mercoledì 6 novembre 2013

It was ignorable, but that's different from unimportant (cit)

Ciao lettori,

avevamo una storia d'amore quasi pronta, mancava tanto così alla pubblicazione e non era niente male, poi abbiamo visto un telefilm e rimesso tutto in gioco. 
Ci esaltiamo per un dialogo serrato ed intelligente, un montaggio logico e non invadente, attori espressivi, un tema appassionante.
Quella che segue è quindi totally fantasia, comme toujours, ma l'ispirazione viene dritta da qui WTF!

Enjoy streaming.


Ciao amore,
il mio lavoro mi ha portata lontano.
Ho molte persone da conoscere, e alcune di quelle che ho già incontrato si sono dimostrate fantastiche. Ricercatori universitari, scrittori, scienziati, persino un fachiro che mi ha insegnato a mangiare fuoco e fare fiamme. La prossima riunione lo faccio, e allora sì, allora sì mi staranno ad ascoltare.

Ho chiacchierato con un produttore esecutivo di non so quale testata: mi ha raccontato una storia incredibile su infinite sessioni di montaggio nella sala dei bottoni colorati. Me lo sono mangiato con gli occhi, tra una tartina al salmone e l'altra ho dato sfogo alla curiosità più ingenua, seguendo il tuo consiglio: don't be shy, you're pretty smart. E ha funzionato, o per  lo meno sta funzionando fino a questo momento. Mi danno retta, ascoltando le mie domande e prendendomi sul serio; non si specchiano nella mia ammirazione, non mi liquidano con una battuta d'effetto.

Sto letteralmente passeggiando sulle spalle dei giganti, godendo coma un riccio ogni volta varco la porta di una sala conferenze o una sala riunioni, assito ad un incontro informale o un pranzo di lavoro.

Questi mostri luccicano di fronte a me, mi mandano segnali in mezzo alla sala congressi e io devo semplicemente seguirne il fascio di luce fino a che non trovo la fonte. Senti qui: una vecchia attrice, okay no scusa, un'attrice anziana, mi ha confidato di odiare le interviste. Okay, no, non esattamente: mi ha rivelato che, non amando le interviste, lascia che sia la sua addetta stampa a rispondere per lei, inventando di volta in volta nomi di cani, gatti, zie nel Missouri, amanti.. Tanto nessuno ricorda, tesorino. Ho riso, rido sempre se sono imbarazzata e non so come o cosa converrebbe rispondere. Poi mi sono ripresa, e le ho chiesto se pensasse fosse onesto, dando a vedere che per me non lo era. Devo esserle sembrata un cucciolo bagnato in mezzo alla tempesta perfetta, perché mi ha abbracciata (abbracciata! capito!? ho detto abbracciata!), congedandomi così "Brindo a te, dolcezza". Forse un tantino troppo ingenua qui, no?

Mi hanno trascinato ad una festa e lì ho seguito il tuo secondo consiglio: mi raccomando lontana dal bar, non reggi l'alcol, o per lo meno non tutti capiscono le tue battute quando non reggi l'alcol. Mi sono concessa un cocktail che sapeva di gin, che ho sorseggiato in bah, cinque minuti. Ero assetata, e non c'era acqua. Okay no, non esattamente: forse dell'acqua c'era, ma mi vergognavo a chiederla al barman. "Ciao, dell'acqua per la sbarbina from Italy, grazie". Il mio accompagnatore, un figo della madonna che vende spazi pubblicitari per una concessionaria internazionale che ogni volta che mi guardava mi faceva arrossire, questo uomo da 100! punti mi ha presentata a tutti, e dico tutti!, i presenti. Un businessman magnetico con tanta di quella frega attorno che tu a confronto sembreresti un adolescente al primo ballo della sua vita. Fortunatamente il cui sopra aveva anche una moglie, che è, come giusto che sia, la figa spaziale interplanetaria che però vola bassissima sulle colline della consapevolezza di sé.
Mi ha salutata con un sorriso aperto, senza rossetto, senza fard, senza orecchini ingombranti ai lati del viso. Un ovale candido, segnato da qualche ruga certo, e due spalle scoperte e decisamente molto larghe. Mi ha chiesto chi fossi, se mi piacesse la città, se suo marito avesse già fatto la battuta sulle italiane, se avessi riso, se mi avesse fatto realmente ridere o fossi stata solo molto gentile. Mi sono resa conto di come sia facile essere così, quando si possiedono quelle speciali qualità che molte donne trascurano: la cura e la sensibilità per il mondo che le circonda, il rispetto per se stesse, l'amore per gli uomini che si sono scelte. A fine serata ero esausta e chiusa nella mia stanza in albergo ho acceso il pc per scrivere una nota veloce prima di addormentarmi e dimenticare tutto.

Mentre annotavo nomi e contatti e cariche, unendo i puntini della giornata trascorsa, ho iniziato a pensare a cosa sto facendo della mia vita. Non te ne ho mai parlato, e forse la distanza, forse il fuso orario, forse il poco gin che ancora non ho smaltito mi aiuteranno a spiegarti qualcosa che è difficile da spiegare, cercando di seguire un filo razionale e lasciando l'emotività fuori dalla porta.
Non posso tornare a casa, da te.
Non posso lasciare questo posto, soprattutto ora che ho un'offerta di lavoro tra le mani.
Non riesco a lasciarmi tutto alle spalle, perché tutto questo rappresenta quello in cui sono più brava, per cui ho pianto e mi sono ammalata.
Sono considerazioni che, certo, potrei imparare ad ignorare, se inserite in una vita al tuo fianco, per sempre intendo, sicuramente felice e serena. Eppure ho la sensazione che diventerebbero frammenti affilatissimi piantati nella mia carne, giorno dopo giorno. Schegge importanti, anche se invisibili.

Sono confusa, e vorrei continuare a renderti partecipe del mondo che ho appena iniziato a scoprire. Ma la verità è più semplice di così, forse più crudele, sicuramente meno dorata. Non riesco a tenere tutto insieme, e non credo una relazione a distanza sia quello che avevamo in mente per noi.
Mi hai incitata, risollevata, e sei stato il più gentile tra i gentili, e ora sono nuovamente in sella.

Non so cos'altro aggiungere, e vorrei trovare una soluzione alternativa ad una mail scritta nel mezzo della notte. Spero di non sbagliarmi, e se lo stessi facendo beh, spero di sopportarne le conseguenze.


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