giovedì 4 giugno 2009

brad told me

la cosa che mi sono sempre chiesta è: sai cosa sai fare meglio?
dormire. sì, ok, quello tutti.
mangiare. tu mangi proprio bene. sì... passa oltre.
cantare. no, quello lo pensi tu, ma tu sola. gli altri no, e forse se ascolti il nastro registrato alle medie te ne farai una ragione.
ballare. mmhhh... sì sculetti con ardore certo, ma avere il diavolo in corpo non significa esattamente essere una ballerina.
scrivere... dai scrivere passamelo! sì... però, anche qui, non è che puoi scrivere tutta la vita.
parlare. no, quello a volte non ti riesce.
spiegare. come sopra, e toglici pure "a volte".

poi ho cambiato domanda. cosa voglio fare? per capirlo sono andata lontano, non lontanissimo, però lontano. distanze temporali e spaziali. vuoto attorno. uuhhh, paura eh!? mica tanto sai, insomma la paura diventa solitudine, la solitudine riflessione, la riflessione parola, la parola azione. move your ass, suddenly. come prima stavi ferma, dubbiosa, ora ti muovi, incerta.
ci sono persone che non lo sanno, ma hanno aiutato tutto questo. uno di loro è un signorotto statunitense (non Obama), architetto di professione, due figlie e una moglie spelndide. era fuori dalla scuola, con me, aspettava le ragazze uscire. parliamo del più e del meno. mi chiede "cosa farai della tua vita?". Azz, anzi shit!, domanda poco impegnativa. ma lui insiste "davvero, puoi fare tutto quello che vuoi... insomma, devi solo scegliere. vuoi il meglio? allora lavora per il meglio".

una lezione di filosofia in 5 minuti di conversazione francoanglofona. e lì mi sono mossa.
non so dove arriverò, ma il meglio l'ho puntato. ti ho nel mirino, fuckin' life.

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