venerdì 9 maggio 2014

Month of May

Ciao lettori

Maggio ci porta lontano, I said, toccando un tema a noi caro.
Enjoy. Soundtrack I Get Out, by the amazing Lauryn Hill


Claire ha abortito, come molte donne sulla faccia della Terra. Paul, il padre del suo bambino, le ha lasciato scegliere in autonomia, privo di argomentazioni valide per controbattere l'unica che Claire ha portato avanti sin dall'inizio della gravidanza. Non lo voglio, scusami ma non lo voglio. Ne sento il peso, non ne avverto la gioia. Sto male ogni volta che incrocio un neonato in una culla, vorrei scaraventarlo dall'altra parte dell'oceano e ficcargli due dita in gola per farlo smettere di piangere. Poi mi gira la testa, lo stomaco si contrae e finisco col correre al primo bagno libero dell'ospedale a tastarmi ossessivamente la pancia molle e piena. Non lo voglio, penso solo questo, che non lo desidero, non lo immagino, e non lo amo.
Nessuno sa che Claire ha abortito, eccetto Paul e la famiglia di lei: non avrebbero voluto dirlo neppure a loro, ma il padre di Claire ha un radar quando si tratta della figlia. La sgama sempre, e non sempre è piacevole doversi confrontare con un uomo oltre la mezza età, concreto come un tedesco di Germania, solitamente docile come un orso affamato dopo il lungo inverno.
Ne hanno parlato un pomeriggio, mentre Paul guardava una partita di uno sport improbabile in tv e la madre di lei era fuori con le amiche. Seduti sullo stesso divano, hanno avuto una conversazione al limite dell'allucinante, piena di silenzi e con un finale inaspettato.

Claire, allora? Come stai?
Bene papà, sono un po' stanca per il lavoro, è un periodo stressante in reparto, ho carichi allucinanti e...
E tu, tu come stai?
Te l'ho appena detto papà, bene.
Claire, ti tocchi la pancia spesso per essere una che sta bene.
Papà...
Claire?
Papà non dirlo a mamma per favore.
Claire, come stai?

Claire si sposta i capelli dal viso, incastrandoli dietro l'orecchio destro, pettinandosi con le dita le ciocche più lunghe appoggiate sulla spalla, faticando a stare al mondo in questa piccolissima stanza. Difficilmente parla con suo padre, ma ricorda benissimo ogni dialogo avuto con lui dall'età di dieci anni circa.

Non bene, questa cosa non mi fa stare bene e con Paul stiamo cercando di capire cosa fare.
Anche tua madre era così, prima di avere te ci è capitata la stessa cosa. Circa un anno prima dell'aprile in cui nascesti tu, diciamo dieci mesi prima di rimanere incinta di te, si. E abbiamo deciso di non volerlo. 
Cosa!?
Non lo immaginavi eh! Tua madre si che sa tenere un segreto.
Non è possibile, me l'avrebbe detto. Non da piccola, ovvio, ma ora, adulta, lo so, me l'avrebbe detto, ne sono certa... Non ci credo, non può essere, non mamma...
Perché tu sì e tua madre no? Non siete così diverse Claire, io vi ho conosciute entrambe da trentenni, e credimi, sei così simile a lei che quando vi vedo vicine mi sembra impossibile aver contribuito anche io alla causa, mettendoti al mondo. 
Non dirglielo però, non farlo per ora. Non ce n'è bisogno, non ho ancora deciso niente e preferisco avere le idee chiare e...
Potrebbe aiutarti molto invece. Siete simili Claire, te l'ho appena detto. E sarebbe l'unica che staresti ad ascoltare, perché non avrebbe molto da consigliarti dopotutto, ma saprebbe esattamente cosa dirti.
Stai dicendo che glielo dirai?
Sto dicendo che non devi pensare che non sia in grado di essere una buona madre, solo perché ti vorrebbe con due bambini e un marito da almeno un paio d'anni. 
Sono una delusione continua, glielo leggo in faccia ogni volta che affrontiamo l'argomento 'cosa ne sarà di te, pazza Claire'.
Non dire sciocchezze, quello sono io!
Ahahaha, vero, sono la tua delusione!
Non sei il fallimento di nessuno Claire.
Papà... papà sto così male.

Due settimane dopo Claire ha avuto un forte mal di pancia, una contrazione spontanea e violenta, che l'ha costretta ad accasciarsi nel mezzo di una visita, con il paziente sdraiato sul lettino in preda al panico per entrambi. Il medico di turno l'ha visitata, rivelandole quello che già sapeva: stai aspettando un bambino, dottoressa Claire, e il tuo corpo è affaticato. Devi riposarti oggi, e anche domani. Vai a casa, stenditi, e prenota una visita dal ginecologo per monitorare la situazione. Non c'è niente di grave, ma devi andarci piano. Claire ha sorriso, e una volta a casa ha chiamato Paul, che si è precipitato da lei.

Claire dovremmo capire cosa fare.
Paul so cosa fare, lo sai dai. Tu piuttosto, tu cosa faresti se potessi scegliere indipendentemente? E' anche figlio tuo, e, a meno che tu non decida di scappare come l'ultimo dei Balottelli, ti toccherebbe tutto quello che toccherebbe a me, parto escluso.
Ahahah.
Ahahah.
Lo vorrei, ma so che non lo vorresti tu. E questo basta. Sarà difficile, ma sarebbe insopportabile guardarti tutti i giorni con in braccio un figlio che ti ho imposto. Quindi, se devo scegliere e devo farlo senza vie di mezzo, dico di rinunciarci.
Dio sono un mostro.

L'abbraccio di Paul è avvolgente, ha le braccia lunghe e riesce sempre a raccogliere le spalle di lei in un cerchio perfetto. Il giorno dopo Claire confida alla madre il suo segreto, come se avesse rubato la marmellata dalla dispensa. La madre chiede se sta bene, se papà lo sa, se Paul lo sa, se il medico dice che è tutto a posto, se ha già prenotato la visita, se vuole che l'accompagni, se ha fame. Convincendo Claire che, forse, più che un mostro è semplicemente una donna che non desidera avere un figlio.

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