Premetto. Una serie televisiva deve essere come la voglia insaziabile di cioccolata. Ne devo sentire la mancanza (o bissi boi, appunto) mentre lavoro, avvertirne l'urgenza durante una serata tra amici. Entrare cioè in una consapevole ed altrettanto assuefante dipendenza. Come con il cioccolato, quando lo scoprii anni or sono.
Finito Lost, e soprattutto lasciato Sayd, l'arabo che ho amato tortura dopo tortura, è trascorso un periodo di felice apatia seriale. Ho sbirciato qualche episodio di Ugly Betty, Glee, Grey's Anatomy, True Blood. Piacevoli, come il te delle cinque però. Nessuna voglia di cioccolato.
Fino a che, complici le festività natalizie e quindi il tempo libero quadruplicato, ho downloadato Mad Men / Season 01, in netto ritardo sulla programmazione, che è già alla stagione 04.
Cioccolata.
Di quella finissima.
Antica bottega artigianale. Mobili in legno massiccio, solida struttura narrativa su cui mi posso appoggiare, ho pensato. Profumo di cacao nel'aria. Piano piano mi avvicino al bancone del cioccolatiere, che piano piano sceglie gli ingredienti per il mio cioccolatino. Non ammucchia sapori, ma procede per esclusione, selezionando. Non mette di tutto un po', ma dirige il mio gusto, appagandolo senza esagerare. Come posso spiegarvi? Muove le mani veloci, sopra un tripudio di spezie, ingredienti, coloranti. Gioca con i miei pensieri, e li asseconda; ma scansa sempre l'iperglicemia. Nessun orso polare, fumo nero, spostamento spazio temporale. Soggetto e sceneggiatura chiarissimi, contorni definiti (come le acconciature composte delle donne nei primi anni Sessanta), nessuna voce fuoricampo, pochissimi e dosatissimi flashback. Un mistero, ma nessuna morbosità.
Mad Men, ambientato in un'epoca passata (anni Sessanta, Presidenza Kennedy - la prima stagione), ha il fascino tipico dei vestiti a ruota, delle sigarette negli uffici, dei gentiluomini mascalzoni, delle casalinghe perbene.
E forse è proprio questo che mi piace tanto. Temi attuali, riunioni in uffici, piccole e grandi ingiustizie odierne, osservate da un punto di vista affascinante, poiché passato, conosciuto, per alcuni persino vissuto. Non troverete monologhi alla Meredith Grey, non lunghe sequenze musicate alla Lost, non divertenti balletti come in Glee.
Il cioccolatiere di Mad Men ha preparato un dolce che si prende molto sul serio, con un protagonista dal fisico taurino (Don Draper, direttore creativo dell'agenzia pubblicitaria di Madison Avenue. Da cui il titolo, Mad Men, che in italiano potrebbe essere reso 'Gli uomini di Mad - abbreviazione di Madison - Avenue), il talento innato, l'infedeltà congenita. Attorno a lui, tanti (ma definiti) personaggi, tutt'altro che minori. Moglie simil Grace Kelly, colleghi accaniti, segretarie dai reggiseni a punta e curve burrose, sigarette in ogni dove, alcool come se fosse acqua, e la Storia della nazione americana in piena era JFK. Questo è, almeno, quanto ho visto finora.
Sono al finale della seconda stagione, gli equilibri stanno cambiando. Marylin è appena morta, la Grande Madre Russia è un nemico vicino, in agenzia arriva il primo creativo omosessuale dichiarato, le code di cavallo delle ragazze si sciolgono, i neri potrebbero presto non essere solo i garçons degli ascensori. Avverto, nel procedere lento della serie, un nuovo sapore. Un cioccolato diverso; ed il palato si sta preparando. La voglia di assaggiare qualcosa di nuovo aumenta. Il maitre chocolatier, senza brusche variazioni sul tema, mi porge un nuovo cioccolatino.
Se non sapete cosa mangiarvi, provatelo pure voi. Poi ditemi.
http://www.youtube.com/watch?v=WcRr-Fb5xQo
ottima resa. climax misurato ma efficace. solo un dubbio: sicura che si dica assuefante????
RispondiEliminaah e il nome, madda, ancora non ho capito cosa significhi o bissi boi, ma poi ti rinnovo il suggerimento: deve essere ricercabile! però poi fate vobis ovviamente!
RispondiEliminaciao