giovedì 10 ottobre 2013

The Family Man

Ciao lettori.

Buona lettura. Enjoy.


Te lo leggo negli occhi, quando mi osservi con le pupille concentrate a capire qualcosa che, se solo chiedessi, ti direi senza problemi. Sono trasparente, perché ho scelto di lasciarmi amare molto. Ma preferisci capire da solo, sei una testa calda e mi piace vederla fumare ogni tanto. Quindi okay, osserva attentamente e datti una risposta.

Mio padre non credo ti sia piaciuto: al primo incontro non piace mai a nessuno. O per lo meno così gli piace pensare: sentirsi impenetrabile e burbero, capobranco nonostante la stanchezza che gli ha solcato le mani. Sappi che ti proibirò sempre e comunque di togliergli questa certezza, costruita per indole e necessità. E' l'uomo migliore che esista, punto. E' stato lui ad insegnarmi a stare zitta, a sentirmi di troppo, a defilarmi e imparare ad osservare con calma le persone e le situazioni. Mi ha ripetuto più volte che non ero così furba ed intelligente come pensavo di essere, ha acceso molte scintille rancorose che ancora tengo accese. Che stupida. Eppure vedi, è la complessità della sua persona a farmi pensare che ci sia ancora qualcosa che non capisco, o conosco, di lui. E' cambiato sai, moltissimo. Altri direbbero invecchiato, ma un leone non invecchia, semmai ruggisce con parsimonia. E' testardo quanto te, forse un pelino meno, forse ha solo meno tempo e voglia per impuntarsi e tenermi il muso. Da piccola, invece, mi ha sempre castigata con impegno: se potessi riutilizzare le ore impiegate a fissare l'angolo tra il frigo e il muro della cucina, credimi, ora avrei giornate di 48 ore. Mia madre mi sussurrava ' Perché devi fare così. Non rispondere più, lascia perdere, dai non piangere, asciugati con questo..'. Ma lei non capiva, e di fondo neppure io: l'istinto parlava per me, la cocciutaggine, il senso di potenza, la certezza di essere nel giusto erano sempre lì, a farmi aprire la bocca e ribattere ancora e ancora e ancora. Potevo accettare le punizioni e singhiozzare pregando un santo a caso che facesse esplodere la testa di papà lì, dopo la cena e prima del tg; ma in cuor mio sapevo di avere ragione e di potermi permettere uno scontro verbale alla pari. Io sette anni, lui 28 di più. Negli anni tutto questo è peggiorato ovviamente: l'adolescenza travolge anche le acque chete, figuriamoci una testa di cazzo come me.
I voti a scuola, i coprifuoco imbarazzanti: ti risparmio tutto, tanto immagini. 
Ma è una persona gentile con i gentili, umile e molto forte fisicamente. Sul comodino ha la biografia di Gramsci, un libro di Camilleri, uno su Coppi e credo una raccolta di saggi di un autore che gli ho regalato io. Gli piace la musica, quella che più o meno piace a tutta la sua generazione: Jannacci, Gaber, De Andre', i Beatles e Joan Beaz. Ha militato nelle fila di un partito; da bambina ero convinta tutte le mie amiche avessero il papà in consiglio comunale il giovedì sera. Poi qualcosa deve essere accaduto: ora non so per chi voti, e di politica non se ne è mai parlato in casa. Vedi per le persone questo è incredibile, non ci credono. Ma se osservassero, capirebbero come funzionava e come ancora funziona tra di noi: "Hai una testa per pensare, usala. Informati, domanda, non scansare i dubbi, cambia idea se necessario. Non ti vorrò meno bene se scegliessi una bandiera diversa dalla mia. Sono sempre tuo padre, ricordalo.". 
Ti riporterò solo una frase, che mi  risuona ogni tanto in testa, nei momenti più inaspettati oltretutto. "La dignità conta più di ogni cosa, soprattutto della salute".

Ora dai, chiedimelo: "Ma io... io sarò piaciuto a tuo padre?"

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