domenica 6 luglio 2014

The Bride

Ciao lettori

Ci piace pensarvi accoccolati e molto rilassati. Leggete ad alta voce al vostro amore, ai vostri amori. E' domenica sera e siamo contenti mentre decidiamo i vestiti per domani.

Enjoy the bride and her thoughts just before to say 'Yes, I do'.


Il giorno in cui ci siamo sposati ero molto bella, e molto felice. Mi ero scelta una vestito inappropriato secondo mia madre, una gonna corta e stretta che lasciava scoperte le gambe e i sandali aperti e altissimi. Volevo toccare il cielo, vale a dire il metro e settantacinque, e osservare i mortali dalla vetta dell'Olimpo. La maglietta larga sui fianchi, giallo pastello, di lino purissimo; i capelli sciolti sfioravano le spalle di poco, il rossetto opaco e rosso era caldo sulle labbra. Non avevo fato lampade solari e al mare non ci ero stata, per mancanza di tempo sopratutto, visto che procedeva tutto in ritardo e sembrava sarebbe potuta scoppiare la terza guerra mondiale se solo mi fossi azzardata ad uscire dai confini della città. Di mio ero tranquilla, ma l'ansia di tua madre era ingestibile e, correggimi qui, ho persino il ricordo di aver innaffiato le piante del giardino della nostra festa, poco prima di scendere e baciarti di fronte a tutti gli invitati. Che strazio di donna: ti ha messo la mondo, e di questo le sarò grata per sempre, ma un gatto attaccato alle palle sarebbe più gradevole.

Il rimmel nero mi allungava le ciglia all'insù, la cipria finissima uniformava il mio incarnato, la canzone che avevo scelto iniziava nella stanza accanto e, voltandomi per l'ultima volta verso l'uscita, ricordo di aver pensato che, se volevo, potevo ancora scappare, stare da sola, fregarmene di te, che in fin dei conti eri forte, avevi carattere e anticorpi sviluppatissimi, e avresti sicuramente capito. Invece respirai e mi mangiai le labbra, mio padre si avvicinò e mi disse che, quando volevo, lui era pronto. Mi misi a ridere e piansi sulla sua giacca scura: mi saprà mai dire quello che mi sai dire tu, papà? Troverà il varco? Lo lascerò entrare senza porre resistenza, indifesa e fragile? Mi sentii chiedergli questo, due minuti prima di diventare tua moglie. Mio padre rispose di sì, accarezzandomi la schiena. 'Credo l'abbia già fatto, se siamo arrivati a questo punto'.
Trovai la forza di diventare tua moglie quel giorno, grazie alla forza di mio padre.

Così mi sono lasciata invitare a ballare da tutti gli invitati, scalza ho imitato i passi di Zorba, in cerchio con i miei amici che di greco avevano solo la feta conservata in frigo. In un momento di pausa sono certa di aver incrociato il tuo sguardo, in piedi in fondo alla sala illuminata con piccolissime luci bianche lungo tutto il perimetro, mentre il ristoratore ti pregava di iniziare ad andare a casa. 'Sono le due signore, eravamo d'accordo di...'. Ti ho sorriso, sapevo cosa gli avresti risposto, ed era questo a farmi sorridere.

Finalmente trovammo il tempo di ballare la canzone che avevo scelto Coney Island Baby by Lou Reed. Era tardi, i camerieri stavano sbaraccando, gli invitati erano esausti, mio padre non so dove fosse finito, io cantavo brilla e allegrissima, nascondendo il viso sulla tua camicia sgualcita e sudata.

Iniziò così, e voglio ricordarlo per sempre nonostante non sia più come allora.

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