sabato 12 settembre 2015

Come la lava di un vulcano

Ciao lettori.

Qualcosa mi suggerisce che le foglie ingialliscono, le temperature si abbassano, ma le #Margherite continuano a fiorire sul davanzale della mia fantasia.

Enjoy Vivi's brand new sistah, in questa storia dedicata alla passione folle per la vita che mi s'insinuò prepotente tra un dente da latte e l'altro.


Non è autunno, eppure leggo ovunque che l’estate è finita.
Bugia!, per citare la mia amata figlia unica.
E’ una bugia in effetti; per lei che ha tre anni o poco meno lo è, ed io non riesco a spiegarle con una favola delle mie il significato della parola sensazione sotto pelle.

La stagione di mezzo - il tempo che collega i primi giorni di settembre all’inizio ufficiale dell’autunno, la percepisci, ma difficilmente puoi farla capire a una babylady che si rigira il mondo in una mano sporca di fili d’erba.
Vivienne è diventata una bambina loquace, e sta attraversando la fase che personalmente mi ricorda lo stream of consciousness di Joyce: dice quello che le pare, a non importa chi, con un lessico poco forbito ma efficace, colmo di passione e saliva. Rabbia, dolore fisico, nostalgia e malinconia, euforia da dolce a fine pranzo, amore insano per una formica che le solletica la gambetta: lei vive sull’onda, al momento senza affogarci dentro.
E’ più indipendente di qualche mese fa, gliene siamo tutti grati. In acqua, al mare questa estate, era a suo agio molto più che seduta sulla sabbia, e così la potevo osservare seduta con il didietro a bagnomaria, autonoma mentre - fiera - faceva pipì.

Sempre mentre ce la raccontavamo al mare, oltre a guardare Viv che imparava a dismettere il pannolino, ci è successa un’altra cosa.
Diventeremo nuovamente genitori. Paura eh!? Io non molta, azzarderei per la prima volta nella nostra vita di coppia. Non mi sento l’anello arrugginito della catena di montaggio, e non scricchiolo ad ogni cambiamento meteo.
Non saprei dirvi cosa sia cambiato. Amo molto quest’uomo, amo Vivienne in versione ruota libera di pensieri, amerò di certo la pulce in arrivo. I dubbi che avevo sono sostituiti da una lista di preoccupazioni e riflessioni e nottate trascorse a parlare con gli amichetti immaginari di Vivi, che non dorme più molto.

Tutto questo amore che provo non mi soffoca, e non mi fa più arrossire. Scorre denso nel mio intestino, come la lava del vulcano che cola a picco, adattandosi alle conche della montagna, colmando le buche del versante, lentamente percorre il proprio corso accidentale ma verso valle.

Non mi riconosco, non sono io questa reincarnazione del Buddha in corpo di donna, il mio compagno ogni tanto me lo chiede: se è la calma prima della tempesta, ti prego, dammi un segnale.

E', anche questa, una sensazione irreale, e poco identificabile con una serie di aggettivi. Così ho abbracciato Vivienne una sera di queste e le ho domandato se fosse felice, per specchiarmi nei suoi occhi tondi e capire cosa stia accadendo. Ha divagato, si è divincolata dal mio abbraccio morbido e ha camminato fino al bagno: da quando ha capito come fare pipì si atteggia da regina sul vasino e poco altro le interessa. Non ha ancora notato la mia nuova pancia di lava e scintille e amore, ma vorrei fosse suo padre a raccontarle che, passato l'inverno, avrà una sorella a cui tutti dovremo imparare a badare.

martedì 18 agosto 2015

La nuova arrivata

Ciao lettori

Enjoy the sequel.


Vorrei essere la figlia minore giusta all'interno di questa famiglia che trabocca d'amore e imprecisioni su cui tanto avete già letto, che è un organismo in grado di raggomitolarsi su se stesso non appena ai confini del regno arrivano segnali di pericoli, invasori, carestie e pesti maleodoranti.

Sono stata concepita in un giorno estivo, e arrivata in primavera: per mia madre, una scrittrice, un presagio. Sarei sbocciata, e quindi mi diedero il nome di Margherita. Resto sempre dell’idea sia stata una decisione un po’ banale: il nome di un fiore, per ricordare al mondo che sono nata nella stagione in cui la natura si ripiglia, e aprire una serie innumerevole di connessioni e coincidenze, suona come una pugno di cliché e poca fantasia.
Ma a mia sorella, poco più grande di me, piaceva, e così è stato.

Lei la conoscete, si chiama Vivienne. E’ caruccia, ha una bella voce squillante, e mi ha voluto molto bene nella stragrande maggioranza dei ricordi che conservo. Una normale, ma  molto speciale per i miei genitori. Qui iniziano i problemi per me, che in questo gruppo di persone sono stata un corpo estraneo fin da subito. Capita, ora che sono adulta e ho letto e ho frequentato altri esseri umani, so che capita e che è comune essere il lupo nero tra i cigni rosa. Allora però, da piccina bambolina fagottina, lo ignoravo e non pensavo sarebbe stato così difficile fare i conti con persone amabili e corrette.

Di buono, comunque, c’è che il mio nome mi piace, ed è così da sempre: si abbrevia facilmente, si allunga in modo delizioso, è dolce all’orecchio e gentile sul cuore. Mi si addice oltretutto, e non saprei trovarvi una sola occasione in cui, in preda alla rabbia, mi ci sia rivoltata contro.

Vivienne e mamma si somigliano molto, Vivienne e papà, piuf!, sono due gocce di sapone: loro non si parlano, si fanno le bolle da tanto si amano. Negano se glielo chiedete schiettamente o glielo fate notare durante una litigata silenziosa ed affilata attorno al tavolo all'ora di cena, ma non importa; vedrete sempre galleggiare la bolle color pastello quando si incontrano, e questa prova basta a se stessa.

Io sono stata voluta tantissimo, mi hanno cercata e coccolata fino allo sfinimento, eppure. Capita, anche questo: l’equilibrio tra chi nasce e chi accoglie non è una ciambella che sempre viene.
Così la mia vita è equidistante tanto dai miei genitori, quanto da mia sorella; un po’ come quella teoria delle rette parallele che non si incontreranno mai, per un tempo e uno spazio infiniti. Se non è un supplizio questo, non so cos’altro potrebbe esserlo per voi. Loro saranno sempre al mio fianco, pronti, amorevoli, geniali, originali e caldi, ma distanti.

Un giorno disgraziato ho provato a spiegarlo, a tutti e tre, e ho aperto una crisi che laggiù a Gaza sono dei dilettanti al confronto. Li ho trascinati nelle sabbie mobili con un’imboscata, ma – dovete credermi sulla parola, senza cattiveria. Diagnosticavo semplicemente alcune notevoli difficoltà insormontabili ma con cui avremmo dovuto convivere, poiché legati dal sangue. Stupiti hanno voluto approfondire, per capire e chiaramente capirmi, ma di base non avevo altro da aggiungere sull’argomento. Ho visto le acque aprirsi sulle nostre teste, e poi richiudersi in un lampo, e da allora sono un pesce che non emette suono comprensibile per loro.

Ho ventinove anni, vado avanti e indietro come tutti, santifico ogni festività sul calendario e mi scatto foto ricordo in vacanza, davanti agli oceani e ai piedi di monumenti storici, e la mia storia potrebbe non piacervi quanto quelle di Viv. Eppure amo e sono amata, e secondo me qualcosa di buono ne uscirà.

Buona lettura,
Marghertia

giovedì 5 marzo 2015

She talks with flowers and knows their secrets

Ciao lettori

Il primo racconto del 2015 è per Bea. In circa 13 mesi di vita ha imparato le parole fondamentali per un dialogo adulto e maturo e mai banale: no!, naaah, canguro e pinguino. Isn't she lovely?
Colonna sonora consigliata, per tutti, Waterfall, by Stone Roses

Enjoy fiori e filosofia spiccia :)


Un tempo non molto lontano, in una terra non molto distante, all'interno di una stanza luminosa, con la finestra aperta e le tende leggere ondulate dal vento fresco e dispettoso delle giornate di fine aprile, una bambina immaginava il proprio futuro.

Stava finendo i compiti di matematica, aveva già ripassato inglese e dentro di sé, molto dentro di sé, in un punto difficile da individuare nell'anatomia del corpo umano, avvertì una sensazione spettacolare quanto improvvisa e inspiegabile. Provò a darle un nome, ma non ci riuscì per molti anni a seguire, fino a che, un pomeriggio, annoiandosi a morte su un libro di filosofia, trovò la definizione calzante, che ad occhio e croce faceva così: 'la virtù è felicità in se stessa'.

Attenzione però! Questa bambina non era, a differenza del più celebre Nazareno, figlia di un dio e di una vergine madre, e neppure così precoce da discutere coi maestri, giù al tempio. Ma era una persona sensibile, e il centro di questa sensibilità così grande e forte per un essere umano alto appena 130 cm risiedeva lì, vicino alla virtù premio in se stessa.

Non posso dire fosse una bambina felice, non per lo meno nel modo in cui siete abituati a immaginare una bimba felice. Curiosa, faceva un sacco di domande; correva in cerchio fino a che la testa non le pulsava e i sensi si perdevano in una risata rumorosa, stringeva le mani dei suoi compagni di gioco e li riempiva di baci, leggeva silenziosa per riordinare i sentimenti e, quando cadeva, aveva imparato a rialzarsi, sollevata dal battito dei propri muscoli.

Non si sforzava di sorridere, eppure avreste detto avesse sempre un motivo per farlo: era una rosa gialla, un'orchidea aperta, un singolo petalo di margherita, una bacca rossa e liscia al tatto, un ago gelato in inverno, una grassissima pianta estiva. Parlava coi fiori e forse per questo odorava di terriccio e argilla, e cresceva assecondando il passaggio ciclico delle stagioni.

Il tempo passò e la bambina divenne grande come tutte le altre: più alta di un metro e trenta centimetri, più morbida sui fianchi, più sicura dopo ogni domanda.
Una sera stava finendo di scrivere una mail urgente; doveva ancora cucinarsi qualcosa, quando un punto non troppo preciso del corpo brillò, illuminando la stanza e le tende leggere e ondulate dal vento di quasi primavera.
Durò un minuto o poco meno, e comunque c'era la cena da preparare e la mail da chiudere in fretta, ma una sensazione conosciuta le galleggiò in superficie, molle le sfiorò la pancia, veloce salì fino al seno. 'La virtù è felicità in se stessa', disse tra sé e lo schermo del pc: controllò il calendario, e capì che il giardino si stava svegliando di nuovo.


giovedì 8 gennaio 2015

Je suis Charlie

Ciao lettori,
mi sono chiesta se facessi bene o male. Ma più passano le ore, più sono scossa e incredula.

Nessun storia: spero anche voi stiate leggendo e ascoltando quello che i giornali riportano, le opinioni di chi conosce più di noi, le testimonianze che aiutano a formarsi un'opinione, anche contraddittoria.
Quando non capisco, ho paura; ecco perché mi informo.

Il primo post del 2015 lo immaginavo diverso, ma il mio cuore è a Parigi.