giovedì 26 luglio 2012

WE

Ciao Lettori.
Usiamo la pausa per scrivere. 
La realizzazione personale comporta grandi sacrifici, un po' come essere l'Uomo Ragno. 


Enjoy come se foste, che ne so, qui al mio fianco.



"Il rumore delle ossa spezzate, quella sì che è brutta roba. Sai... tic tic tic, o toc toc toc, se parliamo di femore e cose grandi".

Questo è Mike, l'uomo che amo, e che non riesce a capire il mio dolore. Per lui tutto è tangibile, riducibile allo scibile, ovviamente controllabile. Per lui, se ho caldo, mi devo fare una doccia e stop, tagliarla corta. Gli ho spiegato, con parole mie, cosa intendo quando dico 'pena'. 'Mike, vedi le mie mani? Tremano sempre, avvertono il baratro, sono formiche impazzite', gli ho sussurrato seduta alla toilette di casa, mentre si lavava i denti attorno mezzanotte. Ho visto il suo sguardo riflesso nello specchio illuminato da una cazzo di lampadina gialla che devo cambiare al più presto, e ho sentito i chilometri srotolarsi tra di noi. Ha provato a stare in silenzio, ma ero implorante. 'Tesoro... non so più cosa dirti". Una lancia lunga un metro, intagliata nella quercia  più vecchia che possiate immaginare, dalla punta affilata e rovente. Ho smesso di respirare, senza smettere un attimo di tremare. Il sangue è corso al posto di comando, e lì ha iniziato a pulsare. Ho chiuso gli occhi appena , ma le mie ciglia si sono salate. 
Lui non sapeva cosa fare, io, come sempre quando sto di merda, sì. L'ho stretto a me, prendendolo per la pancia, poi per i fianchi, e infine per le scapole. Ha pianto bagnandomi l'incavo tra la clavicola e il collo, creando un piccolo e impercettibile lago tra i nostri corpi.

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