sabato 22 ottobre 2011

"Do you see the city lights, dear? It is the fire, and it's walking with us."

Siamo un fermo immagine. Un primissimo piano intenso. Un close-up sul dettaglio insignificante.
Siamo un piano sequenza interminabile. Un lento scorrere senza stacchi, pause, buchi neri.
Siamo anche un controcampo, una dissolvenza, un titolo di coda.
Siamo stati il primo ciak, la sceneggiatura scritta, il soggetto abbozzato, l'idea che prende forma.

Ci vestiamo a festa, passeggiamo davanti alla schiera di fotografi, calpestiamo il red carpet.
Rilasciamo interviste, cerchiamo risposte intelligenti, siamo pupazzetti nella centrifuga dei lustrini.
Leggiamo virgolettati imbarazzanti, proviamo a smentire, nessuno ci ascolta.

Costretti, stringiamo mani potenti.
Tu meglio di me, io meglio di te.
L'alternanza è un'arte che abbiamo affinato sul campo; imparando a leggere i nostri corpi: le mani strette e premute al petto (mi manca l'aria, portami via), il sospiro pesante (falla stare zitta, falla stare zitta, falla stare zitta), il labbro rilassato, la chiacchera fluida, il cicalio sostenuto (va tutto bene amore, ce la faccio, ho tutto sotto controllo).

Siamo felici sprofondati nelle poltrone rosse di una sala di cinematografica. La polvere galleggia nel cono di luce, il rumore del proiettore ci costringe al silenzio, la pellicola inizia a girare.

Twin Peaks Theme (1990), by Angelo Badalamenti.

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