domenica 29 dicembre 2013

Auguri!

Ciao lettori

Non siamo molto produttivi in queste vacanze natalizie. Ci siamo immersi nella lettura, un po' faticosa, delle interviste a David Foster Wallace, prima di affrontare 'Infinite Jest'. La paura di non essere all'altezza di un autore appena conosciuto, ma che ci piace, e che - senza modestia, riteniamo molto simile a noi, evidentemente ci ha fatto venire la tremarella da pagina bianca.
Quindi abbiamo scelto di confidarvi un segreto: consideratelo pure il nostro regalo di Natale passato, presente e futuro (Charles Dickens, che genio).

Enjoy "How To Write a Little Tale".


Vorrei che vi concentraste su un particolare insignificante, ritagliandolo seguendone i bordi, con precisione e un po'di cura. Potrebbe essere un cucchiaio di legno lasciato vicino ai fornelli, dove l'acqua bolle e l'arrosto si cuoce senza fretta. Oppure il cuscino che usate per dormire, o il pigiama a terra - lo lasciate a terra, no? Non lo lasciamo tutti per terra!? No!? You, liars!
Avete scelto? Bene.
Ora potremmo iniziare a descrivere il particolare che avete selezionato: elencatene le caratteristiche evidenti, il colore, la forma, il profumo, la consistenza, il gusto. Scrivete tutto, non abbiate timore di scrivere troppo; scrivere fa bene, aiuta la produzione di endorfine, vi rende i capelli lucenti come quelli di Dita Von Teese, e soprattutto vi permette di non dimenticare il dimenticabile, il trascurabile, il superfluo e l'insignificante.
Andiamo avanti.
Adesso lasciate stare la descrizione puntigliosa e probabilmente eccessiva che avete appena messo nero su bianco, e richiamate una sensazione, un sentimento meglio ancora, non necessariamente personale, ma sincero. Dovrebbe essere, per darvi un aiuto, qualcosa che avete provato e che vi è rimasto impresso nella memoria, come accade quando sentite una canzone e pensate ad un ragazzo, leccate un gelato alla stracciatella e vi ritrovate sulla spiaggia di Marina di Massa negli anni Novanta con un costume monopezzo lilla con le balze ai lati, entrate in una stanza mai visitata prima ma il colore della tappezzeria vi rimbalza al profumo della pelle di nonna appena insaponato con le scaglie di Marsiglia. Una cosa così: veloce, immediata, semplice e, appunto, per voi sincera.
A questo punto provate ad unire il particolare descritto all'inizio e l'emozione. Ovvero scrivete di un mestolo da cucina che scatena un litigio tra una coppia anziana, oppure delle piume di un cuscino che strusciano sulla schiena di due giovani e sudatissimi teenager, o di un pigiama dimenticato sul pavimento la mattina di un giorno come tanti, ma terminato con una notizia bomba per la vita del suo proprietario.
Spero di aver reso l'idea, perché non saprei spiegarvelo meglio.

Come vedete non c'è magia in questo procedimento, anzi. La consapevolezza di una routine, di un esercizio ripetuto, di un metodo, è tutt'altro che magica: nessuna epifania in da house.

E qui, arriviamo al vero segreto in serbo.
Non scrivono i disperati, i depressi, i delusi, gli sbandati. Anzi, meglio: scrivono tutti, anche e forse di più i disperati, i depressi, i delusi e gli sbandati, ma questo non è affar vostro.

Scrivere è bello, e sono in grado di farlo anche le persone felici, appagate, esteticamente affascinanti, di successo, serene e in sella al drago.
Quindi ecco il nostro consiglio, assolutamente non richiesto, di fine anno: se non l'avete mai fatto, e avete superato l'adolescenza, non iniziate a scrivere se siete in una fase difficile della vostra vita. Avere quattordici anni e i brufoli e una delusione amorosa in corso è un conto, essere stati licenziati o traditi o abbandonati è un altro discorso. Vi ho appena insegnato a scrivere una piccola e totalmente inutile storia per gli altri, non il diario segreto di Bridget Jones.

Auguri cari lettori.

martedì 17 dicembre 2013

Una coroncina di trifogli

Ciao lettori

Abbiamo ricevuto una boom boom news che ci ha lasciati leggermente scombussolati. 
Questa storia l'avevamo iniziata prima che il trenino ci centrasse. Se avvertite un cambio di registro, un momento di spaesamento, un attimo di disorientamento, non siete voi, ma sono io.

Enjoy età adulta.



Crescere e diventare adulti, amore, è una figata. Starsene a casa a cuocere spaghetti al sugo, controllare le scadenze dello yogurt, parlare con la portinaia che mi sgrida per un'innocente infrazione nella raccolta differenziata e ascoltare la tv troppo alta del vicino sono occupazioni decisamente rilassanti. Non ammazzo il tempo e non aspetto niente e nessuno. Veleggio come il vascello di Sua Maestà, in mari a volte avversi; ma la ciurma non ha mai paura con me. Sono diventata il comandante supremo, conosco i marinai per nome. E' facile capire perché mi amino: rappresento il loro rifugio sicuro e ho sempre un sorriso per ciascuno di loro. Niente panico, la balena bianca la lasciamo in pace, il tempo della guerra è finito, soprattutto navighiamo perché abbiamo scoperto che di notte, tra le onde, ci si culla meglio.

I nostri cerbiatti sono molto divertenti, nel senso di spiritosi: se non fossero miei, mi vanterei più di quanto mi sia concesso fare. Al parco giocano con tutti e tutto: lanciano palle a bambini che non vogliono stare con loro, insistendo affinché gli prestino attenzione, strizzando occhietti ed elargendo supersorrisi sdentati. Su questo punto, lo ammetto, ho ancora problemi: pensano tutti siano amici di tutti, e leccano i gelati degli altri come se fosse la cosa più normale da fare, durante la merenda.

I nostri bambini sono buoni e molto ma molto ma molto forti. L'altro giorno mi hanno regalato una coroncina di trifogli: cercavano quadrifogli, 'ma non ce ne sono mamma, scusa'. Questo non significa che si accontentano di quello che trovano, semplicemente evitano di lamentarsi se, ogni tanto, hanno meno fortuna degli altri. A me non sempre riesce questo movimento di bacino deciso, questo cambio di passo repentino, questa cresta orgogliosa e altissima in cielo. Quindi sì, sono potentissimi, e le loro corna stanno già spuntando sotto i ciuffetti di soffice pelo invernale.

La vita adulta è bellissima, ed è strano che l'abbia scoperto seduta su una panchina del parco comunale con una coroncina di trifogli tra i capelli.