domenica 5 giugno 2011

APPLE PIE

E' facile?
No.
Ma posso imparare?
Certamente.
Mi insegni?
Guardami.
E basta?
Chiedimi.
Quando voglio?
Trova il momento.
Come?
Guardandomi capirai.
E se sbagliassi?
Mi faresti arrabbiare. Ma non esiste altro modo.

Ricordo questa conversazione, perché è stata una delle poche avute con mia madre, Charlotte. Portava i capelli raccolti in una foltissima coda di cavallo alta e stretta. Un cerchietto spesso, color verde acqua, per non lasciar cadere neppure un ciuffo. Le mani nella pasta molle e appiccicosa, color giallo uovo. Il sorriso del sabato mattina. Non ho mai imparato a fare la torta di mele, ma so chiedere aiuto quando ne ho bisogno. Sintonizzando il tempo, trovando il ritmo, senza provare vergogna, umiliazione o inadeguatezza. Sono diventata moglie e madre dopo una lunga ricerca, che oggi continua ma non più in solitaria. George l'ho scovato dopo un po' di tentativi, senza avere una direzione precisa. Lui sbaglia ogni volta che non si ricorda quanto zucchero voglio nel caffè. Anzi, neppure me lo chiede se voglia il caffè a dirla tutta. Non capisce se il mal di testa è dovuto al lavoro, ai bambini, o a lui. Così chiede scusa quando non ce ne sarebbe alcun bisogno, e fa casino quando dovrebbe calmare la bestia. E' di indole calma, ma so come farlo incazzare. Quando litighiamo mi scaraventerebbe giù dal balcone, direzione tangenziale. Ci diciamo le peggio cose. Poi uno dei due decide che basta, adesso facciamo pace.

E' sempre bello, nonostante i capelli non siano più ricci come un tempo e il sorriso non sempre pronto. Mi guarda meno, forse perché mi vede sempre. Non esterna in pubblico, abbraccia poco, bacia ancora meno. Credo sia imbarazzo. Educazione. Senso del pudore. Riservatezza.

Non c'è nulla di speciale in lui, se non quando mette su i Kings of Leon, una volta ogni tanto. Sa che mi piace, e saperlo mi rende felice. Di quella felicità scema, che supera ogni tipo di lista possa mai fare per decidere di lasciarlo. O di odiarlo perché non sa quante zollette voglia nel caffè.

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