Prada da mosca che al tempo erano di tendenza.
Le ho risposto, sorridendo dolce, che nessuno mai mi aveva fatto un complimento più strano. Luce verde come in attesa al semaforo, luce verde come spadelaser di Guerre Stellari, luce verde come alieno/diavolo in corpo, luce verde come speranza ultima a morire altrimenti detto "Die Hard"?
Mi disse che non sapeva dare un senso alla luce, mi conosceva appena dopotutto. Osservava e stop.

L'indomani mi soffermai allo specchio di casa. Luce verde... luce verde. Io non vedo nulla.
Mi chiamò mio marito, e non ci feci caso. Dovevo preparare la cena, quindi chiamare la pizzeria vicino casa e ciao due margherite, una con tanta mozzarella, due coche, una birra, il solito indirizzo, grazie!

Ceniamo a tavola, in silenzio. Mi piace quando non parliamo alla fine della settimana, perché entrambi non abbiamo voglia di farlo, entrambi non abbiamo niente da aggiungere alle pizze, alle due coche e alla birra. Gustiamo il sapore della farina, l'acido della salsa di pomodoro, quasi ci strozziamo con la mozzarella filante. Forse abbiamo litigato in questi giorni, può essere: ultimamente discutiamo perché sua madre vuole che io rimanga incinta di una bambina che 'solo se lo volete anche voi, però mi fareste il regalo più bello per i miei 70 anni!' potrebbe chiamarsi Elena. Indovinate chi sia chiama già Elena.
Poi Paolo fa una cosa che mi ha convinto a sposarlo, ad amarlo, ad accorgermi di lui tanto tempo fa: mi lascia stare, one woman standing in front of the washbasin in a solitary mood. So che sa che non ce la posso fare, un'altra domanda sulla mancanza di prole e tiro fuori il machete alla prossima cena da sua madre. There will be blood.

Sospiro toccando l'acqua scorrere calda, accarezzo i piatti e le posate, pulisco la cucina con lo sgrassatore al profumo di limone. E' un rito che riuscirei a compiere anche ad occhi chiusi, e forse vorrei chiuderli stasera.
Gli chiedo se possiamo rimandare le cose che avevamo programmato per il finesettimana, o se si offende se io le rimando e lui può fare quello che desidera.
Sei stanca?
Tanto, questo giro tanto proprio. Si vede?
Questo giro tanto proprio.
E' un problema se vai solo tu a... a... cosa dovevamo fare?
Pranzo con i miei colleghi, al mare.
Ah. Cavolo, bello il mare. Farà caldo, si starà bene.
Ma non ti va.
No, per niente. Questo giro per niente proprio.
Saremo un po' scortesi, ma ok, li avviso.

Paolo mi osserva dal divano, rimaniamo in silenzio, chiama i colleghi.
Hai gli occhi stanchi sai.
Eh, fossero solo gli occhi. Non so cosa sia, forse qualcosa che ho mangiato... Può essere?
Oltre le pizze dici?
Ahahah. Il latte a colazione, era scaduto forse?
No non è il latte, tranquilla. Cosa facciamo?
Mmm. Cosa vuoi fare?

Paolo accende la tv, poi la spegne.Gira un po' per casa. Trova un cd e mette in loop la traccia numero 4 (questa). Non conto le volte che lo ha fatto: lasciarmi stare, farmi ascoltare qualcosa, non insistere, parlarmi, sforzarsi di capire, farsi capire a sua volta.

La luce verde mi è venuta il primo giorno che siamo usciti insieme. Nasce da qualcosa di resistente, un po' scheggiato certo, ma flessibile e molto forte. E' intensa, accecante per chi sa vedere.
Sono una persona migliore con Paolo al mio fianco? Non so, però è bello avere un superpotere sapete.

lunedì 3 giugno 2013

Tutto eccetto ME E TE è una buona idea

Ciao lettori,
quanta pena,ae vi portate ancora appresso dal lungo e freddo inverno sfociato in una lunga e fredda primavera? Who cares!?, sappiate che non troverete qui la soluzione alle vostre vite. Però, come dico sempre o da quasi sempre, diventerete più belli leggendo. 

Enjoy Beauty and Grace (cit).


Chiudendo la porta dietro di me, dimentico le chiavi della cantina sul comodino portaoggetti che avevo comprato apposta per non dimenticarmi cose dentro casa e poi dover tornare sui miei passi.
Invece torno sui miei passi, non in senso letterale, e niente, busso perché non ho più le chiavi della casa in cui ho davvero non è una scusa dimenticato le chiavi della cantina.
Toc toc, sono io, ho dimenticato una cosa, scusa.
Lui mi apre, e pensa che stiamo a fare Meg Ryan e il bellissmo Tom Hanks delle love comedy anni Novanta, e che adesso impacciatamente finiremo a letto o comunque non me ne andrò mai veramente da casa perché lui è l'uomo della mia vita o almeno di quello che rimane.
Invece no guarda, lo vedi il mazzetto di piccole chiavi con quel portachiavi di plastica con la scritta PARIS IS ALWAYS A GOOD IDEA? Cercavo quello per davvero, perché con tutta la roba accumulata qui dentro una cantina dovrò per forza averla.
Non dico esattamente così, sono stata educata dalle suore e quindi uso le virgole quando parlo, per respirare e non sembrare una pazza come invece sono perché nel mio cervello non uso punteggiatura manco per sputare.
Prendo le chiavi e il portachiavi e rido. Parigi è sempre una buona idea è il nostro motto, ricordi? Cazzo questo l'ho detto ad alta voce, non l'ho solo pensato nel mio cervello pazzo.
Lui è disorientato e la sua faccia mi sta urlando qualcosa del tipo HO PERSO LE COORDINATE, COSI' MI DISORIENTI, RIDAMMI LA BUSSOLA GRAZIE.
Ricordo d'improvviso il motivo di quasi tutte le nostre discussioni da persone civili mentre ci roviniamo la colazione del weekend a vicenda: non ci capiamo. Ci amiamo, ma non abbiamo un minimo comune linguaggio anche solo binario che ci permetta di intenderci per ordinare una pizza poco/media/molto piccante. Una volta abbiamo realmente litigato per la quantità di salame sulla pizza d'asporto dell'egiziano di via Roma. Quindi c'è poco margine di vita comune per noi.
Per me ci sarebbe posto per molte cose tra il noi e il non più noi. Per lui anche, me lo ha detto con parole sue, ma me l'ha fatto capire. Eppure passare dall'idea all'azione ci costa sempre moltissimo fiato, qualche lacrima, e nausea a go-go per me, mentre lui si finisce la pizza troppo piccante di là sul divano.
Lo riguardo e cerco di essere risolutiva per lo meno nel tono di voce, lo devo ad entrambi e ai miei nervi fragilissimi: Scusa, una battuta fuori luogo. Buona giornata, ci sentiamo, ciao!
Devo essere stata molto convincente, perché due settimane dopo lo incontro con una nuova ragazza che evidentemente non sono io al bar dove ci trovavamo ogni tanto con alcuni amici comuni e lui non solo non scappa alla toilette pur di non salutarmi, ma mi chiede come sto, tenendole le spalle in un dolce abbraccio che dice molto sul grado d'intimità che si può raggiungere in soli quindici giorni.
Mi piace questo nuovo lui, così estraneo e rilassato. Con me stava sempre sulle spine, e qualcuna devo avergliene ficcata con precisione chirurgica su per il.
Lo osservo e so che lo amo ancora, ma che gli voglio più bene di quanto avrei mai pensato sarei stata capace. E l'orgoglio di provare certe sensazioni mi riempie persino le orecchie.

Sono sempre pazza, ma le voci che sento nel cervello suggeriscono cose buone ed intelligenti, ora. Sto bene, grazie. Mi fa piacere vederti, buona serata!

mercoledì 29 maggio 2013

OK ASCOLTATE

Ciao lettori.

Mi tocca ripetervi quello che pensavo fosse cristallino: queste storie nascono dalla mia fantasia, o dal tasso di droga as you prefer, e non parlano di me, né di chi conosco (a meno che non mi venga fatta una richiesta "Scrivi di ... per favore?" e allora accontento solitamente, con tempistiche variabili).

Le storie non sono autobiografiche. Ovviamente io sono una persona, prima che una scrittrice: ogni giornata ha i propri umori, e questi umori potrebbero influenzare di volta in volta il tema, le parole, il ritmo, o semplicementeil titolo di una tale.

Ma smettetela di chiedervi se:
> sono un uomo diventato donna et viceversa
> se sono incinta
> se ero incinta e qualcosa è successo e ora non lo sono più
> se ho scopato la notte prima di scrivere
> se ho un marito per davvero
> se ho un marito per finta tipo amico immaginario e quindi se sento anche le voci oltre a non avere un marito

Non pretendo che a tutti piaccia quello che scrivo, e neppure che a chi piace ogni tanto quello che scrivo poi piaccia sempre quello che scrivo.

Se avete ancora dubbi, rileggete la descrizione in homepage. Riassume un po' tutto quello che troverete continuando a leggere, scegliendo una tale a caso, seguendomi fedeli, diventando addicted, scocciandovi per i refusi e le ripetizioni.

Aggiungo solo una cosa, che forse non ho mai esplicitato, ma solo perché per me era del tutto naturale: scrivo perché mi piace, e perché lo so fare. Enjoy seeempre!

*** La palestra della scrittrice. Costanza, volontà, errori, refusi. Open 24/7, ingresso libero, commenti ben accetti. Enjoy. ***

domenica 26 maggio 2013

The Resilient Roses

Ciao lettori!
Oggi sole, ma domani piove garantito. Eppure... :)

Enjoy WHAT YOU LOVE AND WHAT YOU NEED AND DESERVE!


Rimango incantata di fronte alle rose del giardino della mia vicina. Non muoiono mai, ecco perché le ho soprannominate Highlander Roses. Mentre le mie viole, i miei gerani e persino la mia pianta grassa sono decedute nel corso di questo difficile anno solare, le Highlander Roses riescono a sopravvivere a intemperie, periodi di siccità, vento e mozziconi di sigarette che qualche mio amico ha improvvidamente gettato nel terriccio.

Alle volte sembrano trapassare; una mattina di febbraio le ho osservate velocemente chiudendo le persiane, ed ero certa che le avrei trovate nel secco condominiale quella sera stessa.

Un po' di merito di questo miracolo della natura, ve lo confesso, credo sia anche mio: non le bagno, non le concimo, non gli parlo, sia chiaro. La mia vicina è bravissima e molto ferrata. Però ha un pessimo gusto musicale, e ama canticchiare i Greatest Hits di Patty Pravo come se l'intero vicinato fosse sordo: senza vergogna alcuna.
Io invece mi nutro di melodie deliziose. Per tutto il condominio, che mi adora per questo e unico motivo, sono la ragazza che ama la musica possibilmente alta soprattutto la mattina mentre facciamo colazione.

Mi sveglio il sabato e se sono abbastanza fortunata ho appena sognato un concerto, o un orgasmo multiplo con uno dei Sexiest Dreaming Men Ever Born: Daniel Craig. Ma di questo vi racconterò nella prossima tale. Poi attacco il caffè, prendo il latte, spalmo le fette, raccolgo le gambe sode in un abbraccio autoindulgente, accendo il pc, metto la musica. E solitamente tutti si affacciano ai balconi, il gatto del piano di sopra miagola, molti battono le loro scope in segno amore/odio.
L'atmosfera si scalda, i pori si aprono, la cellulite regredisce, il mio ragazzo capisce che è ora di alzarsi.
E' stropicciato e non ha mai voglia di parlarmi: siamo in due, tranquillo.
Mi tocca il culo, forse per vedere se c'è ancora tutto.
Beve il mio caffè, scuote la testa, si lamenta del volume della musica.
Ingaggiamo una battaglia muta: abbassa audio / alzo audio /abbassa audio /alzo audio. "Se devi rompere il cazzo puoi tornare a letto, capito!?" Mi ritocca il culo, scimiottando la mia voce mattutina da trans, cede ai decibel.

E gli piace, come piace alle rose, e come piace al mio vicinato.
:)

martedì 21 maggio 2013

THE LAST POST IS NUMBER #17

Ciao lettori.
Eleanor flashback: HO SOTTOLINEATO LE COSE DA TENERE A MENTE NEI MOMENTI DI MANCANZA DI LUCIDITA'.
Ultimo post my deers: tra poco saranno in tre, e non è bello spiare un frugoletto dal buco della serratura. Eleanor vi saluta a modo suo, senza happy ending, ma con tanto e sincero amore.
Eravate QUI.

Enjoy!, e se siete su instagram #enjoy!


Ho conosciuto un uomo ieri l'altro. E' un amico di un amico di un conoscente, e quando ci siamo messi  a parlare del più e del meno, del sapore del curry nella pasta, della consistenza dei ravioli alle erbe, del vino bianco che finisce sempre chissà perché, senza mai citare il suo lavoro o il tempo o quante ore passi a correre dietro una palla con i suoi amici, dilungandoci invece sul mio lavoro, sul mio vestito, e sul nome del mio cane, ho avuto un pensiero un po' insistente per tutto il tragitto verso casa poi.

Sono stata tentava di chiamarlo, e rompendo gli indugi l'ho chiamato infatti: c'era una fiera dei mobili, o uno spettacolo a teatro, o forse un film nuovo in uscita. Una scusa qualsiasi per trovarci ancora viso a viso, e capire se qualcosa avevo intuito. Ha detto che andava bene, e che l'avrebbe proposto alla sua ragazza. Ahahah, ho riso. Mi ha detto che aveva davvero una ragazza. Ho smesso di ridere, capendo che A) non era una battuta B)  il mio intuito era imbarazzantemente fuori allenamento D) ero un po' in imbarazzo.
Lui mi ha scritto che comunque avrebbe voluto rivedermi, che non c'erano problemi, che gli ero sympa e che lo sarei stata anche alla sua fidanzata. Non mi sembrava una buona idea, ho scritto. Perché?, ha scritto. Non era una buona idea e non avrei dovuto spiegarglielo, ho riscritto. Ah scusa, mi spiace se hai frainteso, ha scritto.

Ci siamo rivisti, inaspettatamente, circa due mesi dopo: a quanto pareva avevamo più amici e conoscenti in comune di molti altri abitanti di questa città.
Sorrido io, sorride lui, bla bla bla io, bla bla bla lui. Parliamo un po', e non capisco perché io sia ancora così imbarazzata. Poi zac!, ci arrivo: la sua ragazza ci ronza intorno, da lontano, ma ci sta osservando. Finalmente esce allo scoperto, si presenta, è cortese nel notare il colore ramato dei miei capelli, farfuglia qualcosa che non sento, ma che mi sembra altrettanto gentile. Oddio come sono carini questi due insieme!
Mi allontano per riprendermi dalla sberla di realtà, e sbam!, un tizio mi rovescia addosso il suo boccale di birra gelata. Capelli ramati e zuppi, incazzata come un'ape, alzo lo sguardo e questo ragazzotto maldestro o forse già troppo allegro mi chiede scusa. Si chiama Dario, è mortificato, non mi aveva vista, gli spiace molto, mi vuole offrire qualcosa per rimediare, parla non staccando mai i suoi occhioni dai miei capelli bagnati, ride praticamente da solo alle sue battute, mi intorta per due ore, lasciandomi il suo cellulare.

Dario non mi piace, eppure chiamo pure lui qualche giorno dopo. C'è un film, gli dico. ma se vuoi portare anche la tua ragazza, gli dico, lasciamo stare.
Dario ride, non dice niente, e inizia a corteggiarmi così bene ma così bene che ragazzi tra qualche giorno ci faccio un figlio con un nome che ha scelto lui. 

In mezzo, lo sapete se avete letto fino ad oggi, c'è tanta storia, molti periodi di rabbia e incomprensioni, tradimenti e qualche cattiveria gratuita solo per vederci stare male a turno. Adesso tutto mi sembra sciocco, stupido, infantile, privo di senso. Spero di continuare ad amarlo così come quando l'ho capito quella volta in fila per uscire da Mc'Donald e la sua mano mi ha colto di sorpresa: avevo della maionese sul viso, lui gesticolava senza risultato, io non avevo idea mi avrebbe pulito lì, in mezzo alla gente che neppure sapeva stessimo insieme. Poi l'ho baciato d'istinto, come per ingraziarlo di tanta gentilezza.

Sono a giorni alterni felice, e a giorni alterni molto triste. Ma l'ho scelto consapevolmente, e riesco a gestire l'ansia di diventare madre presto sapendo che ci sarà uno in grado di pulire il viso dei miei figli quando ci imbratteremo mangiando confort food nella provincia.

Baci, vostra Eleanor.

venerdì 10 maggio 2013

POST IT #16

Ciao lettori
Enjoy Eleanor e la difficoltà di un venerdì qualsiasi sul calendario domini.
Eravate qui circa una settimana fa > http://obissiboi.blogspot.it/2013/05/post-it-15.html


Passeggiavo verso l'uscita della metro e pensavo e pensavo e pensavo.
Abbiamo litigato, per colpa di qualcosa che mi cresce dentro, e che non è il nostro bambino.
Lui non capisce i miei sospiri, nonostante ce la stia mettendo davvero tutta. E io,  loquace e solare since il giorno in cui sono nata, non ho più parole. Ma solo e continuativamente sospiri appunto. Provo a formulare una frase, un concetto, a dare spazio alle emozioni, a lasciarle fluire nel mare magno della vita mia e sua e nostra; ma poi si alza il vento improvvisamente, e viene burrasca, e ciao. Di conseguenza mi sono messa d'impegno, decidendo di non parlare più così tanto, così sempre, così di tutto. Ma devo aver sbagliato ad un certo punto, perché la strategia fa acqua da tutte le parti ragazzi.

C'è qualcosa che non gira, un buco un po' troppo nero da riempire con la grazia e le nausee della mia gravidanza. Amo questo bambino, che ha pure un bellissimo nome da qualche tempo, lo interrogo di nascosto sotto la doccia il mattino presto "Gabriele, sei sveglio? Possiamo parlare un po?". E finisce che consumo tutta l'acqua calda, chiacchierando e ridendo con un cucciolo d'uomo che spero erediterà il mio sorriso tra le altre cose.

Con il padre di Gabriele, finita la doccia, cado nel mutismo. Bevo il caffè e sono a disagio, addento il toast e sono a disagio, mi tolgo il pigiama e sono nuovamente a disagio. Esco, lo bacio appena, e le mie labbra sono talmente a disagio per tutto il disagio accumulato in una sola ora che scappo verso la metro.
Poi vago per la città, poiché sono in aspettativa e non ho un ufficio dove andare alle 9 am.
E penso, come vi raccontavo all'inizio, penso senza mai fermarmi.

Something has changed. Ma non sono pronta a trovare soluzioni, prendere decisioni.
Qualcosa è cambiato, vorrei solo se ne accorgesse anche lui senza doverlo per forza affrontare con la spada e il sorriso che mi contraddistingue e che nostro figlio avrà stampato in viso.

Penso e penso e penso, e ho come la sensazione che 'sto giro staremo male un po' tutti.


venerdì 3 maggio 2013

Post it #15

Ciao lettori.
Se vi ricordate, i due piccioni "prendi e molla, anzi per l'esattezza prendimi e mollami quando ti pare che tanto poi ad una certa vedi che mi stanco pure io" sono incinti. Non sempre ed esattamente felici, però incinti.
L'ultima storia della saga era qui post it #14

Enjoy Eleanor e tutte le sue riflessioni sul girovita che fu.


Mia madre.... non vi ho mai parlato di mia madre.
Dicevo: mia madre non si dà pace. Mi vede triste, abbattuta, stanca, pallida, verde delle volte.
Eleanor, cosa c'è che non va?
Mamma, mi hai dato la vita. Perché vuoi togliermela ora che porto 12 kg in più sul davanti e abbraccio le salviette del bagno come la coperta di Snoopy?
Eleanor, perché mi tratti così? Vorrei solo vederti felice, per una volta!
Mamma. Allora, a parole mie, che con le tue proprio non ce la faccio: devi lasciarmi stare, fartene una ragione, assillare il cane della vicina, ed evitare soprattutto di guardarmi come se stessi vedendo Michael Jackson nero, cioè in modo sbalordito.
Eleanor io non... non ... comunque, che nome avete scelto?
Giacomo.
Ah.
Ti fa cacare, lo so, piantala di fingere.
Non ho detto niente.
Bugiarda... guardami e dimmi che ti piace.
No cosa c'entra, deve piacere a voi.
Eeeesatto! Ci piace tanto, già ci immaginiamo mentre lo cerchiamo infrattato da qualche parte al parchetto "Giacominoooo! Dove sei Giacomino!? Vieni qui Giacco Giacco che la nonna ti porta..."
Giacco Giacco!?
E' il diminutivo! Non ti piace?
No no, se piace a voi, per me va benissimo.
Eeeesatto due volte! Comunque, sennò, abbiamo anche dei nomi di riserva.
Ah.
Già.
Che sarebbero...?
Ma non ti andava bene tutto basta che piaccia a noi?
Sì sì, chiedevo.
Quindi te li dico o che?
Dimmeli dai.

Osservo mia madre: mi ha proibito molte cose in passato, dal trucco pesante il sabato sera, alla discoteca a Rimini, fino alle sigarette. Mi ha pettinata fino a farmi lo scalpo da bambina: esorcizzava il nervoso e le litigate con papà a colpi di spazzola. Mi ha costretta ad indossare scarpette di vernice e calze bianche (contemporaneamente intendo). Mi ha inculcato la paranoia per le rughe; credo di essere stata l'unica adolescente con crema protezione 30 sotto il sole di Viareggio. Pallida come il latte, ma mi ringrazierai: questo diceva; ma non è mai accaduto ovviamente.
E' in piedi al lavello della sua cucina, aspettava questa gravidanza da anni, ed è sinceramente infelice nel vedermi trascinare il mio pancione senza particolare entusiasmo.
Non riesco a mentirle però: sono spaventata, questo bambino mi sta ciucciando le forze da tanto, e non è ancora venuto fuori. Sono preoccupata, e vorrei piantarla di sognarlo la notte con 12 dita e due teste.
Sono in ansia, e mancano solo due o tre settimane, dipende se abbiamo fatto i conti bene e se il bimbo esce giusto o resta in stand by.

Ok mamma, si chiamerà Gabriele. Che dici?
Gabriele?
Sì, mi è venuto in mente una sera, erano le otto circa e stavo cucinando per due. Ad una certa il bimbo ha calciato, e ho avuto un'apparizione lì, tra il tg di Chicco Mentana e la pasta con il sugo al tonno.
Eleanor, non cambierai mai.
Eeeeesatto tre volte. Grandi progressi mamma, anzi nonna :)

martedì 23 aprile 2013

Young, Little, Not Scented Teenager

Ciao lettori
ho incontrato una nuova guerriera in città.
In metro, seduta senza riuscire a toccare il pavimento con le snakers, sorriso impavido.
Ve la descrivo, affinché anche voi ritroviate lo spirito docile delle lotta dura ma leale.

Enjoy 13 anni!


La pelle un po' sudata, per la fatica , forse, immagino, invento anche, dell'allenamento di pallavolo. O ginnastica artistica: su e giù dalla trave, sai che palle.
I fuseaux, non i leggins. Lo zaino tra le gambe, mezzo aperto perché la fretta è sempre amica dei ladri metropolitani. Penso "Chiudi lo zaino, giovane guerriera". Ma niente superpoteri 'sto giro, la ragazzina non mi ha sentita.
Comunque, poco importa. La felpa ce l'ha appoggiata al braccio, si gira i pollici, senza noia.
Sono le otto di sera, è sola e nessuno la sta chiamando. Non chatta, non scatta, non ascolta neppure musica.
Osserva i pendolari, questi vecchi vecchissimi quasi come Giorgio N. al secondo mandato, per darvi un'idea dell'anzianità che la circonda.
Lei è un fiore con qualche brufoletto: zone rosa su un prato bianco bianco. Non profuma, ma non puzza neppure. E su questo vagone della metro è già un valore aggiunto.

La guardo come se avessi mille anni più di lei, chiedendomi perché: possibile che sia passato tanto tempo da quando portavo l'apparecchio? Conto alla rovescia, elaboro qualche  immagine, ma la memoria mi tradisce.

Finalmente ci arrivo, scendendo dal treno: il tempo può tutto.
In fondo, pensateci bene,  #13 anni sono come #31 al contrario.

lunedì 15 aprile 2013

Post it #14

Ciao lettori,
vi avevo messo a riposo qui http://obissiboi.blogspot.it/2013/03/post-it-13.html.
Ora Eleanor, ti prego, ascolta queste parole.
Love Story goes on per la felicità del mondo intero.

Enjoy!


Dove trovi la forza. Mi giro questa domanda da un po' di tempo, da quando ho capito di amarti e di essere amato. Non vorrei averti fatta soffrire, Eleanor; di certo non così tanto, di sicuro non così stupidamente. Seguendo un copione che molti recitano, ora dovrei forse aggiungere che sono stato uno sciocco, ma che era solo paura la mia. Ma i tuoi occhi, spalancandosi alla luce di questa primavera, in sella al drago, capirebbero le bugie. E mi uccideresti, bevendo il mio sangue caldo e amaro, e danzeresti al sole, e mi lasceresti seccare. Arido come sono sempre stato, avrei la fine che solo tu sapresti darmi.

Quindi no: io non ti ho mai temuta, anzi. Sapevo invece di tenerti in pugno, e stringevo e stringevo e stringevo: sei un'infinita fonte d'acqua fresca e dolce, i tuoi occhi non mentono a riguardo. Ti ho voluto bene anche, e ti ho sempre allontanata quando diventavi pesante, si dice così in gergo no!?; quando oltre alla dolcezza volevi passarmi anche progetti, paranoia, problemi, decisione, e infine scelte. Ad ogni bivio, ad ogni presa di posizione, avvertivo la stessa sensazione alla bocca dello stomaco: "che due coglioni questa".
Mi sono preso gioco di te... No, non direi esattamente così. Piuttosto mi solo lasciato consolare dal suono della tua risata, dal respiro pesante nel sonno, dal fruscio dei vestiti che ti toglievi docile.

Poi è accaduto l'inaspettato, mi sei rimasta incinta. Sono io il padre, non sono io il padre, mah non lo so, capirai che ci eravamo anche lasciati, vedi che non ho mai dismesso le mutandine che piacevano tanto a te ma anche ad altri, dai fammi fare il test. Ok sono io che ho vinto il boero, the creatura is mine.
Tra due mesi, ci siamo. E adesso sì, mi cago sotto. Ingoio litri di codardia ogni volta che ti vedo accarezzare la pancia, parlare con un palloncino in espansione sotto uno strato di pelle fragile, cullare il tuo seno gonfio, raccoglierti i capelli, lavarti i denti e fare pipì. Ogni gesto diventa brivido. Zero eccitazione, tanta insicurezza. Eppure, finalmente, ora capisco quello che mi è sempre sfuggito: sento il vortice delle tue paure, il dolore che ti provoca il futuro di un bambino a cui non sai neppure che nome dare, la nausea che ti coglie davanti al tuo dolce preferito. E mi piace, mi piace come non mi è mai piaciuto niente altro.
Sei sempre stata molto semplice, e io sarò sempre un po' troppo codardo per ammettere che quello complicato sono io.

Comunque ti amo, e sono felice tu l'abbia capito molto prima di me.
Ti aspetto a casa.


domenica 3 marzo 2013

POST-IT #13

Ciao lettori,
se avete sofferto in questo mese di lontananza forzata, sappiate non siete stati gli unici: ANCHE IO MI SONO MANCATA MOLTISSIMO.
Eleanor sta per diventare un dirigibile, ricordate? >>> ***The Last Eleanor***

Enjoy marzo, e poi aprile.


Esco a pranzo con mio padre, per discutere pacatamente del mio futuro. E' sempre molto preoccupato per me, per la mia felicità presumo, per il mio bambino: sebbene siano mesi che non ci parliamo, o vediamo, so esattamente dove andremo a finire, tra il l'insalata e il dolce.
>>> SEI INCINTA ELEANOR, AFFRONTALO. <<<
Mio padre, vi faccio una brevissima premessa, ama "affrontare le situazioni", si gasa, sprigiona calore davanti alle "situazioni da affrontare". Non arretra, per lo meno non l'ha mai fatto con me, non trasmette emozioni, mantiene lo sguardo fisso e incazzato fino a che non apro bocca. Quindi sì, mi fa ancora paura.

Si inizia a vedere in effetti...
A che mese sei?
Quinto.
Si vede da tre mesi almeno allora.
Papà per favore, non...
Tra quattro mesi, otto se sganci prima, avrai un figlio. Cosa.hai.intenzione.di.fare?

Qui passa una decina di minuti in cui la cameriera ci chiede se desideriamo la carta dei dolci, mio padre dice no grazie, io dico sì grazie, la cameriera sorride e porta la carta, papà non la apre neppure, io ho un conato di vomito e mi dirigo alla toilette, papà mi attende alla porta del cesso chiedendomi come va, io guardo il buco dello scarico e piango un po' pensando alla tristezza di quella situazione da affrontare, al bambino che ho deciso di tenere, alla desolazione delle nausee improvvise. Torniamo entrambi al nostro tavolo, e riprendiamo.

Vomiti spesso?
Ahahahaha. Sì, ma non dipende dalla gravidanza questo, ahahaha.
Non hai preso molto peso, oltre alla pancia... Sei andata dal medico, sei sotto controllo...?
Sì, ho una ginecologa, non pensavo di partire in una stalla se...
Piantala.
Ok, scusa.
Quindi, avrai una o un...
Un.
Ah un... un... un...

Qui si aggiungono dieci minuti di commozione privi di dialogo. La roccia che pensavo indistruttibile, si sgretola di fronte alla concreta possibilità ormai molto reale di avere un nipote maschio entro l'estate. Piange di felicità, trascinandomi a tradimento. Ho un cuore anche io, e sta mi sta esplodendo sotto il petto. E a quel punto accade: "affronto la situazione".

Papà... papà ho pensato a tutto, e l'ho fatto per il mio bene, otre che per il suo. Non siamo allo sbaraglio, non siamo alla deriva. Ci sto lavorando, e non c'è alcun motivo per cui tu ti debba preoccupare. Non è stato difficile. Non ci sono complicazioni al momento, il bambino è sano, e al di là del vomito, come puoi vedere, vado alla grande. Sto ancora lavorando, avrò i mesi di aspettativa, e sono tranquilla. Continuerò a vivere nella mia casa, non da sola però. Il padre del bambino è già da me: stavamo insieme quando è successo... E' una storia lunga, se la vuoi sentire te la racconto, ma sì, la versione accorciata è che noi due stiamo insieme. 
Sono realista, pragmatica come non pensavo sarei mai stata, e molto serena. 
Affronto tutto, non tralascio nulla, non mi stanco troppo, gestisco l'ansia, ho smesso di fumare e bevo più latte.
Una cosa per volta. 
Ho preso in mano la mia vita, papà. 

La cameriera è fortemente imbarazzata. Vorrebbe chiederci se gradiamo un caffè, ma non sa se sia il caso, perché quello che non sapete, ma che forse avete intuito, è che io e mio padre siamo molto simili, e abbiamo questa attitudine: affrontiamo le nostre vite con pari forza e sensibilità, ragione e sentimento, decisione e calma. 

lunedì 28 gennaio 2013

P come Per Sempre

Ciao lettori, specialmente due di voi.
Con un po' di ritardo, una storia fucsia ciniglia per tutti voi.

Enjoy little p.



Mammina! Mammina! Mammina! Mi racconti di quando sono venuta al mondo? (nb. questa piccola bimba possiede un QI superiore alla media intergalattica dei QI finora calcolati).

Certo, siediti composta e mangia questo buonissimo mandarino nel frattempo.

La bambina si siede come meglio può: tra i gattoni con cui è cresciuta, due bestie molto morbide ed indipendenti, che le hanno insegnato a dire le parolacce ai bambini del parchetto. Non tutti eh, solo quelli che i telegiornali definiscono 'bulli', ma noi chiameremo 'stronzi di ogni età e dimensioni e mole'.

La bambina finisce il mandarino, e guarda le mani della mamma. Tira i folti capelli in un nastro nero, sorride a fossetta, esclama 'Siamo pronte adesso'.

Un tempo lontano, io ero una giovane ragazzina riccioluta, andavo al liceo, avevo molte amiche, ero una gran figa. E di questo mi sarai grata, amore. Dicevo, avevo jeans e ripiani di versioni di latino, ho passato i tempi bui, e zac! ho incontrato dopo alcune peripezie, che non sto qui a raccontare, un bell'uomo. E l'ho fatto mio. E gli ho detto 'Noi due ci ameremo tanto sai'. E lui mi ha risposto 'Noi due avremo una casa nostra con tante foto bellissime alle pareti'. E io gli dissi 'Noi andremo al mare, perché è da lì che vengo'. E lui mi disse 'Noi avremo una figlia'. E io gli dissi 'Noi ce l'abbiamo già'. Gli presi la mano, e la posai sulla mia pancia piattissima a tartaruga che tesoro fidati, Kate Moss mi sta ancora ad invidiare.

Sotto quel sottilissimo strato di pelle, sotto il mio piercing da quindicenne, sotto la maglietta con il numero 46 che conservo come il Santo Gral, sotto tutto questo, c'eri tu.

La nana con gli occhi uguali a quelli del fratello della mamma (piano della realtà) ma che, ricordiamolo a tutti, aveva anche qualcosa del papà eh!, fisso i ricci ribelli della mamma.

Oh santo cielo, mamma! Mi stai dicendo che io sono stata dentro di te!? Nascosta qui in mezzo al fegato e allo stomaco? Strano, non ricordo molto di quei giorni... e sì che io ho un'ottima memoria. No, mamy?

In quel momento entra papà, questo omone samurai (licenza poetica), e la mamma gli dice 'Nostra figlia si chiede come mai non ricordi nulla del periodo in cui alloggiava qui dentro. Hai qualcosa da dire, Dave?'

Il papà, che venne scelto all'epoca tra mille pretendenti proprio per la prontezza di riflessi e l'ingegno e la bellezza sovrumana, prese tra le braccia la piccola nana vestita di ciniglia (nb. la scrittrice rivendica e rivendicherà per sempre di aver passato alla baby from Brianza un gusto originale in merito al vestiario e ai tessuti. ciao!).

'Allora, capiamoci'
'Dimmi tutto papi'
'Eri lì dentro davvero, la mamma non ti ha preso per i fondelli'
'Non dubitavo papi'
'Però mentre eri lì, eri anche da un'altra parte'
'Really!? (la nana è bilingue da quando era alta 59 cm)'
'Il tuo cervello, per formarsi, per capire meglio, per crescere ed essere aperto e originale e indipendente e gentile e cortese e...'
'Papi ho afferrato, vai pure avanti'
'...era sotto milioni di litri di acqua, e polvere argentata e smarties. Assorbiva il gusto delle cose, carpiva il segreto della magia, assaporava dolcetti deliziosi. I tuoi ricordi si stavano formando, le tue sensazioni elaborando. Per permetterti di arrivare qui Ready To Go. Mi sono spiegato un po'?

Questa bambina, che se la vedeste non stareste qui a leggere, ma correreste a baciarla tutta, questa bambina si lasciò cadere mollemente sul torace del papà, gli prese il viso tra le mani, guardò la mamma, rimasta al loro fianco. E pensò con tutte le sue forze ' Mai e poi mai dimenticherò questi due pazzi che hanno permesso finissi sotto una mare di zucchero, intelligenza, e amore'.

FINE. O INIZIO, come preferite.

venerdì 25 gennaio 2013

Declaration number xxx

Ciao lettori.
Declaration of.
Soundtrack and Inspiration here DRIVE

Enjoy Friday and Saturday and Sunday too.


Mi basta osservare i tuoi occhi assenti e farti l'occhiolino, per innescare la scintilla, posizionare la bomba, stare a guardare l'impercettibile movimento delle tue spalle, e il sorriso soffocato nel caffè. Non è come quando ci siamo conosciuti, è meglio. Non è come l'avevo ipotizzato, è più forte. Non è affatto semplice, ma è più bello. Preparo l'acqua calda per il bagno, cerco i sali, socchiudo la finestra, aumento il vapore, muoio di caldo anche. Non vedo oltre il mio naso, finalmente ci sono solo io e il rumore dello sciacquone.
Nell'altra stanza sento qualcosa, mi affaccio 'Sei tu?'. 'Sono io'.

Sai quando mi arricciavo i capelli, ieri notte, e non prendevo sonno, ed ero stanca morta? Stavo pensando al nostro primo bacio. Tu lo ricordi? Riconosco le pareti della stanza che vedo, sono quasi certa sul colore delle mie calze, e sicuramente sul tuo profumo. Avevamo visto un film, io vedo sempre film del resto. E niente, mi era venuta una voglia di spingerti contro le porte antipanico, che però si sarebbero aperte, facendoci cadere davanti a tutti quegli sconosciuti. Così mi sono semplicemente seduta accanto a te, a 10 cm di distanza, stando molto attenta a non sfiorare la lana del tuo maglione. Avrei sbarellato. Poi evidentemente le cose si fanno sempre in due, e mi hai spinta su contro le porte di casa. Cavolo, ti credo che non riuscivo ad addormentarmi.

Non voglio invecchiare con te. Voglio rimanere sempre giovane, sempre liscia e morbida, sempre attaccata e sudata. Voglio una perenne giovinezza, voglio un'età dolce e ingenua, voglio una luce gialla e voglio un costume verde acqua e voglio un pranzo al sacco con l'estathé e voglio poter decidere quando fermarci, quando ricominciare, quando rifare da capo. Voglio tanti sbagli, voglio molto amore. Voglio la storia più realistica che si possa inventare, voglio il meglio che possiamo costruire, e, infine, voglio danzare lentissima su una piastrella, in una piazza deserta, il 20 di agosto di ogni anno, attorno le 5 del mattino o giù di lì. Voglio trovare le tue spalle e scoprire se anche tu senti l'odore del mare salire.
Voglio stare bene, come sto bene ora.

Ciao amore,
tua Eloise


martedì 22 gennaio 2013

POST-it #12

Ciao lettori.
Eleanor, che bel nome per una donna piena di grazia e bestemmie.
Breve resume per facilitarvi il compito: sono tornati insieme, lei finge come se non ci fosse un Armageddon da fronteggiare, qualcosa è successo l'ultima volta però (here the last tale POST-IT #11).

Enjoy la vita che vi è capitata.

Aspetto un figlio, o una figlia, non l'ho ancora scoperto. Il mio ritrovato fidanzato non sa neppure che sono gravida, quindi mi sento già un passo avanti rispetto a lui. L'altro, il terzo uomo cui vi accennavo qualche tempo fa,  non ne parliamo: lo evito da due o tre settimane. Non so a che punto tutto si sia complicato, ho perso di vista la condotta integerrima e mi sono ritrovata nella merda. Non sono sola, potrei condividere questa nuova esperienza che alcuni ho sentito chiamare 'il dono più grande delle donne' con un uomo che per il momento non mi ha ancora lasciata. Sapete... mi guarda stranamente, dalla mattina alla sera: ha un'espressione nuova sul viso, è rilassato, dice cose come 'guarda che bel cane', 'ci facciamo un toast per cena', 'vediamo cosa danno in tv'. Sono segni evidenti di pazzia, la sua: è sempre stato un animale selvatico, ovviamente solitario, estraneo alle pratiche della coppia, incapace di cogliere un solo desiderio - per me così evidente - sulla mia fronte corrucciata. Ora mi ama dalle 7 alle 24, e, sebbene non abbia ancora azzardato il più dolce dei 'ti amo Eleanor', mi lancia queste frasi di convivenza regolare e priva di ansie e paure e bassezze e stragi e giochini e dolori notturni e lacrime sotto la doccia e, soprattutto, assordanti silenzi.

Non so quanto reggo, ve lo confido. Inizio a crederci, e se mi fotte un'altra volta ancora mi taglio i capelli, li vendo per acquistare una piccola ma scintillante Beretta, e mi sparo. Se tornerà a  farmi male come ha sempre fatto, se gliene darò l'occasione, se mi tarperà le ali dell'indifferenza che gli accordo ogni singolo giorno, se passerà la linea che ho deciso di tracciare, io mi dovrò uccidere.

Non penso abbia capito il dilemma che vivo, non so, non mi sembra. Facciamo l'amore intesamente, sorrido alle sue battute, litighiamo q.b., siamo una perfetta coppia campione per possibili sondaggi sul futuro delle relazioni nazionali in tempi di recessione.

Solo il bambino che porto in pancia potrebbe aiutarmi a capire meglio: posso tornare a fidarmi di me stessa e ammettere di amare questo uomo con ogni poro che la natura mi ha concesso, e ogni capello che spazzolo con cura? Sono indecisa, poco lucida, eppure, ieri l'altro, assaggiando la torta di carote di mia madre, ero incredibilmente felice. Sono ingrassata già di due chili.

mercoledì 16 gennaio 2013

POST IT #11

Ciao Lettori.
Eleanor attraversa il mare magnum della vita con cipiglio. 
Eravate qui se avete seguito il passo >>> POST #10
Sennò recuperate.

Enjoy.

Siamo tornati insieme, perché le chiamate stavano diventando eccessivamente ripetitive. La noia di un non rapporto può uccidere, uccidermi. Lui si lagnava, lui si domandava. Sono passate... sono passate.... sono passate... non ricordo quante settimane siano passate, e la cosa di per sé segnala una crepa nel sistema. Io lo amavo, io l'ho amato. Io mi sono fatta sfanculare tante volte, leccandomi le ferite e il sangue coagulato in solitudine.

Eppure ora è tornato a me, con un entusiasmo da record, attenzioni insperate, e un profumo nuovo che mi fa pensare 'ma sei tu o non sei tu..?!' ogni volta che si avvicina. Non vorrei essere precipitosa, ma non lo amo più. E non è una questione di orgoglio, quello non ce l'ho. Ma le cose cambiano, tutto qui. Il dispiacere che provo è abbastanza. Cavolo, io pendevo dai suoi calzini, cioè strisciavo. Non ho mai cercato troppe spiegazioni alla nostra relazione zoppicante, perché ad una certa ti rendi conto con che uomo hai deciso di avere a che fare. Il mio principe aveva dimenticato le buone maniere, la propensione al dialogo, la cura e il tatto. Non potevo farglielo notare continuamente, lasciavo cautamente perdere, godendomi tutto il resto.

Tutto il resto,  ve lo spiego, adesso è pari a zero assoluto. Esaurito, o risucchiato, se come immagine vi suona migliore. C'era una volta, oggi non c'è più.

Quindi sì, ci sono tornata insieme, e nel frattempo esco con uno che ovviamente non esiste per il mio ritrovato principe. Ho il piede in due staffe, e cavalco meglio di quando non lo cornificavo e mi facevo mollare ogni cambio di mese del calendario.

Non mi sento costretta da niente e nessuno, non ammorbo amiche per la mia vita da compagna fedifraga, e sto sempre bene attenta coi nomi: "amore" e via.

Sono sicura, non la farò franca: credo nel karma, tutto mi tornerà  a bomba nel momento inaspettato.
Ma posso scegliere di vivere sulla base di quello che mi capiterà perché vado a letto con due uomini di cui non sono innamorata, non me ne frega sostanzialmente niente, e non ricordo sempre il nome?

Intanto ho un ritardo, un tipo di ritardo femminile. Il karma sta già facendo il suo giro, visto?


venerdì 4 gennaio 2013

POST #10

Ciao lettori,
la nostra paladina parla con le piante sul davanzale. 
Siccome è passato un po' tempo, vi indico dove trovare il penultimo capitolo >>> HERE

Enjoy her Beautiful Mind (Beautiful Mind non è una citazione casuale, ci tenevo ad esplicitarlo per i più distratti. Ciao!).



Non posso dire di stare bene, visto che ho l'aspettativa che tu, adesso, mi risponda.
Mi trovi ingrassata, mh!? Mio nonno dice che non ho più sedere, eppure hai presente i jeans blu scuro che ho comprato anche se di una taglia più piccola qualche mese fa? Hai presente? Non mi entrano. Erano una taglia in meno già allora, ok, è vero. Ma avevo un piano per smaltire l'adipe sulle anche. Ho fallito.

Beh tesoro sì, ho fallito anche nella tinta dei capelli, nel taglio dei capelli, nello shampoo fortificante per i capelli, nel balsamo antiforfora per i capelli. Mi raso a zero.

Poi ho toppato un paio di volte passando per errore in qualche ZTL, e dimenticando la patente nello scambio delle borse. Ma qui ho già pagato; archiviamo con successo.

Ho bruciato una torta salata, due frittate, quella bistecca da 5 euro, e la manica di un maglione.

Ho perso le perle di mia madre. E per questo la mia anima dissociata (una delle due) sta già bruciando all'inferno.

Ho comprato un biglietto per l'Opera, e non ci sono andata. Me ne sono scordata. Anche se in questo caso potrei anche dire che non ricordo neppure perché volessi andare all'Opera. Mezzo fail.

Ho smarrito un uomo. Uno importante, come tanti altri certo, non l'unico e solo, non un eroe, non un presidente degli Stati Uniti. Ma era mio, e qui l'aggettivo non indica possesso, attenzione eh. Non lo volevo a tutti i costi, non gli piacevo sempre, non avevo pretese. Non l'ho mai guardato canticchiando nella testa 'I will always love you", giuro, credimi. E mi ha fatto molto male, la maggior parte delle volte senza accorgersene. Per indifferenza, e io odio l'indifferenza. Detesto il miele che copre la mancanza di empatia; il ragionamento che, per non complicarsi, galleggia come gli stronzi nelle turche dei bar. Aggiungo che mi ha sempre e per sempre lasciata lui; ho nutrito il forte dubbio, alla bah quarta o quinta fois, che stesse cercando di infrangere un record.
E invece - mi stai ascoltando? - invece lui era l'anello debole della nostra relazione. Niente di più banale che un ragazzo/uomo incapace di amarmi come avrei meritato, oltre che desiderato.

Quindi, ora che continua a chiamarmi, con quella stessa indifferenza di fondo con cui un giorno mi ha conquistata, recito alla perfezione il ruoloassegnatomi nella Commedia degli Orrori. Sono raggiante, affabile, dolce, gentile, paziente. Mi resta solo da capire se questo rappresenti un fallimento o una piccola, ed invisibile, conquista personale.

Buon anno, pianticina.