martedì 17 gennaio 2012

Out Of Time (cit.)

Entriamo. Il mio amore, potentissimo, scaraventa il ragazzino che mi blocca il passaggio. 'Seguimi, so dove andare'. Striscio vicinissima ai suoi jeans, che sì, camminerebbero anche da soli. Siamo un po' sporchi, non lo nego. Il mio amore ha la barba: gli cresce lenta lenta, e questo vi dovrebbe dare la giusta misura della nostra igiene. 

Mia madre, penso, mia madre mi prenderebbe da parte 'Scusa ma ti sei accorta che questo ha la cattiva abitudine di non lavarsi?'. Ma il mio amore, risponderei a mamma, il mio amore è potentissimo, picchia i cattivi, castiga i matti, disintegra i bastardi. 'Mamma, mammina cara, entiende? Sai quanto tempo ci ho messo a trovarlo questo qui?'. Una fatica, un mal di testa. E poi bum!, eccoti piccolo uomo puzzolente.
E' gentile, è tanto gentile. Possiede un senso della giustizia esagerato, mamma. Che quando entriamo dal panettiere e la vecchia dietro di noi elenca i mali di stagione, lui, senti mamma eh, lui le lascia il passo. La fa passare, e le sorride. E non dice niente! Non la fa mai fuori dal vaso. Non si pavoneggia: mi accarezza la schiena, perchè sa che io no, io scusa signora col triplo dei miei anni, ma avrei fretta. Invece lui prende ad accarezzarmi, scivola come l'olio sul ghiaccio, maastica il chewingum e fa le bolle.

Una volta entrati nell'arena, io e il mio amore corriamo veloce verso il palco. Non siamo davanti, ma ci siamo. Oh che roba. Oh che roba! Oh! Che! Ro! Ba! Questa sono io, che salto senza ritmo, e sbando a destra e sinistra. Lui, il mio amore, canta con le braccia al vento: è stupendo, è una forza della natura, è intonato cazzo.

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