Lontanissimo dal clamore degli scandali nazionali, ancora più lontano dalla piccolezza di un paese che non sa e non si preoccupa di quello che accade fuori dal confine di Arcore, c'è un festival cinematografico che inizia.
La Berlinale 2011.
Ho dichiarato qui, in un post dell'agosto 2009, la missione di questo spazio. Rileggetelo. Non affogheremo nell'inutilità dell'ovvio, non disperderemo energie preziose in tafferugli da hooligans non ancora ammaestrati, non diventeremo sordi ascoltando le urla di chi non sa parlare, scrivere, recitare o cantare.
Un festival di cinema lontano dall'Italia, mi dico, potrebbe essere quello che ci serve. Potrebbe risvegliare il senso del bello, allontanare il dito medio dei parlamentari e comizi pieni di risentimento. Potrebbe rivolgersi ai giovani, ai piccoli, agli adulti senza essere nazionalopopolare. Potrebbe, udite udite, persino ricordarci che il pianeta Terra ruota attorno al proprio asse e attorno al sole nonostante in Italia sia tutto molto immobile.
A Berlino, in questi giorni (fino il 20 febbraio), non potreste però incontrare un giurato. E' in prigione. Non può uscire. Non può neppure più filmare quello che vorrebbe filmare, se è per questo. Durante la cerimonia di apertura del festival, la presidentessa di giuria, Isabella Rossellini, ha letto la lettera che questo regista ha scritto. Potreste leggerla, potreste poi seguire online (se non siete a Berlino) l'intera manifestazione, potreste ritrovare il buonumore, potreste riflettere molto. Potreste soprattutto riappropriarvi di un senso critico personale, reagendo alle cose ridicole che accadono qui volgendo lo sguardo altrove.
http://www.berlinale.de/en/das_festival/festivalprofil/berlinale_themen/openletterpanahi.html
'lettera di Jafar Panahi, in occasione della cerimonia di apertura della Berlinale 2011'
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