giovedì 5 marzo 2015

She talks with flowers and knows their secrets

Ciao lettori

Il primo racconto del 2015 è per Bea. In circa 13 mesi di vita ha imparato le parole fondamentali per un dialogo adulto e maturo e mai banale: no!, naaah, canguro e pinguino. Isn't she lovely?
Colonna sonora consigliata, per tutti, Waterfall, by Stone Roses

Enjoy fiori e filosofia spiccia :)


Un tempo non molto lontano, in una terra non molto distante, all'interno di una stanza luminosa, con la finestra aperta e le tende leggere ondulate dal vento fresco e dispettoso delle giornate di fine aprile, una bambina immaginava il proprio futuro.

Stava finendo i compiti di matematica, aveva già ripassato inglese e dentro di sé, molto dentro di sé, in un punto difficile da individuare nell'anatomia del corpo umano, avvertì una sensazione spettacolare quanto improvvisa e inspiegabile. Provò a darle un nome, ma non ci riuscì per molti anni a seguire, fino a che, un pomeriggio, annoiandosi a morte su un libro di filosofia, trovò la definizione calzante, che ad occhio e croce faceva così: 'la virtù è felicità in se stessa'.

Attenzione però! Questa bambina non era, a differenza del più celebre Nazareno, figlia di un dio e di una vergine madre, e neppure così precoce da discutere coi maestri, giù al tempio. Ma era una persona sensibile, e il centro di questa sensibilità così grande e forte per un essere umano alto appena 130 cm risiedeva lì, vicino alla virtù premio in se stessa.

Non posso dire fosse una bambina felice, non per lo meno nel modo in cui siete abituati a immaginare una bimba felice. Curiosa, faceva un sacco di domande; correva in cerchio fino a che la testa non le pulsava e i sensi si perdevano in una risata rumorosa, stringeva le mani dei suoi compagni di gioco e li riempiva di baci, leggeva silenziosa per riordinare i sentimenti e, quando cadeva, aveva imparato a rialzarsi, sollevata dal battito dei propri muscoli.

Non si sforzava di sorridere, eppure avreste detto avesse sempre un motivo per farlo: era una rosa gialla, un'orchidea aperta, un singolo petalo di margherita, una bacca rossa e liscia al tatto, un ago gelato in inverno, una grassissima pianta estiva. Parlava coi fiori e forse per questo odorava di terriccio e argilla, e cresceva assecondando il passaggio ciclico delle stagioni.

Il tempo passò e la bambina divenne grande come tutte le altre: più alta di un metro e trenta centimetri, più morbida sui fianchi, più sicura dopo ogni domanda.
Una sera stava finendo di scrivere una mail urgente; doveva ancora cucinarsi qualcosa, quando un punto non troppo preciso del corpo brillò, illuminando la stanza e le tende leggere e ondulate dal vento di quasi primavera.
Durò un minuto o poco meno, e comunque c'era la cena da preparare e la mail da chiudere in fretta, ma una sensazione conosciuta le galleggiò in superficie, molle le sfiorò la pancia, veloce salì fino al seno. 'La virtù è felicità in se stessa', disse tra sé e lo schermo del pc: controllò il calendario, e capì che il giardino si stava svegliando di nuovo.