domenica 25 settembre 2011

A Planet called Sadie

Sadie ormai era una trentenne. Giovane sì, ma trentenne. Praticava corsa su tapis roulant con cuffiette che non stavano nelle orecchie e cadevano a ogni cambio di marcia. Poi usciva con amici, partecipava a cene, puliva qui e là il suo appartamento, faceva lavatrici dopo le 19 per risparmiare energia e soldi. Sgarrava ogni tanto, sia con le lavatrici che nella vita. Per disattenzione, pigrizia, voglia di cambiamento. Eccitazione da centrifuga pomeridiana, roba per stomaci forti. Con i morosi, li chiamava tutti così, seguiva lo schema dell'elettrodomestico: cercava il risparmio energetico per salvaguardare le relazioni da isterismi e Armageddon senza colonne sonore cantate da Steve Tyler. Ma poi scivolava verso discussioni, dibattiti, faccia a faccia, ring e paradenti. Niente, si diceva, anche questa è andata. E Sadie tirava la linea, la superava, filava davanti a sé come un gatto delle nevi in una notte stellata di dicembre, con guanti antigeloni e un po' di moccio. Il freddo si sente anche se imbottiti dopotutto, ma un naso colante si dimentica con agilità, diceva. Sceglieva sempre tipi sbagliati, era vero, ma aveva forza d'animo e amava molto la sua vita. L'assenza di drammi, la bilancia delle emozioni tarata sulle cose importanti, i soldi come mezzo di sostentamento, i momenti di solitudine e grazia, il silenzio impagabile prima del sonno. Selezionava i consigli, non prendeva appunti, aveva ottima memoria fotografica. Ruotava attorno alle persone, come un pianeta con il suo sole. Non era una stella brillante e lontana, non luccicava per illuminare zone d'ombra. Lei si muoveva, e questo non lo sanno fare tutti.

giovedì 22 settembre 2011

ERAVAMO IO, LUCA, LUCIA E LA FRONTIERA

La frontiera. Dovrebbe essere la nuova frontiera, no?
Cosa dici?
Leggi qui '..la frontiera che dunque dovremmo cercare è ...'. Ma non si dice 'la nuova frontiera'?
Forse devi finire l'articolo.. no?
Sì certo, ma io intendevo che 'la frontiera' è sempre nuova. No? Mi sbaglio?

Luca finisce il caffè, Lucia lascia che il suo diventi freddo. Luca si vorrebbe godere il sabato, Lucia anche. Le due cose, alle volte, non coincidono.

Amore non lo so. Ma che importanza ha adesso?
Niente, pensavo ad alta voce. Adesso metto il silenziatore, tranquillo, no more domande.

Luca adesso è nei casini. Luca ha sbagliato. Tono e contenuto. Forma e sostanza. Povero Luca.

Senti no dai Lucy, dicevo solo che non capivo la tua domanda. Il senso della ...
Io penso semplicemente che ci sia sempre una NUOVA frontiera, sennò non è una frontiera, ma un'altra cosa. Ma sbaglio?


Luca adesso stai calmo e giocati bene le carte che qui ci scappa il morto. 

Lucia, non ti capisco sempre sempre. Non ti vengo appresso. Mi perdo. E sinceramente questa cosa della frontiera mi sembra una cazzata.

Mezzogiorno di sabato di fuoco. Luca è come quell'allenatore che pensa che l'attacco sia la miglior difesa. Lucia si siede bene sulla sedia, lo guarda, e sorride. 

Ok, sì. E' un po' una cazzata sì in effetti.

GRANDE LUCA!

domenica 18 settembre 2011

"Non esistono più persone di un certo tipo"

L'ispirazione è come il Natale. Quando arriva, arriva.
Poco fa, per vostra fortuna, ho visto la luce. Anzi no, ho sentito la luce. Come direbbe Lorenzo Cherubini, monetizzatore di sinestesie da palazzetti dello sport.

Comunque, tornate qui, non canticchiate 'il battito del sole | il battito del sole | il battito del sole' ora.
Adesso noi ci divertiamo.
Ridiamo grasso.
Prendiamo in giro qualcuno. Ma non uno a caso. Bensì uno che se lo merita.

L'uomo marpione. Il toro non castrato. Lo stallone che di cognome fa Brambilla, ma si crede Rocky Balboa.
Biondo, grigio, scuro, sorriso Durban's, mascella pronunciata, braccio ciondolante sulla sedia, abbronzato o pallido. Queste sono variabili dell'equazione. Sottigliezze di poco conto.
Quello che ci fa ridere è più quello che l'uomo marpione riesce a dire. Anzi, a scrivere in chat, via mail, o sms. E' un campione. Inanella punti. Ha un copione, che ripete perpetuo, ritoccando le imprecisioni, e  - cosa più importante, senza demordere. Si rende ridicolo, forse non lo sa, ma forse non gli importa.
D'altronde tira più un pelo di. Che un carro di.

Nel suo vocabolario incontriamo:
a. 'Sei una bella persona', scritto poco prima di 'dai adesso dimmi cosa ti piace di più in un uomo'. Un cuore puro insomma. Ma anche uno che pensa tu sia stata lobotomizzata al nido, insieme alle altre bimbe.
b. 'Non si incontrano più persone di un certo tipo'. Già, rifletti tu, hai ragione. Qualsiasi cosa significhi 'persone di un certo tipo', tu hai proprio ragione. 'Le persone di un certo tipo' non le trovo più, e sì che le cerco eh!? Sbatto contro uno in posta e penso 'chissà se questo panzone è una persona di un certo tipo'.
c. Solitamente non hanno una terza frase. Ma tornano, come al Monopoli, al via.

'Sei una bella persona di un certo tipo' è quindi la conclusione cui arrivate. Tempo di percorrenza totale: due minuti. Perchè tra l'affermazione a) e la b), il Toro Seduto ma Non Sedato, non vi lascia rispondere. Gnaaa. Lui pensa al pelo che tira il suo carro.

lunedì 12 settembre 2011

INTIMITA'

Legenda per la lettura:
LUI in grassetto
LEI in corsivo

Ciao scemetti.
Ciao pirletta.
Ciao Caccola.
Ciao moraccione.
Ciao balorda.
Ciao principe.
Ciao suffragetta.
Ciao pisquano.
Ciao bestia.
Ciao bellezza.
Ciao amore,  DO DO DO DA DA DA.
Ciao Sting.
Ahahah. Hai vinto, scimmia.
Lo so, sei una schiappa cazzarola.

Questo gioco lo facciamo sempre. Relativamente sempre. Quando siamo entrambi senza troppi pensieri, con la pancia piena, e almost russanti. Ci cerchiamo sotto le lenzuola, solo con le mani e senza zozzerie annesse. Io con la mano destra, a tastoni sul suo fianco sinistro. Lui con la sinistra, pizzica il mio fianco destro. 

Di solito siamo due personcine posate, serie azzarderei. 
Ma in questi momenti, se foste lì, potreste capire cosa ci unisce. 
L'idiozia, un attimo prima di sovrumani silenzi e profondissima quiete (notturna). 
E per noi è già domani.

sabato 10 settembre 2011

YOUR BITTERSWEET SEPTEMBER

Siete tornati tutti dalle ferie.Non siete andati in ferie. Non avete un lavoro, quindi non conoscete il significato della parola 'ferie'.
Non importa, non è un test di Glamour per piccole donne mai cresciute.
Se in questi giorni soffrite di ansia depressiva, o depressione ansiosa, potrebbe essere a causa delle ferie finite, della mancanza di ferie, dell'assenza di un impiego redditizio.
Il rimedio, placebo ma pur sempre rimedio, è questo blog.
Riprendete le buone abitudini, rilassate le spalle, comprate un maglione per il freddo.
O Bissi riprende a scrivere.

A tutti voi, amici e lettori, è dedicato il primo brevissimo post di un faticoso Settembre.

Oggi una bambina mi ha guardato fissa al parco, mentre passeggiavo con il cane che faceva pit stop sotto ogni alberello piantato dal comune. Una tappetta di, mah, due anni massimo. Imbambolata.
Mi sono chiesta se fosse per il mio nuovo taglio di capelli: come Valentina di Crepax solo più savage e un tantino meno charmante. Ho abbandonato l'idea quasi subito, realizzando quanta poca importanza potesse avere la mia acconciatura nella vita di una ex neonata.
Allora ho controllato con la mano se avessi pezzetti di brioches dimenticati sulle guance, o agli angoli della bocca. Niente, ordine e pulizia.
Ho pensato di piacerle per la mia maglietta raffigurante quel cartone animato buffo e un po' scemotto, avete presente? E' un orso cicciotto con una maglietta rossa troppo piccola per la sua stazza, un sorriso ebete, e la zampetta sporca di miele. Questo orso ha un amichetto umano, Christopher Robin, e una cumpa di amici animali felici. Tutti parlanti, asino compreso. Insomma, forse, la bimba ha riconosciuto i soliti sospetti, trovando il mio petto irresistibile sotto la faccia di un porcellino rosa.

Mi sono detta che sarebbe stato dolce avvicinarmi, farle ciao con la mano, usare la mia voce da mamma. Un momento di soffice piacere per me, un weekend ancora estivo e mite, una cosa normale.
Così ho fatto: avvicinamento lento, mano pronta, corde vocali avvisate.

Evidentemente ho sbagliato qualcosa, sottovalutando alcuni segnali nella diagnosi differenziale.
La bambina, che chiameremo Elisa, non guardava nè me, nè il mio caschetto increXpato, nè la t-shirt da urlo.
Bensì osservava con perizia il mio cane, occupato nell'ennesima pisciatina mattutina. E lui, per quanto solitamente empatico, non se ne curava minimamente.

Chi ti punta con eccessivo puntiglio, potrebbe in realtà mirare qualcuno al tuo fianco, o poco più sotto.