Ettore è l'orco venuto per primo. Oggi ha tre anni, a gennaio saranno quattro. E ha imparato la differenza tra maschi e femmine al nido: le bambine sono rosa, i maschi azzurri. Fine della storia, grazie Ettore, sei il mio eroe. Gli piacciono la palla, e i calci. Se sommo le due cose, potrei iscriverlo a calcio tra qualche anno.
Gabriele è il secondo. Quello che sta in mezzo, un orco poco più piccolo e gracile di Ettore. Ma sempre un orco. Inutile dirvi chi sia il suo idolo: il fratello maggiore. Si picchiano senza ferirsi (quasi mai), forse sono ancora di gommapiuma. Forse si curano i graffi tra di loro: odi et amo nella stanzetta della nanna. Chissà.
Il terzo è Luca. Uca, per i fratelli. Principe, per me. Dopo due urlatori, ci è uscito un piccolo Lord col silenziatore. Se non fosse che lo allatto, non mi accorgerei di averlo messo al mondo. Ma non mi illudo, potrebbe essere la classica acqua cheta. E poi i fratelli orchi lo trascineranno nel delirio quotidiano senza troppe smancerie.
Il quarto uomo, come nel pallone (mi sembra), è a bordo campo. E' l'orco più importante della mia vita. Si chiama Amore, e mi fa ballare ogni sabato pomeriggio mentre i tre ci guardano imbambolati su questa canzone. PUT A WETSUIT ON / COME ON / COME ONE.
Tutto questo si chiama immaginazione.
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