Prima che il Capo dello Stato mi parli a reti unificate il 31 dicembre p.v., anticipando il rush finale di fine anno, scrivo alla Sua c.a.
Non so per lei, Signor Capo dello Stato italiano, ma questo anno è stato un po' pesante per me.
Inverno rigidissimo, primavera lacrime e tagli al bilancio, estate lavorativa ed impegnativa, autunno da caldarroste bruciate.
Immaginavo non sarebbe stata una passeggiata, ma correre con tanto affanno non mi è più concesso.
Vede, sono una giovane donna adulta. Un ossimoro. Sono in quella fase della vita in cui se un bimbo al supermercato mi indica urlando "Signora", ho un sussulto. Cazzo, agli occhi di questo paffutello tutto saliva e manine sporche, io sono "Signora". Ai suoi occhi, invece, chi sono?
Sono una risorsa.
Un cervello in fuga.
Una manodopera scontenta eppur tenace.
Una bambocciona, che ovviamente rima con fannullona.
Una cattolica che prende la pillola, ed usa il preservativo.
Una disoccupata, travestita da precaria.
Una ruota nell'ingranaggio inceppato della libera concorrenza.
Una spacciatrice, delinquente, ladra e facinorosa.
Una raccomandata per sfinimento.
Una figlia di papà, ma anche di nonna e zii.
Un'innamorata che progetta il futuro.
Vorrei che Lei capisse, Caro Signor Presidente, che mi manca il fiato a questo punto del mio messaggio.
La voce cerca di essere sicura, ma inesorabilmente s'incrina.
Perchè un dubbio s'insinua, ed è difficile dissiparlo.
Che abbia già avuto la fetta di felicità che mi spettava? No more fuel for me?
So però che non tocca a Lei sradicare le mie erbacce.
Sono una giovane donna adulta, dubbiosa su tutto, tranne che sulle proprie forze.
Ecco perchè Le auguro un 2011 sereno, Signor Presidente.
Che Lei e i vetusti capi che l'accompagnano, della maggioranza e dell'opposizione, sugli scranni parlamentari e sulle poltrone aziendali, possiate godervi lo spettacolo che ho in serbo per voi. Non deluderò le aspettative di chi, invecchiando, ha purtroppo eluso le mie.
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