mercoledì 16 aprile 2014

To Our Precious Love

Ciao lettori

Se sentite tirare la pelle sotto i vestiti, la soluzione è semplice e banale: toglieteveli, c'è il sole e state sbocciando anche voi, nonostante tutto.

Enjoy companeros.



Ci siamo promessi amore eterno, ricordi? Eravamo io, Fidel, Paco Pena e Compay Segundo e tu ridevi guardandoci, perché sapevi che non capivo quello che mi dicevano. Ma so annuire e defilarmi nel momento opportuno, un attimo prima che inizi la rivoluzione.
Avevamo già fatto la nostra lotta del resto, e non avrei trovato la forza per alzare la bandiera sopra le nostre teste. E' una colpa ritirarsi dal campo? Lo pensi davvero? Beh, potevi rimanere tu, lasciarti trascinare dai combattenti e compiere gesta eroiche. Ero stanca, anzi no, stanchissima, e desideravo una costoletta d'agnello croccante, un dolce morbido e fatto in casa, un bicchiere di vino e il silenzio dei perdenti attorno. L'hai notato anche tu? Stare con chi non ce l'ha fatta, in fin dei conti, non mi dispiace. Hanno aneddoti tristi da raccontare, visi malconci la sera attorno al fuoco, e sanno stare al loro posto. Sarà la consapevolezza del fallimento, che ne so, la calma di chi non ha nulla di cui vantarsi.

Ci siamo giurati comprensione, intelligenza, carisma e, per lo meno io, notti insonni ad aspettare la notte giusta. Che poi è arrivata. Da lì in poi è stato diverso; non credo allo stesso modo per entrambi, il tuo volto non mi aiutava a capire cosa pensassi, e Vivienne era la mia croce e la mia delizia. Mi sono lasciata assorbire, ma credimi, non ho mai smesso di volerti. Una voglia strana, agrodolce, quasi sempre amara all'inizio, eppure. Eppure alla fine mi sono sempre trovata con le mani piene di miele appiccicoso.
Vivienne è un orsetto insaziabile, mi ruba la vita, e contro di lei non combatto. Vince, come hai vinto tu. Sono la perdente del gruppo, l'ultima del peloton, e non sai quanta tranquillità mi dia questa sensazione. Non ti ho rincorso allora, non lo farò certo adesso. Mi si scompigliano i capelli, sento le gambe molli e chiedermi in continuazione se sia la cosa giusta da fare mi porterebbe all'esaurimento. E poi c'è Vivienne, che canta per me, balla per me, ride alle farfalle e sì, questo va sottolineato, si stupisce ancora quando il cane della vicina le ciuccia la mano, invece di accarezzargliela. Credo le faccia un po' schifo, perché si pulisce immediatamente sulla mia gonna: non le piace essere leccata, in questo ha preso da me. Parla con la bestiolina, si piega sulle ginocchia, storta la testa tutta d'un lato fino a toccare terra, impaurita prova a toccare il bastardino ma poi niente, quando quello la riempie di saliva scappa e, appunto, mi zozza i vestiti. Le dico che è normale, gli animali fanno così, vogliono giocare e se sei calma e li aspetti con la manina tesa, ad un certo punto la piantano di imbrattarti e si lasciano anche accarezzare. Viv non ne è convinta, ma ogni giorno ci riprova. E' forte, o forse ha la memoria a breve termine che non gira benissimo. Chissà, vedremo.

Dicevo che ti ho scelto, che con te ho messo al mondo una bambina, e che sono felice nonostante ci siano momenti, giorni, intere settimane per non parlare di mesi, in cui siamo così lontani che a stento ricordo il tuo nome. Anche qui, come sopra, permetto all'ansia di invadere i confini del mio corpo e del mio ragionamento; mi torturo, costruendo illazioni, formulando ipotesi e infine mi addormento sotto il peso del dubbio. 'Domani è un altro giorno', quella viziata di una Rossella l'aveva detto del resto: così succede che mi sveglio e non avverto più alcun peso, e piano piano ti dimentico. C'è Vivienne, con i suoi primi problemi, a tenermi sull'attenti: vomita il latte ogni tanto, due denti nuovi la fanno piangere un po' più del solito, si alza la gonna in continuazione perché le piace far vedere le mutande ai passanti. Forse avremmo dovuto chiamarla Marylin. Verso le sette, quando siamo finalmente solo noi due, in cucina a preparare qualcosa di commestibile e gustoso, Viv ha preso l'abitudine di aggrapparsi alla mia gamba nuda, come un koala: vuole ciondolare come un animaletto, e dovresti vederla, ride a perdifiato da sola, mentre io giro il sugo. Le parlo, le chiedo come sta, cosa ha fatto al nido: lei balbetta qualcosa che potrebbe essere 'fantastico mamma, ci siamo spaccati sullo scivolo fino alla merenda e poi ciao tutti a casa, bella zio', ma anche 'è stato come sempre un gran piacere condividere la giornata con i miei compagni, sono tutti molto gentili e il pomeriggio è stato gradevole'. E' bello conoscerla sera dopo sera, mi piace, lo sai, fantasticare sul suo carattere.

Ti scrivo tutto perché so ti manca questo batuffolo di ciccia e cioccolato. Ma amore, Viv ti saluta sempre prima di andare a letto. 'Notte papà', questo sono certa lo dica esattamente così, sono due parole e con l'esercizio è diventata brava.

Ti aspettiamo come sempre, ma se non ci trovi sul divano a fare la calza, cercaci tu, perché potremmo essere ingiringiro a scoprire il perché delle cose, il sapore del gelato al lampone, e il colore delle pareti delle case, sbirciando alle finestre altrui.

Ah, ovviamente mi manchi, ma questa è un'altra storia.
xoxo