domenica 3 dicembre 2017

On the edge of the dark side

Ciao lettori,
la stagione A/I 2017/2918 mi sta, inaspettatamente, dando molti spunti.
Avrete notato che passa più tempo tra una storia e l'altra: sarà il metabolismo dei 30 inoltrati, sarà che faccio "dello sport" ormai (!), sarà che alcuni temi si sgonfiano velocemente.

Sedimento quindi, con il solito ardore - altrimenti detto "ogni tanto, mia cara Madeline, respira".
Enjoy!

* * *

Se Vivienne rimane la creazione più divertente, e vera, della mia testolina, è altrettanto vero che la bambina aveva soffocato gli altri percorsi creativi che avrei potuto intraprendere. Mi sento ancora vicina alle emozioni che questa bimba fatta di inchiostro ha fatto emergere. E' un personaggio forte, scoordinato, dotato di una energia che - penso ora, a posteriori - all'epoca non riuscivo ad incanalare in altro modo, se non sulla tastiera. Era innamorata, rumorosa, spesso e volentieri sorridente anche se sdentata, amava ballare e avere mal di piedi.
Credo di averle regalato il meglio di me, ma che non riuscivo ad essere, o a esprimere - molto strano, analizzato ora.

Se non scrivo più di lei, di me, del suo papà presente ma lontano, è perché mi sono accorta di averla, come si dice?, sovraccaricata di aspettative, sentimenti, pensieri (opere e omissioni, per mia colpa etc etc). #ahahah #scusatesonostupidina

Comunque, davvero, a parte le derive sceme di qualche frase, il senso di quello che vorrei dire è che in Vivienne mi ero nascosta: era perfetta, una nana che non parlava, usava gli occhioni ed era la paladina del suo papà. Eh, Freud, abbiamo un problema.

Maaa (e qui viene il bello, il coniglio dal cilindro, il colpo di classe) non dovete essere tristi. Non c'è un personaggio che possa - nè potrà mai - sostituire la mia baby lady dei tempi che furono. Semplicemente non è lei che mi (ci, vi) guiderà lungo le nuove avventure della mia fantasia.
Ve lo spiego: avete presente Dante Alighieri, che si è inventato quella Commedia, che poi scoprimmo essere Divina, di terzina in terzina? La selva oscura prima, la salita speculare in mezzo (e lasciatemelo dire, un po' noiosetta), lo splendore razionale degli astri divini, che roteano immobili, in una armonia che solo il mondo terreno rispecchia, in cui l'amore, e solo quello, smuove le volte celesti di millenni in millenni.

Senza voler fare paragoni azzardati (ormai credo di averne appena fatto uno... #ahaha), la faccio breve. Come potrebbe, una bambina che non vuole crescere, essere la guida del nuovo mondo che mi sono andata a cercare con tanta voglia, passione e fatica?
Non potrebbe.

Le connessioni complicate, le verità scomode, le preoccupazioni stratificate, le ruggini dopo ogni pioggia. Ma anche le passioni sconvolgenti, i fuochi di emozioni, le luci accese nelle stanze in piena notte, in cui le chiacchiere lasciano il passo alle parole scelte e sussurrate, i silenzi, le attese, la forza, l'orgoglio.

La mia bambina era affaticata, e la colpa è stata solo mia.
Per ora procedo senza guida, ma forse anche qui mi sbaglio: c'è un Pinguino che si diverte a lanciarmi sassolini, talvolta in piena fronte!, e con attenzione brucia le ferite, sgombera spazi, fa la polvere, disgrega certezze, e molto altro.

Lo chiameremo Mr Penguin (suonava meglio, un po' eroe, un po' no), e non sarà una passeggiata tra le margheritine, ma ci sarà il cioccolato.
"Perché non guarda nell'abisso, ora che ci siamo?".

* * *

giovedì 12 ottobre 2017

Metriquadrati

Entrare in una nuova casa, provare a immaginare il divano, la radio accesa che recita le notizie del mattino mentre mi muovo tra il frigo ed il fornello, per scaldare il latte e prepararmi per uscire. Non si tratta di pareti da alzare, "guardi qui uno sgabuzzino lo ricava eh". Non mi soffermo sulle spese condominiali (Ma il riscaldamento è centralizzato? Ma ci sono già le valvole? La portineria fino a che ora c'è?), e sbaglio, perché sono quelle che ti fregano, Testina!, presta attenzione.

Osservo cosa si vede se mi affaccio al balconcino-ino-ino: "un balcone a Milano è oro, io-glielo-dico". Se solo l'agente immobiliare riuscisse a non interrompere il filo del discorso che sto avendo con me stessa, mi sarebbe di grande aiuto. Ho bisogno di immaginarmi qui dentro, non me ne frega una mazza benedetta dell'esposizione Sud/Ovest. Stia zitta, anzi, esca un attimo.

Chiaramente non posso dirle tutto questo, e mi limito a sorridere e concentrarmi, riempiendomi di domande. La colazione la faresti in questo cucinotto in cui se ruoti sul piede perno puoi prendere ogni cosa con un po' di stretching? La sera dove abbandoni le scarpe... Ah ecco, qui, qui potrei. Gli amici come li vedi? La cena con i fedeli compagni di una vita, le pizze che arrivano fredde in inverno, le birre, il vino buono a Natale, il primo giorno dell'anno, l'impresa eccezionale di voler ricominciare, ogni anno il 1 gennaio. Riesci ad immaginarti, tesoro? Vorrai bene a questo posto?

Si tratta di questo, oltre che di tanti soldi che non so esattamente come mettere insieme. La parte diligente di me, quella bambina che deve dimostrare che ha imparato, ha capito, lo sa fare da sola, non mi dà problemi. Se una cosa va fatta, va fatta: delegherò a lei la raccolta fondi, la gestione delle pr, l'archiviazione dati.

La cosa che mi preoccupa, invece, è la ragazza che non vorrei più maltrattare, ma che non è abituata a farsi valere, nel marasma.
Sto accumulando ore di cura e attenzione paziente, indulgente verso ogni nota di indolenza, affanno, ansia immotivata, lacrima improvvisa, silenzio denso. Ci sono mattinate dure da attraversare, fatte da sorrisi abbozzati e stupiti, epifanie, eterni ritorni, e riflessioni sfumate.  Ce ne sono altre spassose, imbarazzanti, ironicamente leggere, affollate di parole e parole.

* * *

Voglio immaginarmi ancora un pezzo, per il momento un angolo, di futuro.
Non si retrocede, non si avanza: vacillo ok, ma mi muovo.