venerdì 16 maggio 2014

Nonna and Mark / A Love Story

Ciao lettori

Parliamo con la nonna, provando a capire un paio di cose. 
Questa volta siamo andati lunghi con le battute: se siete curiosi, le ultime due righe valgono l'intero racconto.

Enjoy tenerezza in te(ne)rrazza.


Gli ho lasciato prendere la parte del letto libera, visto che il letto è grande e una parte libera c'è senz'altro se io ne occupo una sola metà. Chiamasi logica. Ho spostato i tre libri che di solito dormono al mio fianco, il maglione di ErmenegildoZegna ereditato da mio zio, che uso in caso di freddo improvviso, la coperta di lana aggiuntiva che non so dove mettere altrimenti, i vestiti dimenticati la sera prima. Scusa, non vivo sempre così, riesco a fare peggio volendo. Ma sapevo che saresti salito e ho fatto ordine. Mark ci mette un attimo, poi capisce che mi sto divertendo a canzonarlo. 'Mi stai canzonando?', dice esattamente così. Canzonare, canzonare... canzonare hai detto eh? Come parli educato, commenterebbe mia nonna. Ti sei mica presta uno che ha studiato, bambina mia? Che bell'uomo però, lo noto solo ora che si è presentato e mi ha accompagnata a tavola, è un bell'uomo anche. Distinto, gentile, ma parla anche? Se gli chiedo qualcosa risponde o devi dargli il permesso? Accavallo un po' di pensieri a ruota, mentre Mark si sta versando da bere in cucina. Scusa avevo sete, e tu sembravi assente. Ammazza non gli sfugge niente! Comunque, potevi aprire il frigo, invece di versarti l'acqua del rubinetto. L'ho fatto, non c'era nulla. Ma dai, nulla, esagerato... e quello cos'è!? Quello è latte che scade domani. Appunto, il latte fa bene. Senti andiamo avanti ancora per molto o... Mark The Educato diventa Mark The Impaziente di fronte al frigorifero quasi vuoto. Ma hai fame? Perché se sei salito per mangiare, caschi malissimo. No, non mi hai illuso, tranquilla. Avevo capito non mi avresti reso un uomo felice sfornando un ciambellone alle noci. Bene, mi rassicuri, non vorrei iniziare qualcosa sulla menzogna. 'Qualcosa' cosa? Dillo tu. Nooo, dillo tu: 'qualcosa' cosa stiamo per iniziare? Occhio e croce, direi il più grande mal di testa della storia dei mal di testa se continua così.

Non ricordo esattamente chi abbia detto cosa quella notte, benché non avessi bevuto niente; ero sobria e lo stomaco era pieno e noi due ci siamo voluti un gran bene davanti al frigo chiuso e semivuoto. E' stato divertente assecondarlo, all'epoca neppure ne ero consapevole: mi veniva spontaneo, era molto sveglio, possedeva quel tipo di intelligenza che cercavo ma difficilmente mi capitava di trovare, negli uomini come nelle donne. Mi aveva incuriosita, questo raccontai alle mie nipoti una sera estiva di qualche anno fa, vostro nonno mi aveva incuriosita. Sembra strano, ma è stato così. Sapeva cosa dire quando mi vedeva triste, o stare in silenzio se capiva non c'era niente da dire se mi vedeva eccessivamente triste. Le mie nipoti guardavano le foto di Mark, accarezzandone i bordi, attente a non rovinarle. Era un figo, nonna! Ahahah, diciamo che, oltre all'intelligenza, c'erano un paio di altre cose che avevo notato. Ahahah, quali nonna? Quelle che dovresti notare anche tu, tesoro: due spalle larghe, un'espressione irresistibile, un petto forte e non rasato direi. Poi per carità i gusti sono gusti, ma Mark aveva qualcosa che, non saprei, non vorrei venire fraintesa, bambine. Dicci nonna, dicci.

Aveva un'andatura particolare e non odorava di niente. Era appassionato, ma non fanatico. Era informato, ma non noioso nello spiegarmi. Era sensibile, ma sdrammatizzava in un niente. Era forte, ma non disdegnava il mio aiuto se pensava potesse essergli utile. Era realista e concreto, senza mai mortificare il mio animo sognatore. Amava ragionare pacatamente, alzando la voce solo quando la alzavo io, perché diceva che con me, alcune volte, doveva fare il pazzo sennò non capivo. Era avventuroso e sapeva organizzare viaggi spettacolari: mi ha portata in Cile, io l'ho portato nella Parigi che mi aveva guarita molto prima di conoscerlo, lui mi ha portata a vedere le balene, io gli ho regalato un gatto. Ecco, se con 'figo' intendi tutto questo, direi che tuo nonno era il figo più figo che potessi scegliere.

L'hai scelto tu?

Ovviamente, bambina. Ma tua madre non ti ha insegnato proprio niente! Devi sceglierlo in un mare di possibili scelte, e il difficile sta proprio qui. Sarai continuamente distratta da persone apparentemente buone e belle, lupi travestiti per lo più, gente con abiti lustrati e tirati e che sa usare photoshop. Gente che ha letto molto e possiede un'opinione condivisibile su molti fatti della vita, gente che sa cantare e imbracciare una chitarra e mettere insieme un due parole e un ritmo orecchiabile. Cose che tutti, con un po' di pazienza e fortuna, riescono a fare. Vivrai in questo marasma, come è capitato a me.

E come hai fatto nonna, come hai scelto?

La noia, la noia mi ha aiutata moltissimo. Fortunatamente ho sempre dato ascolto alla noia che arrampicava dalle viscere, era il segnale che qualcosa non funzionava. Attenta però, non sto parlando dell'apatia o della routine inevitabile: io mi riferisco al montare di una sensazione di fastidio misto a commiserazione, al prurito che provi di fronte a chi sta recitando una parte, al vuoto che ti lasciano alcuni incontri e, infine, alla tristezza che alcuni volti perfetti e sorridenti rimandano.

Non afferro il punto, nonna. Ti annoiavi quando hai incontrato nonno Mark? E' stato questo che ti ha fatto scegliere?

Oh bambina, come sei tenera. Ma tua madre, cavolo, davvero non ti ha insegnato un emerito cazzo! Vuoi una risposta esaudiente. Mark non mi ha mai annoiata, se è questo di cui stiamo parlando. Mi ha tradita, mi ha allontanata, mi ha fatto male, mi ha illusa e mi ha persino rimproverata. Ma quel tipo di noia, quella di cui parlavamo prima, non l'ha mai suscitata.

Non capisco, scusa nonna ma è difficile: ho dieci anni.

Ti faccio un esempio. Sai quando all'asilo i maschi ti tirano le trecce per attirare la tua attenzione, e tu inizialmente stai al gioco perché ti diverte e pensi che tutto questo tirare porterà a qualcosa, ma poi, realizzando che i maschi ti tirano le trecce perché non hanno niente altro da fare che mettersi lì a tirarti le trecce per passare l'intervallo, tu ti stanchi e gli assesti un ceffone?

Oddio, non ho mai picchiato nessuno nonna.

Madonna, tua madre è un fallimento su tutta la linea! Comunque, ascoltami, la faccio breve: il punto è che alla fine il gioco non ti basterà più, e vorrai un figo che non ha bisogno di tirarti le trecce per farsi notare.

2 commenti:

  1. Eccomi.
    Ti avevo promesso, quindi da brava prima della classe, condivido i miei commenti coi compagni.
    La cosa bella di questo testo è, come ti ho già scritto nel commento su facebook, che sa mettere delle parole sull'esperienza umana. Che fa dire alla lettrice, ecco, questo è quello che sento io, non ci avevo pensato. Quindi risponde davvero al bisogno con ci rivolgiamo alla letteratura, agli scrittori, per dire quello che ancora non sappiamo dire.
    Quello che rimprovero a queste storie, forse meno a questa ma a molte delle altre (le leggo sempre tutte), è il fatto di essere piena di particolari che sento come artificiali, costruiti. Soprattutto i dialoghi. Mi suonano falsi, non vissuti. Poi sai, è anche una questione di gusti, io amo le storie che raccontano la vita com'è, non come dovrebbe essere.
    Un'altra cosa è la lunghezza. Questo racconto sarebbe molto più bello secondo me se tagliato più o meno a metà. Per dirti: mi è piaciuto molto, ed ho quasi saltato la parte centrale. Un consiglio preziosissimo che cerco sempre di mettere in pratica è: "hai scritto qualcosa che ti piace tantissimo? Brava, ora taglialo almeno a metà". Al lettore non interessa quanto tu sia compiaciuta di te stessa, al lettore interessa la storia. Io ovviamente parto da un'altra prospettiva, quella del giornalismo, ma secondo me ti aiuterebbe tanto anche in letteratura.

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    1. Grazie!
      La lunghezza di qst racconto è in realtà voluta. Non dovrei esercitarmi in pubblico, hai ragione, ma sto cercando di allungare i post. Forse nel modo sbagliato, mi viene da pensare visto il tuo commento.

      I dialoghi spesso diventano surreali e poco credibili, me ne accorgo. Ma mi piacciono, non mi compiacciono. Non sn virtuosismi, e mi sn convinta siano unzione nota personale nella storia. Cercherò di starci attenta cmq, usando il metodo che mi hai suggerito.

      Infine, se hai un tema da suggerire, fai pure: scrivo sempre di bambini e amore e amore e bambini, so anche qst. Dammi uno spunto e proverò a seguirlo.

      Grazie ancora, baci!

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