Questa storia non l'ho inventata io.
Appartiene alla tradizione orale della mia famiglia. Anzi, della Brianza. O forse della Lombardia tutta. Di certo non della Padania, che fu scoperta anni dopo.
La versione originale è interamente in dialetto. Voi la leggerete in italiano (il mio italiano). Con qualche parola pseudodialettale, perché credo suoni bene.
C'era una una volta un fittavolo (el fitavul), sposato con una giovane ragazza.
El fitavul aveva molti campi da coltivare, una grande cascina, molti animali.
Un giorno giunse alle sue terre un giovane.
Buongiorno signor fitavul.
Buongiorno.
Mi chiamo Giorgio Di Ferro (Giorg de fer), sono in cerca di un lavoro.
El fitavul lo osservò. Giorg de fer era un ragazzo molto alto, muscoloso, enorme. Braccia utili in campagna, pensò el fitavul.
Va bene, puoi lavorare per me Gior de fer. Ma dimmi - aggiunse - cosa vorresti in cambio? Quanto del mio grano?
Niente grano, rispose Giorg de fer.
Cum al è? (Come?), esclamò el fitavul. Impusibil (Impossibile).
Le chiedo solo una cosa, concluse Gior de fer.
Ah ecu, te vist!? (Ah ecco, visto!?), L'era impusibil (Era impossibile).
Alla fine del mio lavoro, quando avrò arato tutti i campi, e le terre saranno pronte per una nuova semina, allora Le darò un calcio nel sedere.
Cosa? Un calcio nel sedere?, rise el fitavul.
Certo, solo questo.
El fitavul ci pensò un po', e poi accettò. Chest chi l'è mat (Questo è matto), pensò.
Giorg de fer iniziò così a lavorare per el fitavul. Forte come un bue, testardo come un mulo. Una forza della natura. E più passavano i giorni, più Giorg de fer dventava potente.
El fitavul iniziò a preoccuparsi. Cavul, l'è propri fort (Cavolo, è proprio forte). Chest chi el me sfunda el bus del gnau (Questo mi sfonda il buco del sedere, poiché gnau non ha una traduzione corrispondente in italiano credo).
Giorg de fer, esordì el fitavul. Stai lavorando sodo, sono molto contento. Non potrei chiedere di meglio. Ma senti, potremmo riparlare della tua ricompensa?
No.
Dai Giorg de fer, asculta (ascolta). Ti farò lavorare ancora per me, potrai dormire nella mia cascina, sarai il benvenuto alla mia tavola.
No.
El fitavul iniziò a piangere.
Ma Giorg de fer non esitò. Quando sarà il giorno, Le darò un calcio nel sedere, come abbiamo deciso.
Giorg de fer arava da solo i campi, trainando l'aratro con le proprie braccia. Zappava la terra instancabile. Tutto il giorno, tutti i giorni. Dall'alba al tramonto. Finché non arrivò la fine della stagione.
Signor fitavul, gridò Giorg de fer dalla piana. E' il giorno!
El fitavul piangeva. Ti prego Giorg de fer, no no no.
Signor fitavul, rispose Giorg de fer, avevamo fatto un patto.
Prese la rincorsa, mirò il sedere del fitavul, e assestò un calcione poderoso.
Un calcio così forte, che il povero fitavul prese il volo.
E volò sopra la piana, le terre, le Alpi, il mare, il cielo.
Un calcio così potente, che atterrò sulla luna.
Giorg de fer, allora, diventò il padrono di quelle terre ormai senza proprietario. Prese in moglie la giovane sposa del fitavul, e visse felice e contento.
Se ancora oggi, di notte, guardate la luna, vedrete delle macchie scure sulla superficie bianca.
Sono le terre arate dal vecchio fitavul, che un giorno, tanto tempo fa, venne fregato da un giovane forte, ma soprattutto astuto.
Raccontata di sera, d'estate e all'aperto, raggiungerete il massimo effetto. I bambini alzeranno lo sguardo, butteranno la testa all'indietro, apriranno la bocca. Farete un figurone; diventerete lo zio preferito, la nonna più richiesta, il genitore che sa tante cose. Mentre i bambini svilupperanno un'immaginazione extralarge, un amore per le storie insaziabile. Si apriranno un blog, scriveranno di voi e delle storie raccontate loro, sapranno sempre riconoscere un buon oratore da uno che parla a sproposito, daranno peso alle parole dette e ascoltate. Ameranno il silenzio dopo una chiaccherata intensa, il pensiero intimo che ne scaturisce, la riflessione che non si attorciglia. E sapranno che c'è vita sulla luna.
Nessun commento:
Posta un commento