domenica 24 gennaio 2010

Ricorda le bollette, amore

Ti lascio.
Cosa scusa?
Ho detto. Ti lascio.
Hai parlato con i tuoi amici, quelli che si fanno due mesi in giro per il mondo come avesserro vent'anni, senza moglie, senza bambin..
No. Ti lascio e basta.
Dai Enrico, lo scherzo è bello quando...
Non mi ascolti, vedi? E' anche per questo che ti sto lasciando.
(silenzio)
Non capisco.
Secondo motivo per cui ti lascio. Non mi ascolti e non mi capisci.
Sei ingiusto.
Dì pure quello che stai pensando.
Sei uno stronzo.
Almeno stavolta me lo dici e non ci metti due mesi a elaborare l'insulto.
Che bastardo...
Addirittura due insulti. Vedi, ti faccio del bene in fondo. Sono la valvola di sfogo della tua rab...
Ma piantala.
(silenzio)
Ok, allora vado.
No, aspetta. Prima di lasciarmi chiama tua madre, dille di non inviarmi più quelle catene di Sant'Antonio che le piacciono tanto da quando è in pensione e non c'ha un cazzo da fare. E dì a tua sorella di trovarsi una nuova babysitter per il giovedì sera con le amiche. Ah, ecco: passa tu in posta a pagare le bollette domani, non dimenticarti della recita di Guido martedì e della piscina di Giulia dopodomani, è il nostro turno per passare a prendere i bambini finito il corso. Prendi appuntamento con il dentista per la revisione dei bimbi, Giulia deve avere una carie e... e... mi sto dimenticando qualcosa che...
Dai non fare così, non è il caso di parlare di queste cose adesso, subito. Sei evidentemente incazzata e non cred...
No, Enrico. Non sono la sola a non capire né ascoltare qui. Sono stanca, credo di non farmi una dormita serena dal giorno in cui mi hai messa incinta. Sì, anche quella notte, ora che ci penso, non ho dormito un granché bene. E adesso me ne vado a dormire. Al resto pensa tu, poi lasciami.

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