lunedì 29 luglio 2013

Like the dolphins, like dolphins can swim

Ciao lettori

le sorprese vanno mantenute. 
Leggete la storia che vi manderà in vacanza col sorriso di chi ha appena visto un cervo e non se lo lascerà scappare. 

Enjoy senza fretta.


Al mare, nell'acqua, c'è sempre chi vi vorrà schizzare mentre il vostro desiderio inespresso sarebbe parlare con i delfini che vi nuotano attorno senza alcuna paura. Il mio compagno di bagno, un amico venuto fino a qui per starmi vicino e non farmi pensare e portarmi a ballare e compatirmi come fino ad ora nessuno ancora aveva provato a fare, è gentile. Eccessivamente sorridente, ma gentile.

Claudia a che pensi?
A niente Fede.
Sei stanca da ieri...? Sonno eh!?
Mm mm.
Il sole picchia, hai messo la crema vero? Altrimenti meglio andare sotto l'ombrellone...
Ora vado, ora vado.
Vengo anche io, aspetta.
No no, stai qui.
No vengo.
Ok vieni.

Federico vuole che io sia felice, il che implica tutta una serie di piccole e grandi azioni, sensazioni, emozioni su cui mi dovrei concentrare costantemente. Vuole che mi abbronzi un po' ma non troppo, vuole che mangi con gusto ma che faccia movimento perché lo sport fa bene ed è divertente, vuole che mi metta all'ombra e mi sfoghi sfogliando un romanzo scritto bene, vuole che mi metta la crema ogni due ore ed ascolti buona musica. Vuole sentirselo dire, perché lui è così. "Sto bene, sto meglio, non penso più a lui, e sono pronta per tutto quello che la vita ha da offrirmi". Se avessi anche due passerotti posati docili sulla mano, uno scoiattolo e un paio di roditori buffi e paffuti ai miei piedi, sarebbe convinto: il suo compito concluso, la sua missione compiuta.
Solitamente riesco a reggere il gioco, sono allenata; ma la canicola di calore è insopportabile. Qui, a chilometri da casa, lontana abbastanza dal mio ex, ho un cedimento fisico dovuto alle avverse condizioni climatiche. E mi metto a piangere molto silenziosamente: con decoro, ma sempre a piangere. Una sirena spalmata di crema solare, in cerca di qualche delfino con cui giocare, la testa che scoppia e un amico fidato al suo fianco.

Non dire niente, per favore. Vai sotto l'ombrellone o stai qui, non c'è problema. Ma lasciami fiatare, perché mi manca l'aria da mesi, e l'unica cosa che voglio fare è respirare. Salsedine, calore eccessivo, particelle di olio solare, profumo di gelato sciolto e appiccicoso, chiacchiere altrui, fatti estranei, opinioni sul calcio mercato, crisi di bambini e urla di genitori, ormoni adolescenziali e canzoni terribili. Voglio piangere qui, adesso e non so per quanto ancora. Stasera, tutta la notte, l'intera vacanza, fino a Natale. Potresti portarmi da mangiare, scegliere per me il colore dei costumi, controllare che non ci siano pericoli, chiamarmi quando la marea di alza. Puoi accudirmi, cercare di capire, farmi parlare e sorridere. Non ho intenzione di allontanarti, mi piace averti attorno, poterti abbracciare. Ma devi sopportare le lacrime, perché il desiderio di piangere che ho dentro non lo puoi neppure immaginare. Ce la fai?

Mi accorgo che un gruppo di signore ha ascoltato tutte le mie parole. Un bimbo inciampa e cade alzando un po' d'acqua, Federico guarda verso l'orizzonte due ragazzi che stanno giocando a palla dove ancora si tocca.
Decide di andare sotto l'ombrellone.

Sei speciale anche quando dici cose molto molto molto banali. Ma vedrai che starai meglio.

Sono infelice, e me ne accorgo da come le anziane signore mi fissano.
Ma Federico dice che starò meglio, e un delfino mi sta nuotando attorno.


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