Ciao lettori
Non siamo molto produttivi in queste vacanze natalizie. Ci siamo immersi nella lettura, un po' faticosa, delle interviste a David Foster Wallace, prima di affrontare 'Infinite Jest'. La paura di non essere all'altezza di un autore appena conosciuto, ma che ci piace, e che - senza modestia, riteniamo molto simile a noi, evidentemente ci ha fatto venire la tremarella da pagina bianca.
Quindi abbiamo scelto di confidarvi un segreto: consideratelo pure il nostro regalo di Natale passato, presente e futuro (Charles Dickens, che genio).
Enjoy "How To Write a Little Tale".
Vorrei che vi concentraste su un particolare insignificante, ritagliandolo seguendone i bordi, con precisione e un po'di cura. Potrebbe essere un cucchiaio di legno lasciato vicino ai fornelli, dove l'acqua bolle e l'arrosto si cuoce senza fretta. Oppure il cuscino che usate per dormire, o il pigiama a terra - lo lasciate a terra, no? Non lo lasciamo tutti per terra!? No!? You, liars!
Avete scelto? Bene.
Ora potremmo iniziare a descrivere il particolare che avete selezionato: elencatene le caratteristiche evidenti, il colore, la forma, il profumo, la consistenza, il gusto. Scrivete tutto, non abbiate timore di scrivere troppo; scrivere fa bene, aiuta la produzione di endorfine, vi rende i capelli lucenti come quelli di Dita Von Teese, e soprattutto vi permette di non dimenticare il dimenticabile, il trascurabile, il superfluo e l'insignificante.
Andiamo avanti.
Adesso lasciate stare la descrizione puntigliosa e probabilmente eccessiva che avete appena messo nero su bianco, e richiamate una sensazione, un sentimento meglio ancora, non necessariamente personale, ma sincero. Dovrebbe essere, per darvi un aiuto, qualcosa che avete provato e che vi è rimasto impresso nella memoria, come accade quando sentite una canzone e pensate ad un ragazzo, leccate un gelato alla stracciatella e vi ritrovate sulla spiaggia di Marina di Massa negli anni Novanta con un costume monopezzo lilla con le balze ai lati, entrate in una stanza mai visitata prima ma il colore della tappezzeria vi rimbalza al profumo della pelle di nonna appena insaponato con le scaglie di Marsiglia. Una cosa così: veloce, immediata, semplice e, appunto, per voi sincera.
A questo punto provate ad unire il particolare descritto all'inizio e l'emozione. Ovvero scrivete di un mestolo da cucina che scatena un litigio tra una coppia anziana, oppure delle piume di un cuscino che strusciano sulla schiena di due giovani e sudatissimi teenager, o di un pigiama dimenticato sul pavimento la mattina di un giorno come tanti, ma terminato con una notizia bomba per la vita del suo proprietario.
Spero di aver reso l'idea, perché non saprei spiegarvelo meglio.
Come vedete non c'è magia in questo procedimento, anzi. La consapevolezza di una routine, di un esercizio ripetuto, di un metodo, è tutt'altro che magica: nessuna epifania in da house.
E qui, arriviamo al vero segreto in serbo.
Non scrivono i disperati, i depressi, i delusi, gli sbandati. Anzi, meglio: scrivono tutti, anche e forse di più i disperati, i depressi, i delusi e gli sbandati, ma questo non è affar vostro.
Scrivere è bello, e sono in grado di farlo anche le persone felici, appagate, esteticamente affascinanti, di successo, serene e in sella al drago.
Quindi ecco il nostro consiglio, assolutamente non richiesto, di fine anno: se non l'avete mai fatto, e avete superato l'adolescenza, non iniziate a scrivere se siete in una fase difficile della vostra vita. Avere quattordici anni e i brufoli e una delusione amorosa in corso è un conto, essere stati licenziati o traditi o abbandonati è un altro discorso. Vi ho appena insegnato a scrivere una piccola e totalmente inutile storia per gli altri, non il diario segreto di Bridget Jones.
Auguri cari lettori.
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