domenica 19 dicembre 2010

Un racconto da pubblicare coi soldi di papà (o la tua tredicesima..)

Rana e Libellula capitarono nello stesso stagno nel 2006.
Mh quanti animaletti strani ci sono in questo stagno milanese, pensò Libellula.

Rana parlava e giocava con tutti gli animaletti dello stagno. Libellula pure.
Erano belle, sorridenti, luminose, intelligenti. Due esserini in mezzo a tanti altri esserini, ogni tanto in connessione tra loro. Finché un giorno, il cinque di un mese primaverile, Libellula decise chè sì, il tempo del muffin era giunto. Tanti auguri, Rana, questo è per te. Oh Libellula, mi emozioni! Qualcosa era accaduto.

Passarono gli anni, gli stage ed il lavori in altri stagni, altri animaletti deliziosi arrivarono, altri muffin diventarono presto cene, dormite, spazzolini lasciati nel cassetto del bagno che non si sa mai, pianti a scroscio, risate stupide a non finire, vieni che sto di merda, oh mi piace uno che non ci sto dentro / come si chiama? / non lo so, ma ho l'ormone a fior di pelle, posso stare da te che a casa non ci voglio andare, telefonate troppo lunghe persino per la telecom, mail, chat ed una vacanza nella Terra di Mezzo.

Ci fu persino il momento della crisi, coincidente con quella dello stagno italiano tutto. Quando la storia con la esse maiuscola viaggia parallela alla storia delle vite dei piccoli animali, pensò Rana.

Tu, che sei la compagna della mia anima, devi sapere che anche se in stagni lontani, non potrei mai mangiare un muffin di altre libellule. Mh, però... Però basta Libellula, non fare i capricci, bisogna prendere il toro per le corna, il bue per le palle, l'elefante per la proboscide! Ok Rana, credo di aver capito il senso, non tiriamo in ballo altri animali per favore che la capa me gira. ;) (occhiolino di Rana).

Rana e Libellula le trovate allo stagno, continuano a giocare. Vogliono imparare, conoscere, viaggiare con la mente (se con i soldi non si può), scrivere, andare al cinema o a teatro, prendere il sole al mare, mangiare cose buonissime, bere in compagnia, dormire tanto e bene, innamorarsi, poi disinnamorarsi, poi arraparsi, poi rinnamorarsi. Continuano ad essere molto diverse, ma oneste l'una con l'altra, chiamando le cose con il loro nome. Questo a volte fa un po' male, ma loro sanno che nel loro stagno non è concesso fare altrimenti. Stare male, stare bene, stare così così. Non importa, non conta, non è questo il punto, stupidi umani.

Morale della favola. Non uccidere gli animaletti, poiché anche loro hanno vite degne di essere vissute.

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