martedì 18 agosto 2015

La nuova arrivata

Ciao lettori

Enjoy the sequel.


Vorrei essere la figlia minore giusta all'interno di questa famiglia che trabocca d'amore e imprecisioni su cui tanto avete già letto, che è un organismo in grado di raggomitolarsi su se stesso non appena ai confini del regno arrivano segnali di pericoli, invasori, carestie e pesti maleodoranti.

Sono stata concepita in un giorno estivo, e arrivata in primavera: per mia madre, una scrittrice, un presagio. Sarei sbocciata, e quindi mi diedero il nome di Margherita. Resto sempre dell’idea sia stata una decisione un po’ banale: il nome di un fiore, per ricordare al mondo che sono nata nella stagione in cui la natura si ripiglia, e aprire una serie innumerevole di connessioni e coincidenze, suona come una pugno di cliché e poca fantasia.
Ma a mia sorella, poco più grande di me, piaceva, e così è stato.

Lei la conoscete, si chiama Vivienne. E’ caruccia, ha una bella voce squillante, e mi ha voluto molto bene nella stragrande maggioranza dei ricordi che conservo. Una normale, ma  molto speciale per i miei genitori. Qui iniziano i problemi per me, che in questo gruppo di persone sono stata un corpo estraneo fin da subito. Capita, ora che sono adulta e ho letto e ho frequentato altri esseri umani, so che capita e che è comune essere il lupo nero tra i cigni rosa. Allora però, da piccina bambolina fagottina, lo ignoravo e non pensavo sarebbe stato così difficile fare i conti con persone amabili e corrette.

Di buono, comunque, c’è che il mio nome mi piace, ed è così da sempre: si abbrevia facilmente, si allunga in modo delizioso, è dolce all’orecchio e gentile sul cuore. Mi si addice oltretutto, e non saprei trovarvi una sola occasione in cui, in preda alla rabbia, mi ci sia rivoltata contro.

Vivienne e mamma si somigliano molto, Vivienne e papà, piuf!, sono due gocce di sapone: loro non si parlano, si fanno le bolle da tanto si amano. Negano se glielo chiedete schiettamente o glielo fate notare durante una litigata silenziosa ed affilata attorno al tavolo all'ora di cena, ma non importa; vedrete sempre galleggiare la bolle color pastello quando si incontrano, e questa prova basta a se stessa.

Io sono stata voluta tantissimo, mi hanno cercata e coccolata fino allo sfinimento, eppure. Capita, anche questo: l’equilibrio tra chi nasce e chi accoglie non è una ciambella che sempre viene.
Così la mia vita è equidistante tanto dai miei genitori, quanto da mia sorella; un po’ come quella teoria delle rette parallele che non si incontreranno mai, per un tempo e uno spazio infiniti. Se non è un supplizio questo, non so cos’altro potrebbe esserlo per voi. Loro saranno sempre al mio fianco, pronti, amorevoli, geniali, originali e caldi, ma distanti.

Un giorno disgraziato ho provato a spiegarlo, a tutti e tre, e ho aperto una crisi che laggiù a Gaza sono dei dilettanti al confronto. Li ho trascinati nelle sabbie mobili con un’imboscata, ma – dovete credermi sulla parola, senza cattiveria. Diagnosticavo semplicemente alcune notevoli difficoltà insormontabili ma con cui avremmo dovuto convivere, poiché legati dal sangue. Stupiti hanno voluto approfondire, per capire e chiaramente capirmi, ma di base non avevo altro da aggiungere sull’argomento. Ho visto le acque aprirsi sulle nostre teste, e poi richiudersi in un lampo, e da allora sono un pesce che non emette suono comprensibile per loro.

Ho ventinove anni, vado avanti e indietro come tutti, santifico ogni festività sul calendario e mi scatto foto ricordo in vacanza, davanti agli oceani e ai piedi di monumenti storici, e la mia storia potrebbe non piacervi quanto quelle di Viv. Eppure amo e sono amata, e secondo me qualcosa di buono ne uscirà.

Buona lettura,
Marghertia