giovedì 12 ottobre 2017

Metriquadrati

Entrare in una nuova casa, provare a immaginare il divano, la radio accesa che recita le notizie del mattino mentre mi muovo tra il frigo ed il fornello, per scaldare il latte e prepararmi per uscire. Non si tratta di pareti da alzare, "guardi qui uno sgabuzzino lo ricava eh". Non mi soffermo sulle spese condominiali (Ma il riscaldamento è centralizzato? Ma ci sono già le valvole? La portineria fino a che ora c'è?), e sbaglio, perché sono quelle che ti fregano, Testina!, presta attenzione.

Osservo cosa si vede se mi affaccio al balconcino-ino-ino: "un balcone a Milano è oro, io-glielo-dico". Se solo l'agente immobiliare riuscisse a non interrompere il filo del discorso che sto avendo con me stessa, mi sarebbe di grande aiuto. Ho bisogno di immaginarmi qui dentro, non me ne frega una mazza benedetta dell'esposizione Sud/Ovest. Stia zitta, anzi, esca un attimo.

Chiaramente non posso dirle tutto questo, e mi limito a sorridere e concentrarmi, riempiendomi di domande. La colazione la faresti in questo cucinotto in cui se ruoti sul piede perno puoi prendere ogni cosa con un po' di stretching? La sera dove abbandoni le scarpe... Ah ecco, qui, qui potrei. Gli amici come li vedi? La cena con i fedeli compagni di una vita, le pizze che arrivano fredde in inverno, le birre, il vino buono a Natale, il primo giorno dell'anno, l'impresa eccezionale di voler ricominciare, ogni anno il 1 gennaio. Riesci ad immaginarti, tesoro? Vorrai bene a questo posto?

Si tratta di questo, oltre che di tanti soldi che non so esattamente come mettere insieme. La parte diligente di me, quella bambina che deve dimostrare che ha imparato, ha capito, lo sa fare da sola, non mi dà problemi. Se una cosa va fatta, va fatta: delegherò a lei la raccolta fondi, la gestione delle pr, l'archiviazione dati.

La cosa che mi preoccupa, invece, è la ragazza che non vorrei più maltrattare, ma che non è abituata a farsi valere, nel marasma.
Sto accumulando ore di cura e attenzione paziente, indulgente verso ogni nota di indolenza, affanno, ansia immotivata, lacrima improvvisa, silenzio denso. Ci sono mattinate dure da attraversare, fatte da sorrisi abbozzati e stupiti, epifanie, eterni ritorni, e riflessioni sfumate.  Ce ne sono altre spassose, imbarazzanti, ironicamente leggere, affollate di parole e parole.

* * *

Voglio immaginarmi ancora un pezzo, per il momento un angolo, di futuro.
Non si retrocede, non si avanza: vacillo ok, ma mi muovo.