venerdì 7 giugno 2013

Green Light

Ciao lettori.
Vorrei che leggeste con un club-sandwich lì al vostro fianco, tra la crema solare protezione 30 e il vestito per la spiaggia. Racconto rilassante per tutti, amore solo per chi se lo merita, coraggio per pochi.

Enjoy concetti pochi ma chiari.


Il caporedattore di una famosa rivista mi ha confidato che, la prima volta che ci siamo conosciute aveva visto una luce verde uscire dai miei occhi. Che non aveva capito esattamente cosa fosse, ma che apprezzava il fatto che non la nascondessi dietro i Gucci e/o i Prada da mosca che al tempo erano di tendenza.
Le ho risposto, sorridendo dolce, che nessuno mai mi aveva fatto un complimento più strano. Luce verde come in attesa al semaforo, luce verde come spadelaser di Guerre Stellari, luce verde come alieno/diavolo in corpo, luce verde come speranza ultima a morire altrimenti detto "Die Hard"?
Mi disse che non sapeva dare un senso alla luce, mi conosceva appena dopotutto. Osservava e stop.

L'indomani mi soffermai allo specchio di casa. Luce verde... luce verde. Io non vedo nulla.
Mi chiamò mio marito, e non ci feci caso. Dovevo preparare la cena, quindi chiamare la pizzeria vicino casa e ciao due margherite, una con tanta mozzarella, due coche, una birra, il solito indirizzo, grazie!

Ceniamo a tavola, in silenzio. Mi piace quando non parliamo alla fine della settimana, perché entrambi non abbiamo voglia di farlo, entrambi non abbiamo niente da aggiungere alle pizze, alle due coche e alla birra. Gustiamo il sapore della farina, l'acido della salsa di pomodoro, quasi ci strozziamo con la mozzarella filante. Forse abbiamo litigato in questi giorni, può essere: ultimamente discutiamo perché sua madre vuole che io rimanga incinta di una bambina che 'solo se lo volete anche voi, però mi fareste il regalo più bello per i miei 70 anni!' potrebbe chiamarsi Elena. Indovinate chi sia chiama già Elena.
Poi Paolo fa una cosa che mi ha convinto a sposarlo, ad amarlo, ad accorgermi di lui tanto tempo fa: mi lascia stare, one woman standing in front of the washbasin in a solitary mood. So che sa che non ce la posso fare, un'altra domanda sulla mancanza di prole e tiro fuori il machete alla prossima cena da sua madre. There will be blood.

Sospiro toccando l'acqua scorrere calda, accarezzo i piatti e le posate, pulisco la cucina con lo sgrassatore al profumo di limone. E' un rito che riuscirei a compiere anche ad occhi chiusi, e forse vorrei chiuderli stasera.
Gli chiedo se possiamo rimandare le cose che avevamo programmato per il finesettimana, o se si offende se io le rimando e lui può fare quello che desidera.
Sei stanca?
Tanto, questo giro tanto proprio. Si vede?
Questo giro tanto proprio.
E' un problema se vai solo tu a... a... cosa dovevamo fare?
Pranzo con i miei colleghi, al mare.
Ah. Cavolo, bello il mare. Farà caldo, si starà bene.
Ma non ti va.
No, per niente. Questo giro per niente proprio.
Saremo un po' scortesi, ma ok, li avviso.

Paolo mi osserva dal divano, rimaniamo in silenzio, chiama i colleghi.
Hai gli occhi stanchi sai.
Eh, fossero solo gli occhi. Non so cosa sia, forse qualcosa che ho mangiato... Può essere?
Oltre le pizze dici?
Ahahah. Il latte a colazione, era scaduto forse?
No non è il latte, tranquilla. Cosa facciamo?
Mmm. Cosa vuoi fare?

Paolo accende la tv, poi la spegne.Gira un po' per casa. Trova un cd e mette in loop la traccia numero 4 (questa). Non conto le volte che lo ha fatto: lasciarmi stare, farmi ascoltare qualcosa, non insistere, parlarmi, sforzarsi di capire, farsi capire a sua volta.

La luce verde mi è venuta il primo giorno che siamo usciti insieme. Nasce da qualcosa di resistente, un po' scheggiato certo, ma flessibile e molto forte. E' intensa, accecante per chi sa vedere.
Sono una persona migliore con Paolo al mio fianco? Non so, però è bello avere un superpotere sapete.

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