mercoledì 19 febbraio 2014

A mia figlia piace farsi i selfie

Ciao lettori

In questi giorni abbiamo ricevuto una bellissima notizia da una coppia di amici, e dato il benvenuto a una brand new baby fan dei Ramones. Cresciamo a dismisura, siamo un mucchio di gente che si vuole bene.

Enjoy con questa in sottofondo Song For Zula, Phosphorescent


Abbiamo intravisto un nostro caro amico al super, ieri l'altro, e Claire mi ha chiesto se fosse lo stesso che quando viene a casa a trovarci la prende in braccio e inizia a scattarsi le foto con lei. Le ho detto sì, è proprio l'amico di papà che ti usa per rimorchiare qualche ragazza su Instagram; ma non c'è niente di male, gli vogliamo bene anche quando ti mette in posa davanti all'iphone e iniziate a fare le faccine buffe. Insieme sono una favola, e capisco perché Claire si diverta con lui, questo Don Juan De Marco 2.0. E' affascinante, affabile, adorabile, e le fischietta una serie infinita di motivetti che poi lei, la mia bambina, balla sbandando contro il tavolino del salotto. Bang, bang, bang; fino al pianto inconsolabile, tra le mie braccia stavolta.

Ad ogni modo, Claire lo adora, e io adoro lui perché qualche foto molto carina gliel'ha fatta, in effetti. Quando lei ha compiuto un anno, Juan 2.0 mi ha regalato un album di scatti di Claire che non mi aveva mai mostrato prima, e, tra quelle in cui dorme raggomitolata come un gattino sul divano e quelle in cui ride come una matta fissando la telecamera, ce n'è una che mi ha trafitta.
Era una sera estiva, Claire avrà avuto si e no sei mesi, e lo ricordo come se fosse oggi: io e suo padre avevamo litigato, discutendo di problemi economici pretestuosi, perché in realtà avevo scoperto che mi aveva tradita con... bah, non è importante con chi. Ci eravamo scannati  fino a prendere in considerazione la possibilità di separarci. Personalmente avrei preferito sgozzarlo con le mie mani, la semplice lontananza non mi convinceva, ma alla fine sedai la violenza, e ripiegai sulla distanza forzata. Fu un periodo che ora ricordo a tratti, sfuocato nella memoria: per autodifesa, rimozione inconsapevole, e perché fu molto triste anche per me, che mi ero gettata, con lo stesso slancio che ha ereditato la mia bimba, nelle braccia di uno praticamente sconosciuto, per farmi curare la ferita. L'amico di famiglia mi aveva scoperta, nel modo in cui si scoprono queste cose: il mio chiodo consolatore era un'amicizia comune sui social network, e, sapete, anche a me piacciono i selfie.
Juan 2.0 mi affrontò, cogliendomi di sorpresa, con queste parole che potrebbero sembrare rudi, e indubbiamente lo erano: 'Cosa cazzo stai facendo?'. Passammo ore a parlare, senza arrivare ad un punto, e mi stupì quando mi disse che si sarebbe tenuto per sé la spiacevole sorpresa di quanto fossi, anche io, banalmente fedifraga. 'Ah, non glielo dirai!?'. 'Certo che non glielo dirò. Vorrei vedere Claire un po' più spesso sai, ora che siete separati è diventato un casino rimorchiare...'. Mi misi a piangere silenziosamente, abbassando la testa sopraffatta dal senso di colpa, dalla vergogna e dalla solitudine che mi colpì  in mezzo ai denti. Lui non esitò, mi prese tra le sue braccia, e mi disse che ad ogni modo Claire stava diventando bellissima.

La foto che le fece, quella sera di luglio abbastanza lontana, l'ho messa sul comodino. Era il tramonto, c'era una luce calda che colorava il prato di giallo e oro, e Claire sedeva, da sola e in precario equilibrio, su due o tre cuscini di fortuna. In mano teneva un sonaglio, o un pentolino di plastica, e volgeva il viso verso l'orizzonte, dalla parte opposta rispetto all'obbiettivo dello smartphone. Lì, in lontananza e fuori fuoco, di spalle, ci siamo io e il mio compagno, intenti a lasciarci.

Il testone di mia figlia che ci guarda è la foto più bella che ho della nostra famiglia, e dei nostri preziosi amici.

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