giovedì 6 dicembre 2012

Non ho mai letto Il Codice da Vinci

Ciao lettori,
un penny per i vostri pensieri. 1000 pennies per i miei. Pecunia non olet.

Enjoy me and American Novels.


"Ho trovato il mio talento da piccola, tra i fogli protocollo dei 'testi' prima, dei 'temi' poi. Philip Roth, classe 1933,  ha da pochi giorni dato l'annuncio che non scriverà mai più, affermando che un nuovo libro non aggiungerebbe niente a quello che ha prodotto fino a questo momento. Dice che è difficile scrivere: farlo di mestiere, farlo per vivere, vivere da scrittori. E, contemporaneamente, lascia trapelare quanto sia stato inevitabile esserlo diventato.

Ho da poco iniziato un nuovo romanzo di Jonathan Franzen. Si intitola Forte Movimento, ed è stato scritto dopo Correzioni e prima di Libertà, i due suoi più grandi successi intergalattici. Come mi succede con ogni libro di JF, compresa l'autobiografia, Zona Disagio, il cuore mi si apre, il sangue sporca le pagine, i polmoni collassano. Piango sempre, la sua scrittura mi commuove. E' intima anche quando narra di come ci si apposta per  fare del buon birdwatching. Mentre lo leggo, oltretutto penso sempre molto. Capita addirittura che mi stacchi dalla trama, e, pur scorrendo le parole, segua le connessioni aperte da, mah, da una frase, dalla scelta di un sinonimo, dall'uso della punteggiatura. Divento metalinguistica, se si può dire metalinguistica riferendosi ad una lettrice.
Franzen ha colto l'anello mancante che cercavo in alcuni degli ultimi romanzi (leggo soprattutto quelli, eccetto le biografie dei presidenti americani, piene di sesso, droghe e uomini che odiano le donne) che ho avuto sotto mano. Alcuni anche considerati capolavori della letteratura. Pastorale Americana, ad esempio. L'ho chiuso a metà, tradita da aspettative altissime non rispettate.
JF, fino ad oggi, non mi ha mai delusa. E' miele, e io sono Winnie.

Capitolo narrativa nazionale.
Non sono un campione attendibile, visto che gli ultimi libri italiani interessanti che ho letto risalgono ai tempi del liceo. Senilità, di Italo Svevo. La Storia, di Elsa Morante. Poi non ho ricordo niente altro, eccetto un saggio di Gianpaolo Pansa, che però continuo a tenere sul comodino e rileggere ogni tanto qua e là per tenere a mente come mi piacerebbe scrivesse un giornalista, quindi non vale.

Infine, un buon proposito per l'anno che inizierà a breve.
Mi lascerò andare con in gialli, che non amo particolarmente. Inizio con Fred Vargas: una donna che si cela dietro un nome da maschio merita almeno un tentativo."

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